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19 Maggio 2025 - 18:05
Degrado senza fine: siringhe tra i palazzi e i negozi. Chi si droga in piazza Garibaldi? (VIDEO)
Ennesimo capitolo nella lunga saga del degrado intorno alla stazione ferroviaria di Chivasso. Stavolta, protagoniste non sono le pozzanghere del sottopasso o i calcinacci che piovono dai soffitti. No, oggi il pericolo arriva da terra: siringhe abbandonate, conficcate nell’erba di un’aiuola in piazza Garibaldi, a pochi passi dall’ingresso della stazione, dai negozi, dai bar e dai condomini dove vivono centinaia di famiglie.
La segnalazione è arrivata – puntuale come un treno che a Chivasso non passa mai – dal consigliere comunale Bruno Prestìa, che da mesi denuncia lo stato di abbandono della zona, raccogliendo testimonianze, foto, firme, rabbia. “La presente per segnalare l'abbandono di siringhe nell'aiuola davanti la stazione. Si richiede intervento e messa in sicurezza urgente”, ha scritto Prestìa in una mail indirizzata direttamente a Palazzo Santa Chiara, sede del Comune.
Poche righe, ma pesanti come macigni. Perché le siringhe non sono solo rifiuti. Sono il simbolo di un’emergenza che si fa sanitaria, oltre che sociale e urbana. Un segnale chiaro che l’area intorno alla stazione è diventata territorio di nessuno, zona franca dove il degrado si installa e prende il sopravvento, dove l’incuria è diventata regola e la sicurezza un miraggio.
Piazza Garibaldi è il biglietto da visita della città per chi arriva in treno. O almeno, dovrebbe esserlo. Oggi è piuttosto una zona grigia, percorsa da pendolari frettolosi, studenti, famiglie, ma anche da chi bivacca, urina contro i muri, urla, spaccia o minaccia con un coltello. Un’area in cui è stata perfino rimossa una parte delle panchine per scoraggiare il bivacco, come se l’assenza di sedute potesse risolvere il problema. Spoiler: non ha funzionato.
E ora, l’ennesimo colpo: le siringhe tra l’erba, gettate con noncuranza in mezzo al passaggio quotidiano di bambini, anziani e lavoratori. Una visione che non solo spaventa, ma solleva interrogativi pesanti: chi si droga in quell’aiuola? Quando? Perché nessuno interviene? Le telecamere ci sono o no? E soprattutto: dove sono le risposte politiche?
Prestìa, che da mesi è in prima linea sulla questione sicurezza, non ci sta. Chiede un intervento immediato di bonifica, ma anche una messa in sicurezza duratura. Non basta una pulizia straordinaria se poi tutto torna come prima nel giro di qualche giorno. Servono controlli continui, presidi fissi, manutenzione vera. Non annunci, ma azioni.
Il suo allarme arriva dopo settimane già calde. Dall’aggressione al sedicenne sulla passerella della stazione, alla caduta di calcinacci dal binario 2, fino all’allagamento del sottopasso durante le pioggie del 16-17 aprile. Una sequenza impressionante che ha spinto anche il Prefetto di Torino Donato Cafagna a convocare un tavolo per l’ordine pubblico proprio a Chivasso, qualche settimana fa.
Eppure, malgrado il vertice, malgrado le firme raccolte (oltre 2.000 cittadini), malgrado i proclami, la realtà resta la stessa. Una stazione che cade a pezzi, una piazza che si trasforma in ricettacolo di pericoli e un senso di abbandono che cresce ogni giorno di più.
La zona colpita da questa nuova segnalazione non è un angolo dimenticato ai margini della città. È il cuore pulsante di Chivasso, quello che ogni giorno accoglie e saluta chi lavora, studia, viaggia. Eppure, proprio lì, dove dovrebbe esserci il massimo dell’attenzione, c’è il minimo della cura.
Negozianti esasperati, residenti preoccupati, pendolari rassegnati: è questo il quadro. E ora, con le siringhe in bella vista, il rischio fa un ulteriore salto di qualità. Perché il degrado non è più solo visivo. È concreto, materiale, pericoloso. Si può calpestare, sfiorare, portare a casa sotto la suola delle scarpe o, peggio, trovarselo in mano un bambino curioso.
Siringhe e bottiglie di birra in un'aiuola di piazza Garibaldi
Quello che manca, ancora una volta, è una visione. Una strategia. Un piano vero per rendere vivibile e sicura l’area della stazione. Non bastano le ordinanze spot, i divieti di bottiglie o le rimozioni di arredi urbani. Serve un cambio di passo. Serve che il Comune, RFI, forze dell’ordine e Città Metropolitana si siedano a un tavolo e non si alzino finché non esce un piano d’azione concreto.
Prestìa lancia l’allarme, ancora una volta. La città guarda. E aspetta. Ma la pazienza, a Chivasso, è ormai ai titoli di coda.
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