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25 Aprile "moderato" per il Papa? L'assessore si scaglia contro il sindaco: "Mavaffan!"

Oltre al lutto nazionale, il Comune di Chivasso proclama anche il lutto cittadino per la morte del Papa. Ma l'assessore di Sinistra Ecologista non ci sta. Intanto s'organizza un concerto di "resistenza", contro gli eventi annullati dall'amministrazione, al Parco Mauriziano

25 Aprile "moderato" e cinque giorni di lutto per il Papa? L'assessore si scaglia contro il sindaco: "Mavaffan!"

25 Aprile "moderato" e cinque giorni di lutto per il Papa? L'assessore si scaglia contro il sindaco: "Mavaffan!"

A Roma si proclamano cinque giorni di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco. A Chivasso, si proclama il lutto cittadino. Perché, il Comune del sindaco Claudio Castello non è sul suolo nazionale? Vabbè.  Fin qui, si potrebbe anche soprassedere.

Ma quando ci si mette anche un assessore di maggioranza a mandare cordialmente a fanculo sia il Governo che il proprio sindaco, allora la faccenda cambia tono. E prende la piega grottesca che solo certe italiche liturgie riescono a costruire con così tanta precisione. O forse, con così tanto furore.

Già, perché Fabrizio Debernardi, assessore e volto della Sinistra Ecologista della Giunta Castello, ha deciso di non stare zitto. Di fronte al triplo carpiato tra Vaticano, Palazzo Chigi e Comune di Chivasso, ha inforcato lo smartphone e, come sua abitudine, ha esternato il suo pensiero su facebook: “La ricorrenza dell'ottantesimo del 25 Aprile andrà festeggiato con ‘moderazione’... MAVAFFAN…”.

 

Il post dell'assessore Debernardi

Chiaro, diretto, inequivocabile. E chi volesse fargli le pulci sul linguaggio, può tranquillamente accomodarsi fuori dal dibattito. Perché qui non si tratta di bon ton, ma di un cortocircuito istituzionale che ha acceso la miccia del malcontento.

La scintilla? L’annullamento di eventi pubblici già programmati per il 25 Aaprile – su tutti, il concerto al Parco del Mauriziano, affidato alle Folaghe Band, tribute band di Fabrizio De André.

Facciamo un passo indietro.

Che Papa Francesco fosse una figura amata e divisiva allo stesso tempo è storia recente. Che la sua morte abbia colpito milioni di fedeli in tutto il mondo è un dato. Ma la decisione del governo Meloni di proclamare cinque giorni di lutto nazionale ha sollevato più di un sopracciglio. Il motivo? La finestra temporale scelta. Se Giovanni Paolo II aveva avuto tre giorni, la finestra temporale scelta dal Governo per Papa Francesco è di cinque: dal 22 al 26 aprile. Esattamente a cavallo del 25 Aprile, ovvero la Festa della Liberazione, che quest’anno compie 80 anni.

Casualità? Forse. Ma in politica le coincidenze non esistono. E a Chivasso, l’effetto domino è stato immediato.

Il Comune, amministrato da una Giunta che si dice di centrosinistra ma dov'è la destra, dov'è la sinistra, cantava Giorgio Gaber, come volesse fare di più e meglio, ha emesso una propria ordinanza di lutto cittadino.

Bandiere a mezz’asta e stop a tutto ciò che possa assomigliare a una festa. Concerti compresi. Le celebrazioni istituzionali del 25 Aprile si faranno. Ma con la “sobrietà” che si conviene. Tradotto: un 25 aprile silenziato, moderato, quasi anestetizzato. Come se la Liberazione fosse un dettaglio del calendario da archiviare con discrezione.

Nel mare di silenzi imbarazzati, Fabrizio Debernardi fa l’unica cosa che ancora salva la dignità politica di qualcuno di sinistra. Parla. Pardon, scrive su facebook come ci ha abituati da mo'. E lo fa senza mezzi termini. "Debernardi, dì qualcosa di Sinistra!", per dirla alla Moretti (Nanni, ndr).

Il suo “MAVAFFAN…” rivolto implicitamente alla premier Meloni e – cosa ancor più significativa – al sindaco Claudio Castello e ai colleghi di Giunta, è un colpo di scena degno di un teatro pirandelliano.

Perché Castello e la sua squadra – assessori compresi – hanno avallato il rinvio delle iniziative del 25 Aprile senza un sussulto. Nessuno si è alzato per dire: “Aspettate un attimo, ma non è che stiamo facendo una figuraccia?” Nessuno, tranne Debernardi. 

A gettare ulteriore benzina sul fuoco, nella giornata di oggi, giovedì 24 aprile, ci hanno pensato le Folaghe Band, che invece di incassare il colpo e tacere, hanno deciso di alzare il volume. In un post carico di orgoglio e sarcasmo, hanno annunciato che il concerto si farà comunque, al Parco del Mauriziano, ma in forma autogestita. Senza palco, senza luci, ma con chitarre, tamburi, vino e resistenza.

“Il 25 aprile noi non pieghiamo la testa alle intimidazioni fascistoidi di un governo che ha trovato nella morte del Papa il pretesto perfetto per silenziare la voce di chi non la pensa come loro”, si legge nel post. E ancora: “Non sarà un concerto delle Folaghe, ma una festa in musica di e per tutti… portate la vostra voce, il vostro strumento, il vostro vino”. Insomma: una cantata libera e disobbediente, un happening che sa tanto di contro-celebrazione. Ma che ha il merito di non nascondersi dietro la cortina della “moderazione”.

Il post della Folaghe Band

Cosa resta, alla fine, di questo 25 Aprile 2025 chivassese? Lo scopriremo domani.

Sicuramente un grande pasticcio istituzionale, una spaccatura politica evidente, e un gesto di resistenza simbolica che non può lasciare indifferenti. Resta il gesto forte – e forse isolato – di un assessore che ha detto no al silenzio. Resta la rabbia di chi vede nella morte di un Papa una scusa buona per spegnere le luci sulla Liberazione. E resta la dignità di una band che, come De André, ha scelto di cantare controvento.

Come, forse, farà chi domani andrà al Parco Mauriziano non per ascoltare un concerto, ma per difendere il diritto a festeggiare l’antifascismo con la voce e il cuore. Con buona pace di Meloni. E del sindaco Castello.

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