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Cronaca

Settimo, terra di frustrati col coltellino: rigate decine di auto. E nessuno fa niente

Da mesi via Monginevro è il regno del vandalo seriale. Auto rigate una dopo l’altra, cittadini esasperati, social in rivolta. Le istituzioni? Assenti. Ma ora c’è chi promette: “Se lo becchiamo, lo firmiamo noi…”

Settimo, terra di frustrati col coltellino: rigate decine di auto. E nessuno fa niente

Auto rigate

A Settimo Torinese, in particolare in via Monginevro e nelle vie limitrofe, da mesi si consuma un rituale tanto ripetuto quanto assurdo: qualcuno, evidentemente in guerra con il mondo o con sé stesso, righeggia sistematicamente le auto parcheggiate. Non un episodio isolato, non uno sfogo momentaneo: un gesto metodico, ripetuto, che ha ormai assunto i contorni di una malsana abitudine. Le lamiere graffiate raccontano una storia di disagio, di frustrazione, ma anche di impotenza collettiva. E i social, inevitabilmente, diventano la valvola di sfogo.

C’è chi parla apertamente di “un povero malato celebrale”, chi fantastica su vendette fisiche degne di un film di Quentin Tarantino, e chi, più semplicemente, si arrende alla sensazione che Settimo sia sempre più una città fuori controllo.

“Sempre è una vita che troviamo la macchina rigata”, scrive una residente stanca. Un altro commenta amaro: “Eppure qualcuno sostiene che è solo una percezione…”.

Ma qui non si tratta di percezioni. Non si tratta nemmeno solo di graffi su una portiera. Il segno più profondo è quello lasciato nel senso di comunità, nella fiducia, nel rispetto per chi ogni giorno lavora, risparmia, si sposta, sopravvive.

Perché non parliamo di SUV di lusso o auto da copertina. Parliamo di utilitarie, familiari, veicoli comprati con sacrificio, spesso ancora da pagare. Parliamo di chi deve portare i figli a scuola, di chi fa il turno in fabbrica, di chi parcheggia sotto casa sperando solo di ritrovare l’auto com’era. Invano.

Intanto, la rabbia cresce. E si esprime con toni sempre più accesi. “Settimo bella da vivere…” scrive con sarcasmo una madre, raccontando di un furgone che ha colpito lo specchietto della sua macchina parcheggiata, fuggendo via sotto gli occhi di decine di testimoni muti. Nessuno ha preso la targa. Nessuno ha fatto niente.

Auto rigate

In molti, ormai, non si affidano più alla legge. Non ci credono. “La legge non fa niente. Fate più voi a beccarlo e punirlo”, scrive qualcuno. “Ti ci portano a fartela da te, la legge”, commenta un altro. Fino a minacce neppure troppo velate: “Ti fermo lo sviluppo”, “Gli auguro con tutto il cuore di trovare me in quel momento”.

Commenti che dicono molto: su quanto sia fragile il confine tra frustrazione e giustizia fai-da-te, su quanto la sfiducia nelle Istituzioni possa degenerare in rabbia incontrollata.

E intanto? Intanto il silenzio. Nessuna indagine annunciata, nessuna presenza rafforzata. Nessuna telecamera nuova. Nessuna reazione dell'Amministrazione comunale guidata dalla sindaca Elena Piastra. Solo qualche voce che assicura: “Ora ci sarà qualcuno o qualcosa che controllerà la zona”. Ma non è chiaro cosa. Le ipotesi si moltiplicano: droni? Volontari? Ronde improvvisate armate di smartphone?

Per ora, a rimanere rigati sono solo i cofani. Ma il rischio, sempre più concreto, è che a rigarsi definitivamente sia il senso civico di un’intera comunità. Perché quando la giustizia arranca, la rabbia prende il volante. E non sempre frena in tempo.

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