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04 Maggio 2025 - 17:36
Farmacia comunale, scoppia la protesta nel quartiere di Chivasso: cittadini in fila per firmare
Centoquaranta firme in meno di quarantotto ore. Alcune raccolte al volo. Altre lasciate con convinzione. E poi c’è chi è venuto apposta, solo per firmare. Il quartiere Blatta di Chivasso alza la voce. E chiede ciò che avrebbe dovuto avere già da tempo: una farmacia. Non una qualsiasi, ma quella “ottava farmacia” di cui si parla da oltre un decennio e che oggi rischia di finire altrove.
È nata così, sul marciapiede davanti alla chiesa, l’iniziativa del gruppo LiberaMente Democratici, guidato dalla consigliera comunale Claudia Buo, con il sostegno degli ex sindaci Libero Ciuffreda e Renato Cambursano. Un banchetto, due appuntamenti – sabato alle 18 e domenica alle 11 – e un obiettivo chiaro: raccogliere firme per riportare la discussione dove dovrebbe stare. Tra la gente.
Il banchetto allestito questa mattina per l'ottava farmacia
“Crediamo che l’ottava farmacia debba sorgere dove serve davvero” si legge nel volantino. Il riferimento è chiarissimo: la zona nord di Chivasso, e in particolare via Blatta, un quartiere popoloso, con tante famiglie e una forte presenza di anziani. Un quartiere che oggi si sente abbandonato, privo di servizi essenziali. Dove, per comprare un farmaco o misurare la pressione, serve prendere l’auto – se si ha – o farsi accompagnare da qualcuno.
Il malcontento, però, ha radici più profonde. Perché qui la battaglia non è solo per una sede fisica. È per una questione di metodo. Come ha spiegato Claudia Buo nel suo intervento in Consiglio comunale un mese fa: “Stiamo assistendo a un modo di procedere opaco, improvvisato e privo di condivisione. Quando si parla di salute pubblica, il metodo conta quanto il merito”. Parole pesanti, ma fondate su atti ufficiali.
Tutto parte dalla delibera n. 29/2025 della Giunta, che ha esercitato il diritto di prelazione sulla nuova farmacia. Una scelta che, in termini semplici, significa: sarà comunale, quindi a gestione pubblica. Ma senza un confronto con il Consiglio, senza un dibattito aperto, senza uno studio di sostenibilità o un’analisi dei bisogni del territorio. Il tutto condito da un cortocircuito comunicativo che ha fatto discutere: il sindaco Claudio Castello prima parla di “rapporti con Federfarma”, poi smentisce e liquida tutto come un “lapsus”. Un lapsus, però, che secondo Buo è tutt’altro che innocuo: “Per definizione è un errore rivelatore. In un contesto politico e amministrativo, non si può derubricare così una dichiarazione tanto specifica”.
Il punto più controverso? La localizzazione. Nel 2012, durante l’amministrazione Ciuffreda, l’area individuata era chiaramente la Blatta. Oggi non più. L’indirizzo sembra spostarsi verso via Regis, tramite un “peduncolo” urbanistico che sa tanto di escamotage. Ma perché? Nessuno lo ha spiegato. E, come spesso accade quando non ci sono risposte, nascono sospetti. “Se davvero ci fossero nuove esigenze demografiche o urbanistiche – spiega Buo – sarebbero accompagnate da dati, da numeri. Ma non c’è nulla. Solo silenzio. E il silenzio, in certi casi, è assordante”.
Intanto, i cittadini si organizzano. La petizione popolare chiede con chiarezza che l’ottava farmacia venga costruita “nel quartiere nord, zona via Blatta, dove risiedono numerose famiglie, anziani e persone con difficoltà a raggiungere i servizi sanitari”. Una richiesta concreta, fondata sul principio dell’equità e della prossimità. E che non può essere ignorata.
Al banchetto si sono visti volti noti e persone comuni. Giovani e pensionati. Residenti storici e nuovi arrivati. Tutti con una storia da raccontare. Chi ricorda le promesse mai mantenute. Chi segnala che “per andare in farmacia devo farmi mezz’ora a piedi”. Chi si chiede perché certe decisioni vengano prese “nelle stanze chiuse, senza nemmeno passare in aula”.
Il gruppo LiberaMente Democratici insiste: “Noi non siamo contrari alla farmacia comunale. Ma vogliamo che nasca nel luogo giusto, nel modo giusto, con un percorso partecipato e trasparente. Come fu nel 2012. Non è più accettabile che la politica agisca prima, e spieghi – forse – dopo”.
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