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21 Maggio 2025 - 11:45
L'assessora Gabriella Colosso
Firme, strette di mano, sorrisi plastificati. Lunedì mattina, in Sala Dorata (dorata di cerimonia, non certo di coraggio), è andato in scena l’ennesimo atto della grande sceneggiata civica. Un protocollo per prevenire la violenza di genere, sottoscritto con entusiasmo da Soroptimist Club di Ivrea e Canavese, Comune di Ivrea, ASCOM, CNA, Confesercenti. Tutti in posa, tutti orgogliosi.
A guidare l’iniziativa, naturalmente, c’è lei: Gabriella Colosso, assessora che da anni ama mostrarsi sensibile al tema.
Il progetto si chiama “Sentinelle nelle professioni contro la violenza”, ed è un’iniziativa nazionale. Coinvolge parrucchieri, estetiste, professionisti del benessere. Si dice che siano spesso i primi a cogliere le confidenze di una donna che subisce.
Bene. Giusto. Doveroso. Ma non basta.
Perché mentre dentro il Palazzo si celebrava l’ennesimo protocollo, fuori c’era una storia vera, fatta di sangue, paura e vergogna: una minorenne denuncia uno stupro, la Procura indaga, gli avvocati si muovono. E l’amministrazione – Colosso in testa – che fa?
Volta lo sguardo altrove. Declassa tutto a voce di corridoio, a “notizia infondata”, a chiacchiera da smentire. Come se il dolore fosse una montatura.
Nessuna dichiarazione. Nessuna parola. Nessuna reazione. Un silenzio glaciale e colpevole. E non stiamo parlando di un episodio lontano, sfocato, ancora tutto da verificare. Parliamo di un fatto grave, avvenuto qui. Che coinvolge una ragazza che ha avuto il coraggio di parlare. E cosa fa l’amministrazione? Niente.
Colosso? Mutismo totale.
Il Pd? Irreperibile.
E allora la domanda è semplice: che valore hanno quei protocolli firmati con tanto zelo se poi, quando una ragazza denuncia una violenza, chi dovrebbe difenderla sta zitto?
Che senso ha sbandierare campagne, progetti, fondi, se alla prima prova concreta la politica si infila sotto il tappeto. Insieme alla polvere. E alla coscienza.
Questa non è solo una caduta di stile. È un atto di viltà politica.
È l’ipocrisia di chi si riempie la bocca di “diritti delle donne” solo quando conviene.
È la freddezza di chi non sa nemmeno far finta di esserci. Nemmeno per dovere istituzionale.
È il trionfo dell’apparenza sulla sostanza.
Perché in questo caso, stare zitti significa screditare le indagini.
Relativizzare un’accusa.
Abbandonare una minorenne al suo destino.
Significa dire tra le righe: “non ci riguarda”, non fa bene all'immagine del Pd e della giunta...
E invece sì, vi riguarda eccome.
Vi riguarda come amministratori, come esseri umani, come donne e uomini che hanno scelto di fare politica.
Il silenzio della giunta è una dichiarazione pesantissima.
Una resa morale.
Un rifiuto della responsabilità.
Un tradimento di ogni parola spesa nelle Giornate contro la violenza, nei post di circostanza, nelle cerimonie col fiocco rosso, nelle panchine rosse, nelle scarpette rosse.
Uno schiaffo in faccia alla città di “Violetta, la forza delle donne”. A quella delle inaugurazioni, dei progetti, degli slogan. E potremmo andare avanti fino a domani mattina.
Cara Gabriella Colosso.
È facile firmare protocolli. È difficile metterci la faccia quando serve davvero.
Ma è lì che si vede la differenza tra chi crede in ciò che dice e chi si limita a leggere il copione. E questa volta il copione ve lo siete dimenticati. Avete preferito tacere. Come se una ragazza che denuncia non valesse nemmeno un vostro sguardo.
Nemmeno il fastidio di una frase. Non ci siete. E questo, più di tutto, fa male.
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