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05 Aprile 2025 - 14:25
Da “vaffa” a “che mi frega?”: il nuovo volto del Movimento 5 Stelle. Anche a Chivasso
Che cos’è diventato il Movimento 5 Stelle? A Chivasso è diventato una costola del PD, a Roma – deve pur differenziarsi in qualcosa – organizza la manifestazione “per la pace”, cioè la piazza dell’odio per l’Ucraina.
Il leader storico chivassese Marco Marocco fa parte del consiglio di amministrazione di SETA. Il consiglio è composto da cinque membri: il presidente, 75.000 euro l’anno, l’amministratore delegato, 10.000 euro, e gli altri tre membri 7.500 euro l’anno per poche riunioni annuali.
Storicamente, nel CdA di SETA un posto è assegnato a Chivasso. Quindi Marocco vi rappresenta Chivasso, o meglio il centrosinistra che governa Chivasso.
Nella nostra città il Movimento 5 Stelle storico ormai è di fatto estinto: non ricordo un banchetto in piazza da anni.
Quindi, come ha fatto Marocco ad agguantare in SETA il posto assegnato a Chivasso? Non aveva concorrenti più forti? Possiamo ipotizzare che abbia fatto un accordo con il PD e in generale con il centrosinistra chivassese.
Oggi non entri nel CdA di SETA in quota Chivasso se non hai l’appoggio del PD.
Nel CdA di SETA, in quota Chivasso, prima di Marocco, vi erano Fabrizio Debernardi e poi la sua allieva Silvia Dalle Crode, oggi entrambi in Alleanza Verdi Sinistra. Ora c’è Marocco. Una sorta di staffetta, fra AVS e il M5S, fra queste due costole del PD, o meglio di queste due correnti esterne del PD chivassese.
In cambio di cosa Marocco ha ottenuto il posto in SETA? Immaginiamo in cambio di sostegno.
Marco Marocco esponente locale del Movimento 5 Stelle
È vero che presumibilmente a Chivasso il Movimento 5 Stelle porterà pochi voti. Ma anche pochi voti contano in un eventuale ballottaggio per il posto di sindaco.
E poi potrebbero essere non proprio pochi, i voti 5 Stelle, se Marocco farà una intensa campagna elettorale col suo prestigio e la sua capacità di attrarre voti.
Ma davvero il Movimento 5 Stelle è una costola del PD? Basta vedere cosa è accaduto nell’affare Maria Paola Cena.
La storica collaboratrice, in campo culturale, dell’assessore Gianluca Vitale annuncia a sorpresa di avere aderito, o di voler aderire, al Movimento 5 Stelle e vanta di avere già raccolto una trentina di seguaci.
Radio Portici ritiene che il “nuovo” M5S di Maria Paola Cena sia stato creato per sostenere la candidatura a sindaco di Vitale, che non è del PD ma capeggia una lista civica.
Apriti cielo! Il “vecchio” Movimento 5 Stelle emette un comunicato contro Cena per precisare che a livello locale esiste già un gruppo territoriale del Movimento. È il gruppo “Torino Nord-Est”.
Non Chivasso, ma Torino Nord-Est. Un gruppo che, nei documenti nazionali del Movimento, compare nella lista dei gruppi territoriali di tutt’Italia. Ma che qui a Chivasso e nei Comuni vicini esiste davvero oppure è, almeno in parte, solo sulla carta?
Se cercate in rete non troverete nemmeno una pagina Facebook di questo gruppo Torino Nord-Est. E tra le firme del comunicato anti Paola Cena manca proprio un qualche responsabile di questo “Gruppo territoriale Torino Nord-Est”:
lo firmano, oltre a Marocco e Cipolla, la coordinatrice del M5S Piemonte Sarah Disabato e la coordinatrice del “M5S Città Metropolitana” Antonella Pepe.
Niente responsabile o coordinatore del fantomatico gruppo Nord-Est. Quasi quasi viene da dire che adesso è quello di Maria Paola Cena il vero Movimento 5 Stelle chivassese…
Ma quale è lo scopo sottostante del comunicato di Marocco, Cipolla, Disabato e Pepe?
