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08 Maggio 2025 - 15:26
Niki e Ivan
Ci sono imprese che non si esauriscono quando tagli il traguardo. Restano addosso, come una seconda pelle. Ti restano nelle gambe, nel fiato corto, nei pensieri che continuano a correre anche quando la gara è finita. Il Trofeo Mezzalama 2025 è stato tutto questo – e molto di più – per Niki Rocchietti e Ivan Cerato, due amici, due sportivi, due ragazzi dello Sci Club Nordico Valli di Lanzo che hanno affrontato, fianco a fianco, una delle competizioni più dure e affascinanti dello scialpinismo mondiale.
Il 26 aprile, partendo da Cervinia, hanno affrontato i 45 chilometri della cosiddetta “Maratona dei Ghiacciai”, lungo un tracciato con oltre 3.200 metri di dislivello positivo e passaggi oltre i 4.000 metri: dal leggendario Castore al temibile Naso del Lyskamm, attraversando paesaggi da togliere il fiato e ostacoli che mettono a dura prova ogni atleta. Il traguardo era a Gressoney-La-Trinité, ma in realtà era molto più lontano: il vero traguardo era dentro di loro, nelle ore passate a resistere, ad aiutarsi, a non mollare.
Hanno chiuso in 242ª posizione su 320 squadre, ma per loro non è mai stata una questione di classifica. Quello che contava davvero era esserci, finire, condividere. Su Instagram, Niki Rocchietti lo ha scritto senza filtri: «Una giornata FOTONICA. UN SOGNO CHE SI AVVERA... fare il Mezza. Chi l’avrebbe mai detto che il primo Mezzalama l’avremmo gestito così... Me l’avessero detto in partenza a Cervinia non ci avrei creduto e poi eccoci qua, l’arrivo a Gressoney. UNA LIBERAZIONE. tutta la fatica fatta in 9 h 30 min è passata in secondo piano per lasciare spazio a quegli ultimi 400 metri di corsa... CHE EMOZIONE».
Non si è dimenticato di chi lo ha sostenuto: «@alipea_ GRAZIE A TE che mi hai spronato LA MIA FORZA» e naturalmente non ha dimenticato il compagno d’avventura: «@ivancerato99 c’è l’abbiamo fatta. è stato un bel viaggio. Grazie SOCIO».
Il viaggio di Ivan Cerato, originario di Viù e classe '99, affonda le radici in un passato tutt’altro che semplice. Gli anni in cui l’arrivo della primavera significava solo allergie violente, attacchi d’asma e la fatica di salire anche solo una rampa di scale. Poi qualcosa è cambiato: ha iniziato a pedalare, a correre, a respirare meglio e soprattutto a credere che potesse farcela. Il Mezzalama, per lui, è diventato il simbolo di una rinascita: una rivincita personale su un passato complicato.
La montagna lo ha accolto, lo ha messo alla prova e gli ha restituito forza. Il traguardo di Gressoney non è stato solo la fine della gara, ma la conferma che, con determinazione e passione, si può trasformare una fragilità in un punto di forza.
La loro avventura è una storia di sport, certo. Ma anche di amicizia, resistenza e gratitudine. Non c’erano telecamere, non c’erano cronisti ad attenderli all’arrivo. Ma c’era qualcosa di più forte: la consapevolezza di aver vissuto qualcosa di unico. Di aver condiviso un sogno, un sogno che per loro ha il nome di una gara sopra i ghiacciai e un sapore che resta per sempre.
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