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16 Maggio 2025 - 11:02
Cristiana Sciandra ed Elisa Cibrario Romanin: è scontro sul caso topi al "Don Banche"
A Borgaro la sicurezza pubblica dipende dal simbolo di partito. Almeno, così pare guardando lo streaming dell'ultimo Consiglio comunale. Non è uno slogan, ma la sintesi più efficace di quanto accaduto durante la seduta di qualche giorno fa.
Perché se da una parte c’è chi denuncia la presenza di topi, zanzare, processionaria e incuria del verde al parco Don Banche, dall’altra c’è chi si rifiuta di votare una mozione che denuncia proprio quei problemi, solo perché a firmarla c’è il logo di Fratelli d’Italia. Sì, avete capito bene: il problema non è il contenuto, ma il simbolo.
Facciamo un passo indietro.
È il 28 aprile quando il gruppo Fratelli d’Italia, guidato da Cristiana Sciandra, con Emanuele Lapira e Marco Guerrino Latella, presenta una mozione in Consiglio comunale per chiedere interventi urgenti su una serie di criticità ambientali e sanitarie. Al centro del documento c’è la situazione del parco Don Banche, infestato da topi che – si legge nella mozione – “provengono dalla bialera adiacente” e rappresentano un rischio concreto per residenti e frequentatori. Si chiedono interventi strutturali, derattizzazione, disinfestazione contro processionaria e zanzare, miglior programmazione del verde pubblico.
Risultato? Bocciatura.
Foto del Direttivo di Fratelli d'Italia di Borgaro, da destra: Massimo Medici (membro del Direttivo), Emanuele Lapira (Consigliere Comunale e membro del Direttivo), Marco Guerrino Latella (Referente del Circolo), Cristiana Sciandra (Consigliere Comunale Capogruppo e membro del Direttivo), Franco Butano (membro del Direttivo)
La maggioranza che sostiene il sindaco Claudio Gambino liquida tutto dicendo che “la situazione è sotto controllo” e che “le azioni sono già state fatte”. Ma la sorpresa arriva dall’opposizione: anche il gruppo consiliare Uniti per Cambiare vota contro.
Il motivo? Il simbolo. È stato il consigliere Luigi Spinelli, durante la discussione, a chiedere alla Sciandra di ritirare il logo del partito per consentire un voto favorevole. Peccato che senza simbolo quella mozione non sarebbe più stata di Fratelli d’Italia. E tant’è.
Il pubblico presente in sala rumoreggia. Non per la discussione sui roditori, ma per l’assurdità del dibattito politico: un’opposizione che non sostiene una proposta con cui si dice d’accordo, solo per evitare di riconoscerne la paternità a chi l’ha scritta. E la vicenda non finisce lì.
Passano pochi giorni e, a sorpresa, Uniti per Cambiare presenta un’interpellanza sullo stesso identico argomento. Anzi, fa di più: avvia una raccolta firme per chiedere la compartimentazione del canale e una derattizzazione periodica. Insomma, quello che Fratelli d’Italia aveva chiesto formalmente in Consiglio. I consiglieri Elisa Cibrario Romanin, Luigi Spinelli e Mattia Stievano diventano promotori di una battaglia che, fino a pochi giorni prima, avevano affossato.
A questo punto, Fratelli d’Italia perde la pazienza e lo dice chiaramente in un comunicato stampa protocollato e firmato da tutti e tre i consiglieri: “Delle due l'una: o Fratelli d’Italia è di ispirazione totale della lista civica d'opposizione oppure i consiglieri del gruppo Uniti per Cambiare – del quale fanno parte ex tesserati FDI, ex PD ed ex simpatizzanti Lega – hanno le idee molto confuse”.
Il comunicato non le manda a dire: “A meno che si tratti di manovra unicamente elettorale volta ad apparire più che ad essere... Se così fosse, sarebbe davvero imbarazzante e offensiva dell’intelligenza dei Borgaresi”. Il messaggio è chiaro: se condividete la sostanza, ma bocciate la forma per un fatto di bandiera, non state facendo politica, state facendo teatro.
Ma il paradosso è anche peggiore, secondo i meloniani, perché la raccolta firme e l’interpellanza sono arrivate dopo che la mozione è stata respinta, come se si volesse “rifare il compito in classe copiando dal vicino”. Il tutto in pieno stile campagna elettorale, secondo FDI, con l’unico obiettivo di attribuirsi meriti senza volerli condividere.
Nel documento, Sciandra e compagni rivendicano il proprio ruolo: “A differenza di altri riteniamo il nostro ruolo un servizio alla cittadinanza e come tale agiamo. Distinti e distanti da un certo modo di voler provare a far politica".
La vicenda, al di là della contrapposizione tra minoranze, solleva una questione più ampia: per un osservatore esterno, a Borgaro la salute pubblica rischia di diventare ostaggio della battaglia per la visibilità tra consiglieri. Mentre i topi escono dalla bialera, i simboli di partito decidono chi può combatterli e chi no. Con buona pace dei cittadini, che si ritrovano un’opposizione spezzata da personalismi e una maggioranza che minimizza tutto.
La domanda che sorge spontanea – e che i consiglieri meloniani pongono nel comunicato – è tanto semplice quanto imbarazzante: “Ma se eravate d’accordo, perché non avete votato la mozione? Non era più logico approvarla, magari emendarla, e lavorare insieme per la città?”.
La raccolta firme promossa da Uniti per Cambiare sta ricevendo adesioni, segno che il problema non è immaginario. Ma alla fine non era meglio non perdere tempo e sostenere la battaglia nell'ultimo Consiglio comunale? Mah...
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