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Superga, 76 anni dopo. In ventimila contro Cairo: “Vattene”

Corteo a Torino nel nome del Grande Torino: tifosi in rivolta contro il presidente

Superga, 76 anni dopo. In ventimila contro Cairo: “Vattene”

Superga, 76 anni dopo. In ventimila contro Cairo: “Vattene”

Una marea granata ha invaso il cuore di Torino nella giornata del 4 maggio 2025, nel 76° anniversario della tragedia di Superga. Oltre 20mila tifosi, secondo gli organizzatori – 8.000 per la Questura – si sono dati appuntamento davanti al bar Norman, il luogo simbolico dove nel 1906 nacque il Foot-Ball Club Torino, per una processione laica, unita al ricordo e alla protesta. Una commemorazione identitaria trasformata in un grido collettivo contro la gestione ultraventennale del presidente Urbano Cairo, accusato da molti di aver svuotato il club di anima e ambizione.

Il corteo ha attraversato via Po, piazza Vittorio Veneto e ha proseguito verso piazza Modena, ai piedi del colle di Superga. Bandiere, striscioni e cori hanno scandito il cammino. “Cairo vattene”, “Rivogliamo il nostro Toro”, “Onora i caduti, ama il Torino” sono stati gli slogan che hanno dato corpo a una manifestazione sportiva e politica, a cui si sono uniti anche curiosi e turisti, travolti dall’intensità di una giornata unica nel suo genere.

Urbano Cairo, per evitare il confronto diretto, ha cambiato programma. Niente salita con la squadra e i tifosi: ha raggiunto la basilica di Superga in forma privata, nella mattinata, accompagnato solo dal figlio Federico, la cui storia Instagram ha rappresentato l’unica traccia della visita. Il silenzio del patron ha aumentato la distanza con la curva, che non ha perdonato l’assenza pubblica.

La squadra granata, invece, ha rispettato la tradizione. Accolta da una folla commossa, ha raggiunto la basilica, dove Don Riccardo Robella ha celebrato la messa. Alle 17:03, l’ora esatta dello schianto del 3 maggio 1949, è cominciato a piovere. Un segno, per molti. In quel momento, il capitano Duvan Zapata ha letto, con voce rotta dall’emozione, i nomi degli Invincibili, da Valentino Mazzola a tutti gli altri caduti, in un silenzio surreale. Non sono mancati i momenti di tensione, tra insulti a Davide Vagnati, responsabile dell’area tecnica, e proteste per l’accesso contingentato ai vialetti che portano alla lapide commemorativa.

Nel frattempo, è arrivato anche il messaggio istituzionale del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che su X ha scritto: “In occasione dell’anniversario della tragedia di Superga, ricordiamo gli ‘Invincibili’ del Grande Torino”. In un video ha aggiunto: “Quando ho portato mio figlio allo stadio per la prima volta, l’ho portato a Superga. Perché lo sport deve insegnare rispetto. Nessuno può dimenticare il Grande Torino. Lo dice uno che è 100% bianconero”.

Il 4 maggio 1949, l’aereo con la squadra granata di ritorno da Lisbona dopo un’amichevole con il Benfica, si schiantò contro il muraglione posteriore della basilica. Persero la vita 31 persone: giocatori, tecnici, giornalisti, membri dell’equipaggio. Un colpo al cuore di Torino e dell’intero Paese.

Oggi, quella ferita è ancora viva. La Mole Antonelliana e i ponti cittadini illuminati di granata ne sono stati l’ultimo omaggio. La voce del popolo granata si è alzata non solo per ricordare chi non c’è più, ma per reclamare rispetto, memoria e un futuro migliore.

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