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Il “Dna spazzatura” potrebbe essere la svolta nella ricerca anticancro

Un innovativo studio condotto dall’Irccs di Candiolo insieme al Dana-Farber di Boston riscrive il ruolo delle molecole non codificanti: 598 possibili bersagli terapeutici nel mieloma multiplo

Il “Dna spazzatura”

Il “Dna spazzatura” potrebbe essere la svolta nella ricerca anticancro

Per anni li abbiamo chiamati “scarti genetici”, sequenze inutili, silenziose, prive di funzione. Ma oggi il cosiddetto “Dna spazzatura” si prende la rivincita, dimostrando non solo di essere attivo, ma addirittura di rappresentare una miniera di informazioni e potenzialità terapeutiche. Un’alleanza tra Italia e Stati Uniti ha messo sotto la lente uno degli angoli più misteriosi del nostro genoma, e ciò che è emerso potrebbe cambiare il futuro della lotta contro i tumori.

Il risultato arriva da uno studio dell’Istituto di Candiolo Irccs, punto d’eccellenza piemontese nella ricerca oncologica, condotto in collaborazione con il prestigioso Dana-Farber Cancer Institute di Boston. Pubblicato sulla rivista Blood, il lavoro dimostra che gli Rna lunghi non codificanti (lncRNA), segmenti di Dna che non producono proteine ma regolano il funzionamento cellulare, giocano un ruolo chiave nello sviluppo del mieloma multiplo, un tumore del sangue che colpisce i plasmacellule, un tipo di globuli bianchi.

L’approccio è stato rivoluzionario. Attraverso la piattaforma IsoScan, i ricercatori hanno effettuato uno screening su larga scala, intervenendo su 5.000 lncRna espressi nelle cellule tumorali. Di questi, ben 598 si sono rivelati essenziali per la sopravvivenza e la proliferazione del tumore. “Un risultato straordinario”, spiega Eugenio Morelli, responsabile del Laboratorio di Ricerca Traslazionale sull’Rna di Candiolo, “che ci consente di individuare con precisione i bersagli molecolari che potrebbero diventare l’obiettivo di nuove terapie”.

Lo studio ha utilizzato una tecnologia di editing molecolare che sfrutta la proteina Cas13d, uno strumento di precisione in grado di “tagliare” specifiche sequenze di Rna. Le cellule di mieloma multiplo sono state modificate geneticamente per esprimere questa proteina, e successivamente sono state introdotte molecole guida in grado di indirizzare l’enzima verso specifici lncRna, bloccandone l’azione. Il risultato ha sorpreso anche i ricercatori: la sopravvivenza del tumore dipende da molte di queste molecole fino a ieri ignorate.

"DNA spazzatura"

Anna Sapino, direttrice scientifica dell’Irccs, sottolinea l’importanza strategica di questi dati: “Si aprono nuove prospettive nella terapia oncologica: prendendo di mira le isoforme specifiche dei lncRna, potremo sviluppare trattamenti più mirati, meno tossici e più efficaci. È un approccio completamente nuovo, che potenzia la medicina di precisione”.

La ricerca ha inoltre prodotto uno strumento digitale destinato a diventare un punto di riferimento per il settore: il Portale LongDEP, una piattaforma open-source che raccoglie dati, risultati, e offre la possibilità di esplorare le caratteristiche e le funzioni degli lncRna identificati. “Un acceleratore per tutta la comunità scientifica internazionale”, spiega Salvatore Nieddu, direttore generale dell’Irccs, “che potrà ora accedere a un patrimonio informativo unico e contribuire allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche”.

Ma cosa cambia davvero per i malati? Potenzialmente molto. Se questi 598 lncRna si confermassero cruciali in altri modelli tumorali, potrebbero diventare nuovi biomarcatori diagnostici, nuovi indicatori prognostici, e soprattutto nuovi bersagli per farmaci intelligenti. Un percorso lungo, certo, ma iniziato con solide basi.

Il paradosso è servito: quella che per anni è stata etichettata come materia oscura del genoma, oggi è la fonte di una nuova luce nella lotta al cancro. E parte da qui, da un laboratorio piemontese che guarda lontano, con la consapevolezza che la scienza più rivoluzionaria a volte nasce da ciò che era invisibile.

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