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Quattro parrocchie, un solo parroco: rivoluzione silenziosa nel Canavese

Don Silvio Caretto si fa da parte ma resta in campo, don Roberto Milanesio prende in mano Grosso, Mathi, Nole e Villanova. Ciriè osserva, ma i confini pastorali si spostano. E il futuro bussa già alla porta

Parroco (foto d'archivio)

Parroco (foto d'archivio)

È una piccola rivoluzione quella annunciata dalla diocesi di Torino guidata dal Cardinale Roberto Repole, che dal prossimo 1° settembre 2025 ridisegna il volto di numerose parrocchie. Un terremoto di nomi, titoli, incarichi e trasferimenti che sfiora, ma non scuote davvero, la città di Ciriè, rimasta – per ora – a margine del valzer di sacerdoti che coinvolge invece direttamente i territori di Grosso, Mathi, Nole e Villanova Canavese.

L'Arcivescovo di Torino

E proprio da lì partiamo. Perché il volto delle comunità canavesane, da settembre, cambierà. E non poco.

Dopo anni di servizio, don Silvio Caretto lascia l’incarico di parroco dei Santi Lorenzo e Stefano a Grosso Canavese. La sua è una rinuncia accolta ufficialmente dall’Arcivescovo. Ma chi pensava a un suo ritiro totale dovrà ricredersi: don Silvio resterà collaboratore parrocchiale, e continuerà ad accompagnare i fedeli non solo a Grosso, ma anche a Mathi, Nole e Villanova Canavese. Insomma, non se ne va davvero, ma cambia ruolo. Non sarà più la guida ufficiale, ma rimane sul campo, a lavorare con lo stesso spirito di sempre. Un passo di lato, non un addio.

Al suo posto arriva don Roberto Milanesio, proveniente da Chieri. E sarà lui, da solo, a reggere tutte e quattro le parrocchie. Un incarico non da poco, con un carico pastorale enorme. Non solo Messe e battesimi: dovrà tenere insieme storie, comunità, progetti, persone. Lo aspettano fedeli diversi per sensibilità e storia, ma uniti dalla necessità di una guida nuova. Una sfida vera. Una di quelle che o ti affondano, o ti consacrano.

E mentre don Roberto arriva, don Antonio Marino fa le valigie. Lascia Nole e Villanova per trasferirsi a Settimo Torinese, dove diventerà parroco in solido di quattro parrocchie: San Giuseppe Artigiano, Santa Maria Madre della Chiesa, San Pietro in Vincoli e San Vincenzo de’ Paoli. Un altro incarico pesante, in una zona complessa, viva, densa. Anche lui, come Milanesio, sarà chiamato a essere più di un semplice prete: dovrà essere punto di riferimento, tessitore, costruttore di ponti.

Nel frattempo Ciriè osserva. Non viene toccata da nessuna nomina, nessuna rinuncia, nessun trasferimento. Eppure, da tempo, anche Ciriè è dentro al processo di riorganizzazione. Non a caso Mathi, Nole, Grosso e Villanova sono già passate dall’Unità Pastorale di Nole (n.24) a quella di Ciriè-Cafasse (n.25). Un dettaglio? Forse no. Perché potrebbe essere il preludio a un riassetto ancora più profondo nei prossimi mesi. Il futuro non è scritto, ma qualche riga è già stata tracciata.

Di certo, ciò che si muove in diocesi non è solo una questione di nomi. È un tentativo – più o meno riuscito – di rispondere a una realtà che cambia. Mancano i preti, cambiano le esigenze dei fedeli, si cercano modelli nuovi. Più unioni, più collaborazione tra comunità, più attenzione alle energie residue. E magari anche più spazio – finalmente – ai laici. Una Chiesa che si ridisegna mentre continua a camminare.

E i fedeli? Per ora ascoltano, attendono, osservano. Qualcuno saluta con commozione. Qualcuno mugugna, qualcuno accoglie con fiducia. Succede sempre così, in ogni cambio. Ma una cosa è certa: da settembre, il Canavese ecclesiastico non sarà più quello di prima.

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