Oltre naturalmente a quello di certificare la propria esistenza in vita?
Lo scopo numero due – proponiamo ancora una interpretazione tutta da verificare – è indirettamente quello di frenare le ambizioni di Vitale (se ci sono) e sostenere i propri candidati che il PD sicuramente metterà in campo, almeno in prima battuta, in vista di trattative e spartizione dei posti da assessore 2027-2032.
Ancora una volta, dunque, il Movimento 5 Stelle locale corre in soccorso del PD chivassese. O meglio del centrosinistra chivassese.
Niente di male, ovviamente. Caso mai una trattativa del tipo: ti porto dei voti e tu mi dai un posto da assessore.
Entrambe le “correnti esterne” del PD di Chivasso, Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 Stelle, si tengono stretto il rapporto col partito più grande della coalizione.
Ma a questi due bodyguard del PD si pone un problema: debbono pur trovare un motivo, piccolo o grande, per differenziarsi dal grande partito PD, altrimenti perché gli elettori di sinistra non PD dovrebbero votarli?
Ed ecco che – un bel colpo di fortuna – tre anni fa la Russia aggredisce l’Ucraina.
Cominciano i distinguo: la Russia è l’aggressore, e in questo ha torto, ma… però… qualche ragione Putin ce l’ha…:
non ha forse dichiarato il Papa, diventato il guru della sinistra radicale, che la Nato è andata ad “abbaiare” ai confini della Russia?
E ora, adesso che Trump scarica l’Ucraina e Putin si fa più minaccioso, ora l’Unione Europea vuole riarmarsi.
E no, alzano la voce M5S, AVS e Lega Salvini, niente riarmo.
E il Movimento 5 Stelle, rapidissimo, brucia tutti e organizza la manifestazione a Roma di oggi sabato 5 aprile.
Una manifestazione “per la pace”. E come no?
A me pare invece una manifestazione dell’odio verso gli ucraini, una espressione di ferocia verso quel popolo che insiste a difendersi (ma che strano!), che non la pianta di romperci le scatole e a chiederci aiuto, facendosi andare di traverso con la sua petulanza i nostri happy hours.
Una specie di treno dell’“alta ferocità”, da Volturara Appula a Pontida.
Una manifestazione del “me ne frego” dell’Ucraina e degli ucraini sotto le bombe (altri dodici morti la notte scorsa, fra cui sei bambini).
Una piazza alla Marcel Déat, il socialista francese poi diventato nazista e collaborazionista, che nel 1939 chiedeva ai connazionali: “Morire per Danzica? NO”.
Aiutare la Polonia minacciata dal Terzo Reich? E no, francesi, proprio no…
Una piazza di chi crede che la crisi della sanità italiana sia colpa dell’Ucraina, mentre fino al 24 febbraio 2022 credevano fosse colpa della casta, degli sprechi e anche del capitalismo.
Una piazza manovrata da abili politici, che sanno che gridare “pace” porterà loro voti.
E che sanno che, comunque vada, saranno sempre in poltrona:
se mai la Russia riuscisse, con le minacce, a costringere l’Italia a darsi un governo “amico” filo Putin – vedi Ungheria, Serbia, Slovacchia, e per un pelo Romania –
Conte e Salvini (presente in spirito alla manifestazione) sono pronti a prestare servizio.
Ma anche, se loro conviene, un governo filo Trump: come disse, già qualche anno fa, l’ex grillina ligure Marika Cassimatis, il Movimento 5 Stelle è ormai un partito “sul mercato”.
Una piazza piena di un popolo fermo con la testa a un secolo fa, quando l’Europa era potente, ricca, coloniale, imperiale, e comandava il mondo, mentre ora è una piccola regione del mondo (mezzo miliardo di persone contro gli altri 7,5), una penisola del grande continente eurasiatico, impoverita, disarmata, disorientata, circondata da dittature pronte a farne un boccone.
Ma questo coloro che oggi sono a Roma ad ascoltare Conte e Orsini non lo sanno.
Soprattutto, non sanno cosa è diventato il Movimento 5 Stelle: dall’eroico “vaffa” alla casta al meno eroico “che mi frega”?
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