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Biodiversità a rischio estinzione: Slow Food accusa il sistema agroalimentare e denuncia lo sfruttamento genetico globale

Barbara Nappini punta il dito contro l’agricoltura intensiva e l’indifferenza generale: “Stiamo distruggendo l’unica ricchezza che può salvarci”

Biodiversità a rischio estinzione

Biodiversità a rischio estinzione: Slow Food accusa il sistema agroalimentare e denuncia lo sfruttamento genetico globale (foto di repertorio)

"L’indifferenza sta uccidendo la biodiversità". Parole pesanti, pronunciate con lucidità e senza giri di parole da Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità del 22 maggio. E le accuse non si fermano all’opinione pubblica distratta: finiscono dritto contro un modello industriale che antepone il profitto alla vita e un sistema politico che — denuncia — sta progressivamente svuotando la Strategia UE sulla biodiversità per il 2030.

Il primo imputato, secondo Nappini, è il sistema agroalimentare globale. Un meccanismo che – dati alla mano – sarebbe responsabile dell’80% delle estinzioni e distruzioni di habitat. Fertilizzanti chimici, pesticidi, monocolture intensive e allevamenti insostenibili non sono solo un problema ecologico, ma anche sanitario e sociale: ci rendono fragili agli shock climatici e sanitari, avvelenano i suoli e costringono intere comunità a migrare. “Il degrado ambientale è anche causa di povertà e conflitti”, ricorda la presidente.

Ma non basta più proteggere la natura chiudendola nelle riserve. “La biodiversità non si salva nei recinti – insiste Nappini – va reintegrata nei territori, dove da millenni convivono diversità biologiche e culturali. E va difesa anche sul piano economico”. Il riferimento è all’industria biotech e allo sfruttamento delle risorse genetiche: molte aziende occidentali ricavano profitti miliardari da principi attivi e molecole prelevate in Paesi ricchi di biodiversità, senza riconoscere alcun ritorno economico alle comunità locali. Una bio-pirateria 2.0, alimentata dal divario tra Nord e Sud del mondo.

Per Nappini, custodire la biodiversità non è una questione nostalgica o estetica, ma una scelta di intelligenza collettiva. Una necessità per la sopravvivenza ecologica, oltre che etica. E se l’Europa arretra rispetto agli impegni presi nel 2020, tocca alla società civile fare pressione per non trasformare l’agenda ambientale in un guscio vuoto.

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