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Pratiche edilizie nel caos: a Settimo si paga per colpa dell’Amministrazione

I consiglieri comunali Manolo e Moreno Maugeri presentano un’interpellanza esplosiva: archivi disorganizzati, tariffe assurde, e tempi lunghi per ottenere ciò che altrove è gratuito. Il caso approda in Consiglio il 29 maggio

Manolo Maugeri

Manolo Maugeri

Mentre molti Comuni italiani si sono ormai digitalizzati, semplificando la vita a cittadini e professionisti, a Settimo Torinese sembra che il tempo si sia fermato. E si sia fermato male. A sollevare la questione, con un’interpellanza che sarà discussa nel prossimo consiglio comunale del 29 maggio, sono i consiglieri Manolo Maugeri (capogruppo Lega Salvini Piemonte) e Moreno Maugeri, che accusano l’amministrazione di pratiche poco trasparenti, archivi lacunosi e tariffe esagerate per l’accesso agli atti edilizi.

Secondo quanto segnalato in una interpellanza i costi per richiedere una copia di una pratica edilizia sono tra i più alti della provincia di Torino e, forse, dell’intera Regione Piemonte. Si parte da 10 euro se il richiedente indica già i numeri delle pratiche desiderate, ma si arriva addirittura a 50 euro se non si è in possesso di queste informazioni. E come se non bastasse, a ogni variante della pratica si applica un ulteriore balzello di 10 euro, come se si trattasse di una richiesta completamente nuova.

Ma la vera beffa, evidenziano i due consiglieri, è che spesso queste informazioni – i numeri delle pratiche – non sono neanche reperibili, proprio a causa delle carenze dell’archivio comunale. Un paradosso: il cittadino o il tecnico paga un sovrapprezzo non per negligenza propria, ma per le inefficienze dell’Ente pubblico. "L’assenza di subalterni, la mancanza delle date, dei nominativi degli intestatari e i ritardi nell’aggiornamento dei registri" – denunciano – rendono l’accesso agli atti un percorso a ostacoli, costoso e frustrante.

interpellanza

Nel testo viene citata la Legge 241 del 1990 che garantisce il diritto di accesso ai documenti amministrativi, riconosciuto come principio fondamentale per favorire la partecipazione e assicurare imparzialità e trasparenza. Non solo: la legge prevede l’esame gratuito dei documenti e il pagamento del solo costo di riproduzione, “fatte salve le disposizioni in materia di bollo, nonché di diritti di ricerca e di visura”. Ma i Maugeri fanno notare che ciò che accade a Settimo appare tutto fuorché proporzionato e ragionevole.

L'assurdo è che capita tutto questo nel Comune guidato dalla sindaca "visionaria" Elena Piastra.

Come se non bastasse, anche i tempi per ottenere quanto richiesto sono tutt’altro che certi. Alcuni professionisti parlano di settimane, a volte mesi, per ricevere una risposta. E mentre altrove l’accesso agli atti avviene con un click – grazie a sistemi informatizzati e portali digitali – a Settimo regna ancora la carta, la lentezza e l’incertezza. Invece di innovare, si arranca. Invece di semplificare, si complica. E invece di agevolare chi lavora nel campo dell’edilizia o semplicemente cerca chiarezza su una pratica, si frappongono ostacoli, costi e disservizi.

I consiglieri della Lega chiedono dunque conto all’Amministrazione: vogliono sapere se si è a conoscenza di queste anomalie, se davvero si pretende il pagamento dei 50 euro anche quando l’imprecisione non è imputabile al cittadino, e se si è mai pensato di adottare un sistema gratuito o quantomeno sostenibile. Chiedono anche quale sia il tempo medio di risposta alle richieste e se sia previsto un piano per aggiornare i registri, digitalizzare l’archivio e – perché no – rivedere queste tariffe scandalose. In altre parole, domandano se a Settimo esista ancora il principio di buon andamento della Pubblica Amministrazione sancito dall’articolo 97 della Costituzione o se sia stato sostituito da un più redditizio principio di “fare cassa”.

Una città che si professa moderna, attenta ai diritti dei cittadini, innovativa e sostenibile – almeno nei comunicati stampa – non può ignorare una denuncia così dettagliata. Perché qui non si parla di ideologia, ma di un servizio fondamentale. E se il diritto di accesso agli atti edilizi diventa un lusso, allora non siamo più davanti a un’amministrazione pubblica, ma a uno sportello a pagamento.

La palla ora passa alla sindaca Elena Piastra e alla sua maggioranza. L’interpellanza dei Maugeri, pur firmata da un gruppo di opposizione, solleva questioni che riguardano tutti. Chiunque, prima o poi, può aver bisogno di accedere a una pratica edilizia: che sia per ristrutturare casa, vendere un immobile o risolvere una questione patrimoniale. E nessuno dovrebbe trovarsi davanti a tariffe esose, ritardi e moduli incomprensibili.

Se davvero il Comune intende promuovere trasparenza, legalità ed efficienza, è ora che lo dimostri con i fatti. E magari cominciando da una cosa semplice: smettere di far pagare i cittadini per colpe che non hanno.

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