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11 Aprile 2025 - 11:54
Serie A, lo scandalo scommesse illegali si allarga: indagati almeno dodici calciatori
È di nuovo bufera nel mondo del calcio. Una dozzina di giocatori di Serie A e altri meno noti sono finiti al centro di una indagine che riguarda non tanto il calcioscommesse, ma il gioco d'azzardo su piattaforme illegali. Una rete in cui sono rimasti impigliati una ventina di atleti che, per saldare i loro debiti, hanno versato migliaia di euro su un conto ad hoc di una gioielleria di Milano, pagando il doppio orologi di lusso e braccialetti tennis che poi ritiravano, o facendo bonifici per un acquisto fantasma in modo da rendere irrintracciabili la provenienza illecita del denaro e il reale beneficiario.
L'indagine, avviata dalla procura torinese e trasmessa per competenza a quella milanese, in parte era già venuta a galla e aveva visto Nicolò Fagioli, centrocampista della Fiorentina ed ex della Juve, e Sandro Tonali, ora al Newcastle, fare i conti con la giustizia sportiva. Conti che ora dovranno fare pure gli altri giocatori indagati, in quanto i pm milanesi Roberta Amadeo e Paolo Filippini, che con il Procuratore Marcello Viola coordinano le indagini affidate alla squadra di polizia giudiziaria della Gdf, invieranno gli atti dell'inchiesta alla Procura federale della Figc.
Per il giro di scommesse illegali su eventi sportivi e poker online, per cui stamane le Fiamme Gialle hanno notificato un decreto di sequestro di un milione e mezzo di euro, sono stati chiesti gli arresti domiciliari per cinque persone che avrebbero architettato un sistema per arricchirsi alleggerendo i portafogli degli atleti. Sarebbero coinvolti Alessandro Florenzi, ora al Milan, l'ex romanista passato all'Atalanta e ora alla Fiorentina Nicolò Zaniolo – iscritto anche dai magistrati torinesi – e i bianconeri Wes McKennie e Mattia Perin. Tra i nomi anche Samuele Ricci, capitano granata, Raoul Bellanova dell'Atalanta, i campioni del mondo argentini Ángel Di María e Leandro Paredes e altri sportivi, tra cui pure il tennista Matteo Gigante.
E se loro sarebbero stati "meri scommettitori", si legge nelle carte, Fagioli e Tonali "oltre ad aver effettuato numerose scommesse", avrebbero ricoperto il ruolo "di collettori di scommettitori", ottenendo in cambio un "bonus sui propri conti di gioco" e un ritocco al ribasso dei debiti.
Il meccanismo ricostruito, confermato negli interrogatori da Fagioli e Zaniolo ("sapevo che dietro potevano esserci persone pericolose") e testimoniato dalle chat ("bravo, catturalo ... lavora per me ... chiaramente poi ti faccio il regalo a te" oppure "il buon Weston ... ma perché non me lo fai prendere agli altri giochi") sarebbe stato congegnato da Tommaso De Giacomo, Patrik Frizzera e dall'ex arbitro Pietro Marinoni.
Il primo sarebbe il coordinatore delle attività: dalla gestione delle piattaforme e delle password di accesso al caricamento dei conti di gioco, alla tenuta della contabilità dei debiti e dei crediti di ciascun giocatore. Sarebbe stato lui ad indicare anche i canali per i pagamenti dei debiti: PostePay, Revolut (istituto di credito digitale con sede in Lituania), denaro contante o il conto bancario della gioielleria Elysium.
Il secondo, invece, avrebbe abilitato i clienti al gioco e tenuto i rapporti con i referenti di Elysium per il recupero dei crediti. Il terzo, come emerge dagli atti, sfruttando le proprie conoscenze nel mondo del calcio, avrebbe portato i clienti, aiutato i bookmaker e si sarebbe occupato del ritiro del cash dai giocatori.
Poi ci sono Andrea Piccini, Antonino Parise e Antonio Scinocca, i soci, amministratori di diritto, di fatto e il legale rappresentante della gioielleria, come aveva spiegato Tonali ai pm torinesi nell'ottobre 2023, destinataria dei bonifici.
Nella cassaforte di Elysium, Fagioli ha lasciato addirittura la sua carta di credito ed ha versato 693.614 euro, mentre Florenzi 155 mila euro. Sono le cifre più alte, a cui si aggiungono altre, tra cui migliaia di euro prestati da amici calciatori, fino ad arrivare a poco più di un milione e mezzo sborsati in un paio d’anni.
Un fiume di soldi che ha portato i pm a osservare che i bookmaker e i loro complici, convocati il 17 aprile dal gip Lidia Castellucci per l'interrogatorio preventivo, si sarebbero insinuati in "un contesto socio-culturale di persone particolarmente suggestionabili sia per la loro giovane età, trattandosi di calciatori poco più che ventenni, sia per la ingente quantità di denaro che dispongono come professionisti del pallone e che con facilità ed imprudenza destinano al gioco d'azzardo e alle scommesse illegali".
In due gestivano le piattaforme illegali di scommesse online, mentre gli altri tre amministravano una gioielleria che veniva utilizzata per regolare i conti delle giocate. Era ben organizzata la banda dei cinque – che ora rischiano di finire ai domiciliari – al centro dell'inchiesta della Procura di Milano su un presunto giro di scommesse illecite che vede indagati anche diversi calciatori di Serie A. Tutti milanesi, tra i 31 e i 45 anni, grazie alle conoscenze nel mondo del calcio di Pietro Marinoni, un ex arbitro ora indagato, compaesano del centrocampista del Newcastle Sandro Tonali, gestivano un ingente giro d'affari.
La "direzione" e il "coordinamento" di tutte le attività connesse alle scommesse illecite, secondo l'indagine che ha preso il via dalla trasmissione di un fascicolo dalla Procura di Torino, era affidata a Tommaso De Giacomo. Tommy, come era chiamato dagli amici, 38 anni, gestiva le piattaforme illegali di scommesse e giochi betsport22.com, Swapbet365.eu, Vipsport360.com nonché siti di poker online come Texinho.com per la creazione dei profili dei giocatori. Comunicava le password di accesso agli scommettitori, caricava i conti di gioco, effettuava le scommesse sportive per conto di terzi. E teneva la contabilità dei debiti e dei crediti di ciascun giocatore, stabilendo anche i canali da utilizzare per i pagamenti.
Non meno importanti erano i compiti di Patrik Frizzera, 45 anni. Per l'accusa era lui ad abilitare i giocatori al poker online, creando delle "stanze chiuse" protette da password e decidendo quindi chi ammettere o meno al gioco. Vero e proprio braccio destro di De Giacomo, che sostituiva in tutto e per tutto quando quest’ultimo era assente, teneva anche le relazioni economiche con i referenti della gioielleria Elysium Group per incassare i presunti proventi del reato.
Soci e amministratori della gioielleria sono invece Antonio Scinocca, 33 anni, Antonino Parise, 43 anni, e il 31enne Andrea Piccini, il più giovane dei cinque e attualmente dipendente della attività di cui il primo è il legale rappresentante. Erano loro, sempre secondo l'accusa, a simulare la vendita di gioielli, Rolex e altri orologi di lusso, in alcuni casi anche a fronte dell’emissione di fatture, ricevendo sui conti correnti della società con sede in Foro Bonaparte i bonifici a tre zeri dei clienti. Un escamotage, in realtà, per consentire ai giocatori di pagare i debiti di gioco.
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