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22 Maggio 2025 - 16:42
Conbipel tra logistica e licenziamenti: scatta la mobilitazione
Domani mattina, venerdì 23 maggio, alle ore 10, davanti ai cancelli dello stabilimento Conbipel di Cocconato d’Asti, si terrà un presidio sindacale. Una protesta silenziosa ma determinata, organizzata dai lavoratori della logistica e dalle sigle sindacali, per chiedere una sola cosa: garanzie concrete. Garanzie per un futuro che oggi appare appeso a un filo, in bilico tra riorganizzazioni societarie, mancati rinnovi contrattuali e una cassa integrazione che ormai non è più un paracadute, ma l’anticamera di un possibile licenziamento.
A scendere in piazza saranno soprattutto gli operatori del magazzino DHL Supply Chain, subentrati nel novembre 2023 nella gestione logistica dell’ex magazzino Conbipel di Cocconato. Sono 54 i dipendenti direttamente coinvolti, ma il numero reale degli occupati interessati sale a circa 80 se si includono gli addetti indiretti e quelli legati alle attività connesse. Tutti accomunati da un’unica angosciante domanda: che ne sarà di noi?
La vicenda affonda le radici nel 2022, quando la storica catena di abbigliamento Conbipel — già allora in difficoltà — viene acquisita da BTX Italian Retail and Brand SpA, società che prende in mano marchio e punti vendita, con l’obiettivo dichiarato di rilanciare un nome simbolo del prêt-à-porter italiano. Ma il rilancio non arriva, e BTX entra a sua volta in crisi. Nell’aprile 2025, subentra la newco Arcadia Fashion, partecipata al 51% dalle lombarde Euroseta e Mabe, e al 49% da Invitalia, l’agenzia per lo sviluppo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Nel frattempo, il ramo logistico era già stato affidato a DHL Supply Chain, che nel 2023 aveva acquistato lo stabilimento di Cocconato, annunciando investimenti e prospettive di sviluppo. Parole che oggi, a distanza di pochi mesi, suonano come una beffa. Perché la nuova gestione di Arcadia non ha rinnovato il contratto con DHL e ha deciso di internalizzare parte delle attività logistiche. Tradotto: niente più capi da movimentare per i magazzinieri DHL, niente più carichi e scarichi, niente più commessa. E niente più lavoro.
Da gennaio 2025 le attività si sono praticamente fermate. I 54 dipendenti sono stati smistati tra le sedi di Novara, Biandrate, e il milanese, spesso affrontando trasferte logoranti e costose. Un "parcheggio" che non può durare, come spiegano i sindacati: “se non si rinnova l'accordo con Arcadia, scatteranno 30 esuberi immediati, e gli altri 24 arriveranno a seguire”. È il segretario della Filt Cgil Piemonte, Francesco Imburgia, a lanciare l’allarme più netto: “è a rischio l'intera forza lavoro dello stabilimento”.
Un grido d’allarme già portato anche davanti al tavolo della Prefettura, dove il viceprefetto vicario Roberta Di Silvestro ha convocato sindacati, istituzioni locali e, solo in un secondo momento, le aziende coinvolte. Il primo incontro, avvenuto il 7 maggio, ha messo nero su bianco le criticità. E la risposta delle aziende? Manca. All’incontro non si sono presentati né DHL né Arcadia, in attesa di un secondo giro di colloqui. Una scelta che ha lasciato i sindacati a discutere tra loro, senza poter mettere pressione ai veri decisori.
Nel frattempo la cassa integrazione è già scattata per 117 lavoratori, con una riduzione oraria del 40-45%. Uno stillicidio. Eppure, paradossalmente, la struttura di Cocconato — secondo i sindacati — ha “potenzialità immense”. Il magazzino, pur non essendo automatizzato, è stato oggetto di migliorie e poteva rappresentare un polo logistico di riferimento per il Nord Ovest. Invece è fermo. Silenzioso. Vuoto.
L’impressione, sempre più forte, è che Arcadia non abbia mai veramente creduto in quella sede. Lo afferma chiaramente Francesco Di Martino, segretario della Uiltucs: “Arcadia affitta lo stabilimento ma ha già detto di voler valutare sedi alternative a Milano o Torino. E DHL, che solo da un anno e mezzo ha investito nel magazzino, rischia di trovarsi col cerino in mano”. Tradotto: la disarticolazione del “mondo Conbipel”, quel famoso “spezzatino” gestionale che ha separato logistica e retail, sta mostrando tutti i suoi limiti. E il prezzo lo stanno pagando i lavoratori.
La sede Conbipel di Cocconato d'Asti
In questo scenario cupo, il presidio di domani assume un significato che va oltre la semplice protesta. In gioco non ci sono solo 54 posti di lavoro, ma la tenuta occupazionale di un intero territorio. Cocconato, lo ricordano anche le istituzioni, non ha alternative. Quel magazzino è l’unico vero punto logistico dell’area, e tra i lavoratori ci sono molte famiglie che hanno più di un membro impiegato nello stabilimento. Se salta il banco, l’onda d’urto sarà devastante.
La politica, per ora, osserva. Il Comune di Cocconato, con la sindaca Monica Marello, ha partecipato ai tavoli istituzionali, ma servono interlocuzioni più alte. I sindacati chiedono che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy — già coinvolto indirettamente tramite Invitalia — si prenda la responsabilità di sedersi al tavolo con le parti e trovare una mediazione. Perché Arcadia, nelle intenzioni, dovrebbe rilanciare il marchio Conbipel e tutelare gli attuali livelli occupazionali. Ma senza logistica, senza magazzini, senza chi movimenta i prodotti, la moda non arriva nei negozi. E se non arriva nei negozi, non si vende. È un’equazione tanto semplice quanto ignorata.
Nel frattempo, Arcadia prende tempo. Ha promesso una decisione entro dieci giorni sulla possibile esternalizzazione della logistica. Ma i lavoratori non possono aspettare. Ecco perché domani saranno in presidio. Perché il silenzio, d’ora in avanti, non è più un’opzione. Perché le promesse non pagano i mutui, non fanno la spesa, non mandano i figli a scuola. E perché non si può parlare di rilancio senza mettere al centro le persone.
La storia della crisi Conbipel, a ben vedere, è un emblema di come una gestione disarticolata, lontana dai territori, e senza visione industriale, possa trasformare un’azienda simbolo in un guscio vuoto. Gli 800 lavoratori assorbiti da Arcadia nei negozi e nella sede centrale, i 117 in cassa integrazione a Cocconato, i 54 della DHL appesi al rinnovo di un contratto: sono tutti numeri di una stessa equazione. E chi governa il processo deve dare risposte, ora.
Il presidio di domani sarà un momento di mobilitazione, ma anche di speranza. La speranza che un'azienda possa ancora essere salvata. Che i lavoratori possano ancora avere voce. Che il territorio non venga lasciato solo. Perché il futuro della Conbipel passa anche da Cocconato. Anzi, soprattutto da lì.
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