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Ivrea "a ostacoli". E Doretto si rompe le scatole: ora entra in politica

Barriere ovunque, ascensori rotti, marciapiedi impraticabili. Dopo anni di denunce inascoltate, il presidente dell’Associazione Sclerosi Multipla firma con Azione Ivrea Canavese e passa all’attacco: “Basta piani, servono scelte vere”

Ivrea "a ostacoli". E Doretto si rompe le scatole: ora entra in politica

Ivrea "a ostacoli". E Doretto si rompe le scatole: ora entra in politica

Non è la prima denuncia sulle barriere architettoniche che fanno di Ivrea una città con percorsi a ostacoli per chi ha una disabilità o, semplicemente, fa più fatica a camminare. Ma il testo diffuso ieri da Azione Ivrea Canavese ha qualcosa di diverso. Una firma in calce che fa rumore più di mille parole: quella di Ivan Doretto, dell’Associazione Sclerosi Multipla Canavesana.

Ed è lì, più ancora che nelle buche e nei marciapiedi dissestati, che si gioca la notizia.

Perché da ieri Doretto non è più solo un attivista. È una voce politica. Ufficiale. Esplicita. Inequivocabile.

Il contenuto del comunicato è puntuale, meticoloso, quasi burocratico nella prima parte. Si parte dall’adozione, da parte del Comune, del PEBA: il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche. “Un documento strategico volto a migliorare l’accessibilità degli spazi urbani e degli edifici pubblici”, scrive.

“È stato pubblicato e reso disponibile per la consultazione pubblica – aggiunge –. I cittadini hanno avuto la possibilità di esaminare il piano e proporre osservazioni per un periodo definito. L’amministrazione comunale ha identificato le principali criticità presenti sul territorio, suddividendo gli interventi in diverse aree prioritarie.”

L’impegno del Comune nella rimozione delle barriere architettoniche è un passo fondamentale verso una città più inclusiva e accessibile. Il piano prevede una serie di interventi mirati: l’adeguamento degli edifici pubblici per garantire l’accessibilità a tutti; modifiche alla viabilità urbana, con l’eliminazione di ostacoli fisici e la creazione di percorsi accessibili; riqualificazione di marciapiedi e attraversamenti pedonali, con l’installazione di rampe e segnaletica adeguata.

Bene. Ma subito dopo, il tono cambia.

La parola “permangono” segna lo stacco. È il punto in cui la diplomazia lascia il posto alla realtà. “Permangono criticità”. E giù una raffica di esempi: “marciapiedi pericolosi, attraversamenti sconnessi, segnaletica assente, ascensori fuori uso, parcheggi per disabili insufficienti. Alcuni tratti presentano dislivelli, pavimentazione irregolare o assenza di rampe adeguate, in particolare la parte destra di via Cascinette. Mancanza di segnaletica tattile e semafori acustici per persone con disabilità visiva. In via Dora Baltea, l’attraversamento in pietra antica (capitoni) è sconnesso e molto pericoloso. Alcuni uffici comunali e strutture scolastiche necessitano di interventi per migliorare l'accessibilità. Alcuni percorsi di accesso alla stazione e ai binari non sono completamente privi di ostacoli, e gli ascensori sono spesso mal funzionanti. Alcuni tratti stradali tra punti chiave della città, come l'ospedale, presentano barriere che rendono difficoltoso il passaggio. Molti negozi privati ristrutturati non sono stati adeguati. Il Comune, in questo caso, avrebbe potuto intervenire economicamente per aiutare i negozianti ad affrontare una spesa senz’altro onerosa e, in molti casi, burocraticamente complessa, vista la presenza di edifici storici…”.

Chi conosce Ivan Doretto sa che queste frasi non sono uno sfogo qualunque. Sono anni che combatte per un’accessibilità concreta, reale, non di facciata. È stato lui, negli anni scorsi, a denunciare pubblicamente il degrado del Poliambulatorio di via Natalia Ginzburg: “Griglie rotte, parcheggi chiusi, un percorso a ostacoli per chiunque abbia difficoltà motorie.”

E ancora, sul centro prelievi della ASL TO4: “I parcheggi per disabili sono insufficienti. Da poco – e dopo molte telefonate e articoli – gli stessi parcheggi, inagibili da molto tempo, sono in fase di ripristino e ultimazione lavori. Il parcheggio sotterraneo non è accessibile. La Direzione è stata più volte avvisata, senza però ottenere risposte, né tantomeno risultati…”

È stato lui a sollevare il caso della piscina comunale inaccessibile. È lui, ogni volta, a ricordare che inclusione non è una parola da inserire nei piani strategici, ma una scelta quotidiana. Fatta di rampe, pulsanti, parcheggi. E dignità.

Ma questa volta, Doretto ha fatto qualcosa in più: ha firmato un documento politico. Con nome e cognome. Con un simbolo di partito. Ha scelto, insomma, di non stare più solo “dalla parte della società civile”. Di non limitarsi a chiedere. Di cominciare a decidere.

Nel comunicato non ci sono proclami, né slogan da campagna elettorale. Ma è proprio per questo che suona più forte. Nessuna promessa, solo una proposta: “Si propone di organizzare una visita guidata per verificare l’accessibilità di Ivrea, coinvolgendo cittadini e rappresentanti delle associazioni.”

È un’idea semplice, diretta, quasi provocatoria. Mettere insieme la politica e chi la città la vive con la carrozzina, con il bastone, con le ginocchia fragili e le scale da evitare. Guardarla da un’altra prospettiva. Quella che manca nei progetti a tavolino.

E allora, più del PEBA, più delle mappe e delle rampe, più della segnaletica e degli ascensori, il vero segnale che arriva da questo comunicato è che la battaglia per l’accessibilità ha scelto di entrare nei palazzi. Di sporcarsi le mani. Di fare politica.

C’è da scommettere che l’ingresso di Ivan Doretto porterà scosse. Perché ha esperienza, visione e una legittimità guadagnata sul campo. Ma anche perché Ivrea è una città dove, troppo spesso, la disabilità è stata ridotta a questione tecnica, dimenticando che è – prima di tutto – una questione di giustizia.

E allora sì: le barriere sono ancora tutte lì.
Ma da oggi, almeno, qualcuna in più è stata nominata.
E forse qualcun’altra comincerà a tremare.

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