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Caos parcheggi a Chivasso: il Consiglio comunale discute la revoca della nuova area a pagamento

Tre mozioni per dire no ai parcheggi a pagamento in viale Vittorio Veneto

Caos parcheggi a Chivasso: il Consiglio comunale discute la revoca della nuova area a pagamento

Caos parcheggi a Chivasso: il Consiglio comunale discute la revoca della nuova area a pagamento

Non si placa la polemica sui nuovi parcheggi a pagamento di viale Vittorio Veneto a Chivasso. Lunedì sera, 28 aprile, la questione arriverà in Consiglio comunale. E sarà battaglia. Perché tre mozioni – presentate da Bruno Prestìa e Claudia Buo – chiedono esplicitamente di fermare l’ennesima estensione delle strisce blu. Fermare un’ingiustizia che rischia di soffocare definitivamente i cittadini e il commercio locale.

Il fatto è noto. La Giunta del sindaco Claudio Castello, con delibera n. 67 del 27 marzo 2025, ha deciso di trasformare 82 posti auto in viale Vittorio Veneto da gratuiti a pagamento. Tariffa ordinaria: 0,80 euro l’ora, dalle 8.30 alle 19.30 nei giorni feriali. Il provvedimento entrerà in vigore lunedì 5 maggio. Gli abbonamenti per i residenti, commercianti e titolari di attività sono già in vendita presso l’ufficio Gestopark di Palazzo Einaudi.

Claudio Castello sindaco di Chivasso

Un provvedimento che ha scatenato la rabbia. Perché i residenti si ritrovano, ancora una volta, a pagare per vivere nella propria città. Perché i commercianti, già provati da anni di crisi, vedono scomparire i parcheggi di cortesia indispensabili per i clienti. Perché, a conti fatti, l’unico che sembra guadagnarci è sempre lo stesso: il gestore delle strisce blu.

La mozione di Bruno Prestìa parla chiaro: “La situazione economica non è favorevole e anche il pagamento del parcheggio incide sulle tasche dei cittadini”. Prestìa ricorda come la Giunta, già lo scorso anno, abbia aumentato tutte le tariffe senza prevedere alcuna riduzione per i residenti. Ora arriva anche la nuova zona a pagamento in viale Vittorio Veneto, togliendo posti liberi o a disco orario. Il suo appello è netto: “Bisogna annullare l’istituzione della nuova area di parcheggio a pagamento nell’area viali e prevedere, come in altre città, la prima ora gratuita per tutti”.

Ma a incalzare l’amministrazione è anche Claudia Buo, consigliera di LiberaMente Democratici, con due mozioni distinte. La prima chiede la revoca della delibera 67/2025​: “Le giustificazioni della Giunta sono state pubblicamente smentite da commercianti e rappresentanti di categoria”, si legge. Secondo Buo, la regolamentazione a disco orario – se adeguatamente controllata – garantisce già una rotazione efficace senza penalizzare nessuno. “Mantenere il disco orario significa salvaguardare residenti, commercianti e l’accessibilità al centro cittadino”.

La seconda mozione di Claudia Buo affronta un altro punto fondamentale: quello della gestione futura dei parcheggi​. Il contratto di concessione con Gestopark s.r.l. scadrà il 31 luglio 2027. Buo chiede che non venga anticipata alcuna nuova gara d'appalto prima di quella data, lasciando la possibilità alla nuova Amministrazione che si insedierà nel 2027 di decidere la gestione del servizio: “Non si può vincolare il futuro di Chivasso a una scelta presa a fine mandato”.

Intanto, dal Comune arriva il comunicato ufficiale: la nuova zona a pagamento entrerà in vigore lunedì 5 maggio, confermando le tariffe e gli orari già approvati. Un comunicato che sa tanto di sfida. Come a dire: noi andiamo avanti comunque. Che i cittadini protestino pure. Che i commercianti si lamentino pure.

È una storia che si ripete. Una storia in cui a perdere sono sempre i soliti: chi vive, lavora e tiene vivo il tessuto urbano. A Chivasso, ormai, il concetto di città a misura di cittadino sembra archiviato. Qui si fa cassa. Si trasformano quartieri residenziali in trappole per automobilisti. Si spaccia per “incentivo al commercio” quello che è, a tutti gli effetti, un modo per riempire le casse comunali e quelle del gestore privato.

Lunedì sera in Consiglio comunale la parola passerà ai consiglieri. Sarà una serata lunga. Accesa. E, forse, anche l’ultima occasione per fermare un provvedimento che rischia di cambiare – in peggio – la vita di un intero quartiere.

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