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Università bloccata all’alba: i precari alzano la voce contro tagli e precarietà

Contratti in scadenza, fondi tagliati, ricerca precarizzata: in centinaia in piazza contro il governo

Università bloccata all’alba

Università bloccata all’alba: i precari alzano la voce contro tagli e precarietà

Hanno bloccato i cancelli alle prime luci dell’alba, proprio come avevano fatto a novembre al Campus Einaudi. Stavolta tocca al Castello del Valentino, storica sede dei dipartimenti di Architettura e Urbanistica del Politecnico di Torino, dove centinaia di precari e precarie dell’università torinese hanno dato vita a un presidio determinato e partecipato, impedendo l’ingresso a studenti, docenti e personale amministrativo a partire dalle 7.30.

Un’azione simbolica ma potente per aprire la giornata di sciopero nazionale indetto dalla FLC-CGIL, su proposta delle Assemblee precarie universitarie: una mobilitazione senza precedenti, perché per la prima volta sono proprio i lavoratori e le lavoratrici più fragili – quelli con contratti a termine – a incrociare le braccia, nonostante la precarietà renda lo sciopero tutt’altro che una scelta scontata.

Il nostro lavoro è essenziale per il funzionamento dell’università, e va riconosciuto”, scrivono gli organizzatori. E in effetti senza di loro l’università non si regge: sono più di 40.000 in Italia, tra ricercatori a tempo determinato (10.000), assegnisti (25.000), borsisti, docenti a contratto, e migliaia di figure inserite nei servizi esternalizzati. Una massa invisibile che tiene in piedi corsi, esami, ricerche e progetti, e che oggi si ritrova schiacciata da tagli lineari, contratti in scadenza e un governo che – denunciano – “investe in armi e aumenta la spesa militare, promuove il piano Rearm Europe e precarizza dentro e fuori l’università”.

Il rischio è concreto e immediato: secondo i dati della CGIL, in Piemonte potrebbero andare in fumo 2.200 posti di lavoro entro fine anno, molti dei quali legati ai fondi PNRR. Sono cervelli in fuga rientrati per contribuire al sistema Paese, e ora rischiano di essere espulsi nel silenzio generale” denunciano Giorgio Airaudo e Federico Bellono, segretari generali di CGIL Piemonte e Torino. Non lasciamoli soli: senza di loro, si ferma l’università e si impoverisce l’intero Paese.

Oggi i precari non solo scioperano, ma si raccontano. Hanno organizzato un pranzo condiviso, momenti di confronto e assemblea, e nel pomeriggio si muoveranno in corteo verso il rettorato, per portare al cuore dell’istituzione accademica una domanda semplice quanto urgente: quale futuro per chi fa ricerca in Italia?

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