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Cronaca
02 Maggio 2025 - 11:17
Legato a una catena senza acqua né cuccia: a Nichelino il primo daspo per maltrattamento di cane
A Nichelino, in provincia di Torino, la tutela degli animali fa un salto in avanti deciso. È la prima città del Piemonte ad aver introdotto — e soprattutto applicato — un divieto assoluto alla detenzione dei cani legati in catena. E in questi giorni è scattata la prima sanzione, a seguito di un controllo dell’Ufficio Tutela Animali, partito da una segnalazione dei cittadini.
Il protagonista, suo malgrado, è un cane Corso di circa un anno, trovato in un cortile privato legato a una catena lunga meno di un metro, senza possibilità di raggiungere la cuccia né le ciotole dell’acqua. Nessuna interazione, nessun riparo, nessuna cura. Soltanto isolamento, solitudine, abbandono. Una scena che riassume in pochi metri quadrati cosa significa crudele incuria. A peggiorare il quadro, l’animale era anche sprovvisto di microchip, obbligatorio per legge. Due infrazioni, due sanzioni, un’unica certezza: non si può più chiudere un occhio.
Alla guida di questo cambiamento c’è Fiodor Verzola, assessore alle politiche animali, promotore del regolamento che vieta qualsiasi detenzione alla catena. “La legge lo consentiva ancora”, spiega Verzola, “ma ho voluto cambiare le cose. E ora anche la Regione Piemonte ha adottato la stessa linea”. La multa inflitta al proprietario del cane ammonta a 250 euro, ma il valore simbolico è ben più alto. È la prima applicazione concreta del cosiddetto “daspo” cinofilo, una misura che vieta di detenere animali a chi è stato denunciato o condannato per maltrattamenti, abbandono o incuria grave.
Il messaggio è chiaro: chi non è in grado di prendersi cura di un animale, non potrà più possederne. E non finisce qui. L’Amministrazione sta lavorando a una blacklist di proprietari violenti o negligenti, e all’introduzione di percorsi obbligatori di formazione e educazione per chi intende adottare un cane. Prevenzione, consapevolezza, responsabilità: tre parole chiave che guidano questo nuovo approccio.
L’onda lunga del modello Nichelino sta già arrivando altrove. I Comuni di Collegno e Moncalieri hanno già adottato misure analoghe, e a Torino il tema è entrato ufficialmente nell’agenda politica. Un documento firmato dal capogruppo del Movimento 5 Stelle, Andrea Russi, è attualmente in discussione nelle commissioni consiliari di Palazzo Civico e potrebbe arrivare presto al voto in aula.
Il “daspo” cinofilo non è solo uno strumento repressivo, ma un invito a riflettere sul modo in cui trattiamo gli animali, troppo spesso considerati proprietà e non esseri senzienti. Liberare un cane da una catena è più di un atto normativo: è un gesto di civiltà. E questo primo caso a Nichelino è destinato a diventare un precedente, una traccia da seguire, un modello esportabile.
Perché un cane alla catena è un simbolo di arretratezza. E perché legare un cane è, sempre e comunque, un atto di violenza. La speranza è che questa battaglia — fatta di regolamenti, controlli, sanzioni ma anche cultura, educazione e sensibilità — possa allargarsi a macchia d’olio. E che presto nessun cane, in nessuna città, debba più vivere con un collare di ferro al posto di una carezza.
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