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26 Aprile 2025 - 11:53
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Sta andando in scena questa mattina a Ivrea una manifestazione di protesta davanti al supermercato Carrefour di via Circonvallazione 54. A scendere in strada è stato il Comitato di Ivrea per la Palestina, che ha organizzato un’azione di boicottaggio per denunciare il presunto sostegno della catena francese all’esercito israeliano.
Il presidio è iniziato attorno alle 10 e vede la presenza di attivisti, cittadini solidali e rappresentanti delle associazioni locali, che hanno deciso di dare vita a un’iniziativa pacifica ma determinata. Volantini, striscioni, interventi al megafono: tutto punta a un unico obiettivo, sensibilizzare l’opinione pubblica sul conflitto in corso in Palestina e su quello che il Comitato definisce "il ruolo attivo di alcune multinazionali nel sostenere, direttamente o indirettamente, l'occupazione militare israeliana".
“Non possiamo più far finta di niente”, spiegano gli organizzatori, “Carrefour fornisce pasti e servizi all'esercito di occupazione israeliano, diventando di fatto complice del genocidio che si sta consumando da mesi sotto gli occhi del mondo. È nostro dovere boicottare chi sostiene l'oppressione e la violenza”.
I manifestanti stanno distribuendo materiale informativo ai clienti in ingresso e in uscita, raccontando come – a loro dire – scelte di acquisto quotidiane possano trasformarsi in atti politici. Alcuni automobilisti rallentano incuriositi, altri si fermano a chiedere spiegazioni. C’è chi approva apertamente, chi discute, chi si limita ad osservare da lontano. La presenza di forze dell'ordine, al momento, è discreta e non si segnalano tensioni.
“Boicottare Carrefour non significa solo non fare la spesa qui oggi”, aggiunge un’attivista al megafono, “ma riflettere ogni giorno sulle nostre scelte: dove spendiamo i nostri soldi, quali aziende sosteniamo, chi ci guadagna mentre interi popoli vengono sterminati”.
Il presidio rientra in un più ampio movimento internazionale di solidarietà con la causa palestinese, che negli ultimi mesi ha visto moltiplicarsi proteste, campagne di disinvestimento e boicottaggi mirati in tutto il mondo.
Il Comitato di Ivrea per la Palestina fa sapere che questa è solo una delle prime iniziative previste sul territorio: “Non ci fermeremo finché non ci sarà giustizia per il popolo palestinese. L’occupazione è un crimine e chi la sostiene non può essere lasciato in pace”.
La manifestazione proseguirà per tutta la mattinata, con la distribuzione di ulteriori materiali informativi e una serie di brevi interventi che racconteranno anche storie e testimonianze dal territorio palestinese. Gli organizzatori invitano cittadini, associazioni e realtà sociali a partecipare e a dare eco alla protesta.
Il colosso della grande distribuzione Carrefour è finito al centro di una vasta campagna internazionale di boicottaggio. A promuoverla è il movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), insieme a comitati locali, associazioni e attivisti solidali con la causa palestinese. Le accuse rivolte all’azienda sono pesanti: complicità con le politiche israeliane nei territori occupati, supporto logistico all’esercito e rapporti commerciali con imprese attive negli insediamenti considerati illegali dal diritto internazionale.
Foto archivio
Il motivo principale della protesta risale al marzo 2022, quando Carrefour ha stretto un accordo di franchising con due aziende israeliane, Electra Consumer Products e la sua controllata Yenot Bitan. Electra, in particolare, è accusata di essere direttamente coinvolta nella fornitura di materiali e servizi agli insediamenti israeliani situati in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, aree che la Corte Internazionale di Giustizia considera occupate illegalmente.
Ma non è tutto. Secondo il movimento BDS, Carrefour avrebbe fornito supporto logistico e alimentare all’esercito israeliano durante le recenti operazioni militari a Gaza. Si parla di distribuzione di pacchi alimentari destinati ai soldati impegnati nelle operazioni sul campo. Un gesto che, per gli attivisti, rappresenta una diretta complicità in quello che definiscono "un genocidio in atto".
“Sostenere economicamente un esercito che commette crimini di guerra equivale a partecipare a quelle violazioni”, affermano le organizzazioni promotrici della campagna. Per questo motivo, il boicottaggio è stato indicato come una forma concreta e pacifica di resistenza: non solo una protesta simbolica, ma una pressione economica reale, volta a costringere Carrefour a interrompere ogni legame con le imprese e le istituzioni israeliane coinvolte nell’occupazione.
Le mobilitazioni sono cresciute in tutto il mondo. A dicembre 2024, BDS Italia ha lanciato una giornata nazionale di protesta che ha visto presidi davanti a numerosi supermercati Carrefour nel nostro Paese. In Giordania, proprio a seguito delle crescenti pressioni popolari, Carrefour ha annunciato la chiusura delle sue operazioni nel novembre 2024.
Il movimento chiede esplicitamente a Carrefour di:
Terminare l'accordo di franchising con Electra Consumer Products e Yenot Bitan.
Sospendere ogni forma di supporto all’esercito israeliano.
Interrompere la vendita di prodotti provenienti dagli insediamenti illegali.
“Le imprese non possono restare neutrali quando sono coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani”, ribadiscono gli attivisti, sottolineando che la responsabilità morale non si limita agli Stati, ma si estende anche ai soggetti economici globali.
In risposta, Carrefour ha finora evitato dichiarazioni pubbliche dettagliate sulle accuse, mantenendo una posizione di basso profilo. Ma l’eco della protesta cresce giorno dopo giorno. E nelle piazze, davanti ai supermercati, l’invito risuona chiaro: “Boicottare è un gesto di coscienza”.
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