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20 Aprile 2025 - 02:12
Canavese, la cava non si farà: vittoria ambientalista
Nessuna nuova cava a Campore. La Città Metropolitana ha chiuso la porta – e stavolta a doppia mandata – alla proposta della ditta Scavi-Ter Morletto di Rivarolo, che sognava di trasformare 98mila metri quadrati di collina cuorgnatese in un sito estrattivo. Un progetto, quello presentato nel dicembre scorso, che prevedeva l’asportazione di 158mila metri cubi di inerti in cinque anni, proprio accanto al vecchio impianto. Ma alla fine ha vinto la legge. Quella vera.
A bloccare tutto è stato un articolo chiave della legge quadro sugli incendi boschivi, che vieta la variazione della destinazione d’uso su terreni bruciati per almeno 15 anni. E quell’area, nel 2017, è andata a fuoco. Punto. Se ne riparlerà, forse, nel 2032, e anche allora con riserva, visto che il Piano Regolatore la classifica come zona agricola e silvo-pastorale.
La conferma è arrivata dai social dell’amministrazione comunale: «Recependo le osservazioni del Comune di Cuorgnè, la Città Metropolitana ha posto fine alla richiesta di Scavi-Ter». Applausi. Ma non per tutti.
Esultano i consiglieri di minoranza, che da subito avevano alzato la voce. Danilo Armanni, dei Moderati e Indipendenti, è stato tra i primi a sollevare la questione dell’incendio del 2017. Davide Pieruccini, del gruppo Cuorgnè c’è, ha più volte denunciato l’impatto ambientale, parlando di rischio amianto, inquinamento e aumento del traffico pesante. E non sono stati i soli: anche l’associazione Non bruciamoci il futuro, i cittadini e parte della società civile hanno contribuito a stoppare un progetto che avrebbe fatto più danni che benefici.
Una vittoria per l’ambiente, certo. Ma anche una sconfitta per la trasparenza.
Già, perché la minoranza lancia un’accusa pesante: quella di aver nascosto il progetto alla città.
Una storia a lieto fine, almeno per il paesaggio, ma con ancora qualche ombra sulla gestione della vicenda. Nessuna cava, per ora. E qualche verità da chiarire, forse, ancora da scavare.
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