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Mensa scolastica: il Comune di Cuorgnè si affida ai privati ma salva il centro cottura e il personale

Cambia la gestione, ma le cuoche restano comunali

Mensa scolastica: il Comune di Cuorgnè si affida ai privati ma salva il centro cottura e il personale

Mensa scolastica: il Comune di Cuorgnè si affida ai privati ma salva il centro cottura e il personale

Cambia a Cuorgnè il modo di gestire la mensa scolastica. La brutta notizia è che non sarà più il Comune ad occuparsi direttamente della preparazione dei pasti; quella buona è che si continuerà a prepararli nel Centro Cottura comunale e che lo faranno le stesse cuoche di adesso: rimarranno alle dipendenze del Comune pur lavorando per una ditta esterna.
È la soluzione di compromesso che l’amministrazione ha trovato e della quale si è discusso nel corso del consiglio comunale di lunedì 31 marzo: per poter procedere era necessario deliberare.

Perché questo cambiamento? Non si trovano più ditte disposte a fornire il pasto crudo ovvero a procurare solo le derrate, perché non rende. «Negli ultimi anni – ha spiegato il sindaco, che aveva già parlato del problema in precedenti occasioni – con gli aumenti subiti dalle materie prime è stato un continuo contrattare e siamo comunque passati dai 2 euro e 25 centesimi per pasto a 3 euro e 24. Ci siamo accollati noi la differenza per non pesare sulle famiglie ma il 30 giugno scadrà il contratto e la ditta attuale (l’unica che avesse partecipato al bando del 2021 perché l’altra si era tirata indietro) ha già detto che, alle attuali condizioni, non intende rinnovarlo».

La soluzione non era facile. «Gli altri comuni hanno adottato quasi tutti il sistema del pasto pronto ma noi, oltre al Centro Cottura, abbiamo anche 7 dipendenti finora adibite a questa mansione, di cui alcune vicine alla pensione. Farle passare alle dipendenze di un’azienda privata avrebbe comportato la perdita delle garanzie che il posto pubblico offre. Abbiamo affrontato la questione in varie sedi, ne abbiamo parlato con loro coinvolgendole ed alla fine abbiamo trovato una soluzione, ricorrendo all’istituto del comando: lavoreranno per il privato ma rimanendo dipendenti comunali; non subiranno diminuzioni di stipendio e ripercussioni sulla futura pensione; continueranno ad operare nello stesso posto di prima; nel caso la ditta dovesse trovarsi in difficoltà, non ne subirebbero le ripercussioni. Certo non saremo più noi a decidere gli orari di lavoro… La ditta potrebbe anche richiedere delle ore aggiuntive, pagate a parte: probabilmente la richiesta verrebbe ben accolta visto che la maggior parte di loro è part-time ma saranno comunque libere di decidere se accettare o meno».

Giovanna Cresto sindaca di Cuorgnè

Con questo tipo di contratto sembra che l’appalto torni appetibile. «Le ditte del settore – ha precisato la Cresto – sono tutte molto grandi ed operano sull’intero territorio nazionale: quella dell’attuale contratto ha sede a Bari. Cercano pertanto dei centri-cottura nei diversi luoghi ed anche personale formato. Il nostro lo è. Stiamo pensando ad un affidamento per 6 anni (3 con possibilità di rinnovo per altri 3) perché, con un po’ più di respiro, le ditte fanno anche degli investimenti: il nostro centro è ben attrezzato ma qualche miglioria non guasterebbe».

Dalle minoranze sono arrivate diverse osservazioni. Armanni ha storto il naso all’idea di una ditta che arrivi da così lontano e si è preoccupato per la qualità dei pasti, mancando un coinvolgimento diretto del Comune. Il sindaco ha risposto: «Le materie prime sono molto tracciate e l’ASL fa parecchi controlli, che s’intensificheranno con il passaggio ai privati. Il fatto che il Centro Cottura continui ad essere il nostro, sia pure gestito da terzi, ci rassicura».

Sia Armanni che Pieruccini hanno espresso l’opinione che si sarebbe potuto cercare un accordo con altri comuni per continuare nella gestione diretta, ma la replica è stata: «Anche se si fosse deciso in questo senso (nessun comune ce l’ha chiesto) il problema legato al costo delle derrate sarebbe rimasto invariato: le grandi ditte ottengono prezzi migliori perché acquistano in quantità rilevanti. Fra l’altro, con questa soluzione, abbatteremo gli sprechi. Oggi facciamo gli ordini due volte a settimana (erano tre ma li abbiamo ridotti per i costi del viaggio) e valgono per la settimana successiva: se sopravviene un’epidemia di influenza e le presenze in mensa si riducono drasticamente, ci ritroviamo con un mucchio di cibo da buttare. Con il nuovo sistema pagheremo solo ciò che effettivamente è stato fornito».

Pianasso teme invece complicazioni burocratiche per la preparazione delle buste-paga, soprattutto nel caso di straordinari, ma – ha ancora risposto il sindaco«Abbiamo fatto delle verifiche con il nostro consulente e ci ha detto che, laddove sono stati stipulati accordi di questo tipo, non sono sorti particolari problemi. Le ore eventualmente lavorate in più non costituiranno straordinario ma verranno pagate a parte, direttamente dalla ditta».

Pieruccini si è anche preoccupato per le dipendenti: «Come l’hanno presa? Hanno avuto delle perplessità? Il termine comando non è che mi piaccia tanto…».
Armanni ha suggerito l’istituto del distacco ma la Cresto ha puntualizzato: «La parola comando è più brutta ma è la formula che offre maggiori garanzie!».

Quanto alle reazioni delle dipendenti, sono state positive. «Il personale è stata la nostra prima preoccupazione» – ha dichiarato l’assessore Ronchietto«Avevamo anche proposto loro di spostarsi come ausiliarie al Nido (dove ora opera il personale di una cooperativa) ritenendo che fosse un lavoro meno pesante ma a quanto pare non è così ed hanno preferito rimanere lì».

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