Cerca

Attualità

A Settimo Torinese il parcheggio è una tassa sul respiro

Piazza dei Donatori diventa parcheggio a pagamento per gli abbonati, tra cui spiccano i dipendenti comunali. Intanto, chi ha due auto e un garage paga doppio. Una città sommersa da 1.392 stalli blu e da un'idea distorta di “modernità”

A Settimo Torinese il parcheggio è una tassa sul respiro

la sindaca Elena Piastra

Alla fine, piazza dei Donatori è caduta. Non parliamo dell’ennesima conquista urbanistica, né di una rivoluzione nei trasporti. Tutto scritto nero su bianco nella delibera n. 102 del 6 maggio 2025 della Giunta comunale di Settimo Torinese, guidata dalla sindaca Elena Piastra: ha trasformato gli stalli della piazza da “alta rotazione” a semplici spazi di sosta a pagamento utilizzabili anche dai possessori di abbonamento.

Nella delibera si legge che la modifica è stata proposta da ABACO, la società concessionaria, per “ottimizzare la fruizione della piazza anche da parte dei numerosi residenti in possesso dell’abbonamento agevolato”.

Guarda caso, tra chi ne fa più uso ci sono i dipendenti comunali, com’è peraltro indicato nella stessa delibera. Un favore? Mannò... 

Ma non è di questo che volevamo parlare. Incredibile ma vero: pur avendo avuto l’occasione, la giunta non ha modificato la regola per cui, se hai due auto e un garage, la famiglia pagherà il doppio — cioè 65 euro anziché 30 — anche se una resta al chiuso.

“Il meccanismo è questo — ci aveva detto un utente incazzato nero —: ti rechi diligentemente da ABACO, la società che gestisce i parcheggi a pagamento in città, per chiedere l’abbonamento per la macchina che decidi di lasciare fuori. Nessun problema, pensi, tutto regolare. E invece no! Ti guardano e, con fare burocraticamente ispirato, ti informano che pagherai anche per l’auto che rimarrà parcheggiata nel tuo garage. Avete capito bene: l’abbonamento ti costa come se avessi due auto in strada. Questi sono matti...”

Lo ritroviamo scritto con disarmante naturalezza anche nella delibera fresca di albo pretorio: “Nel caso del possesso di n. 1 garage o posto auto riservato e n. 2 auto, il nucleo familiare richiedente avrà diritto al rilascio di un solo abbonamento, tariffato come ‘2° ABBONAMENTO PER NUCLEO FAMILIARE’.”

òò

Della serie: chi più ha, più paga. Anche se non usa. Anche se non occupa suolo pubblico. Anche se si è già organizzato per non creare problemi di parcheggio. Qui si paga e basta. E non è una barzelletta. Ci chiedevamo qualche tempo fa se, per caso, si fossero sbagliati a scriverlo. A quanto pare, no!

Che, in verità, non c’è da stupirsi. Stiamo parlando della stessa amministrazione guidata dalla stessa sindaca che in consiglio comunale si è battuta con energia – e con successo – contro i 15 minuti gratis per tutti, proposti dalle Opposizioni. Perché 80 mila euro — questo l’introito che si sarebbe potuto perdere — meglio sarebbe stato utilizzarlo in contributi e pubblicità.

Il messaggio è chiaro: il garage? Non serve a niente. Se hai due macchine, paga il doppio comunque.

La beffa? Sapete quanto costa un abbonamento a un “amministratore” pubblico? Appena 50 euro. E pazienza se ha il garage, due macchine, tre macchine. Un aiutino? Chiamatelo come volete, ma l'idea che chi comanda ad un certo punto perda la bussola e si crei dei "vantaggi" in verità un po' c'è.

E c’è anche di più. Lo sapete quanti stalli a pagamento ci sono in città? Ben 1.392. Praticamente ovunque: via Cavour, via Italia, piazza Vittorio Veneto, piazza Calamandrei, via Galilei, via Schiapparelli... con tariffe che vanno da 0,50 euro per la prima ora a 1 euro, a meno che un utilizzatore non si sia premurato di abbonarsi.

Un’ossessione. Una copertura militare. Una città blu, che impone un pedaggio al cittadino ogni volta che osa uscire in auto. Non c’è fascia di popolazione risparmiata: i pendolari pagano, i genitori pagano, i nonni che devono ritirare le analisi pagano. Paghi se resti cinque minuti, e paghi se resti due ore. Paghi se parcheggi sotto casa. Paghi sempre.

E certo, ci sono formule, eccezioni, app, colonnine intelligenti, abbonamenti residenti, tariffe ridotte per auto ibride, QR code, istruzioni a caratteri 8 sulla tastiera. Ma, alla fine, il messaggio è sempre lo stesso: se vuoi parcheggiare, devi pagare. O subito, o in abbonamento. E se sbagli una lettera della targa? Multa. Se l’app non funziona? Multa. Se non hai uno smartphone? Peggio per te.

Anche per questo i centri storici, un tempo luoghi di vita, relazioni, scambi, acquisti, oggi sono diventati deserti — beninteso, regolamentati.

I piccoli negozi, le botteghe, le cartolerie, i bar, gli artigiani — quelli che tengono in piedi la socialità urbana — sono i primi a pagare il prezzo di questa follia.

Perché, se per comprare il pane o andare a prendere un caffè al bar bisogna sborsare 1 euro di sosta, la gente rinuncia. O, peggio: va al centro commerciale, dove il parcheggio è gratis, l’ingresso è comodo e nessuno ti chiede di scansionare codici o registrare targhe.

La sosta a pagamento ovunque non ha migliorato la mobilità. Ha solo scoraggiato la presenza. E ogni nuovo stallo blu è una botta di piccone alla vitalità economica dei quartieri, un favore alla grande distribuzione e un colpo ai polmoni del piccolo commercio.

Questa non è una deriva “tecnica”, né un adeguamento “alla modernità”. È una scelta politica, consapevole e reiterata, fatta in nome degli incassi, non dei cittadini. E la cosa peggiore è che si continua a mascherarla con buone intenzioni: la mobilità sostenibile, i servizi digitali, la tutela dei residenti.

La verità? Le strisce blu non regolano la mobilità. La mortificano. Uccidono il commercio, svuotano le strade, inaridiscono le relazioni. Settimo non è un caso isolato: è un laboratorio nazionale di una tendenza che sta soffocando le città italiane. E finché si continuerà a ragionare in termini di tariffa al metro quadro, non ci sarà futuro per la prossimità. Solo parcheggi vuoti e serrande abbassate.

1

2

3

4

5

6

7

8

9

9

rr

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori