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26 Marzo 2025 - 18:32
La memoria dell’acqua: Vische riscopre i suoi mulini perduti
C'è un filo d’acqua che scorre invisibile tra le pieghe del tempo, e che a Vische, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, ha ritrovato la sua voce. Domenica 23 marzo, nel salone pluriuso del paese, una folta platea ha preso parte alla presentazione di una ricerca affascinante e densa di significato: un’indagine storica sui mulini idraulici un tempo attivi nelle campagne vischesi, frutto del lavoro appassionato di Laura Villa Vercella, con il sostegno del Gruppo Pensionati e Anziani di Vische, del Comune e della collaborazione con le scuole primarie.
Un’iniziativa che ha avuto il merito di rimettere al centro del dibattito pubblico un patrimonio architettonico e tecnologico spesso dimenticato, ma che ha rappresentato per secoli un pilastro della vita agricola e sociale del territorio. Grazie allo studio di antiche carte e documenti, sono riemersi dall’oblio almeno tre mulini: due nel territorio di Vische e uno nella vicina Candia Canavese.
Il più imponente, situato nella cascina Monbello, era dotato di due grandi ruote idrauliche che traevano energia dal fiume Dora. Del secondo, detto mulino natante di Viscano, colpisce soprattutto l’unicità: si trattava infatti di una struttura galleggiante, ancorata al corso d’acqua, l’unico esempio conosciuto in Piemonte nell’Ottocento. Questo mulino, appartenente ai conti Birago, fu operativo fino al 1911, quando una violenta piena della Dora lo distrusse definitivamente.
Il terzo, noto come mulino Pontasso, pur essendo fisicamente in territorio di Candia, serviva regolarmente anche gli abitanti di Vische. Il racconto storico si è intrecciato con l’impegno educativo delle nuove generazioni, grazie agli elaborati realizzati dai bambini della scuola primaria, premiati per i loro disegni e riflessioni sul tema dell’acqua e del lavoro nei mulini. A fare da cornice alla giornata, la suggestiva mostra fotografica allestita dall’Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici e le sculture in legno di Dario Germano, che ha ricreato in miniatura il mulino natante, il pozzo di rione Jere e l’antico barcone della Dora.
L’iniziativa è stata anche un’occasione per promuovere una visione più ampia e lungimirante: valorizzare i siti rurali, oggi spesso abbandonati, come tappe di un possibile turismo educativo e sostenibile, e riscoprire l’attività molitoria come filiera virtuosa per l’agricoltura biologica e l’alimentazione consapevole. Lo ha testimoniato Giorgio Pagliero, proprietario del mulino di Piova a Castellamonte, che ancora oggi produce farine nel rispetto della tradizione e dell’ambiente.
La storia dei mulini di Vische affonda le radici almeno al 1350, quando venne costruito quello di Viscano in accordo con Caluso. Eppure oggi, molte delle cascine storiche legate a questo passato – come Monbello e Luisina – non sono più abitabili: l’alluvione del 2000, che sommerse il Canavese e raggiunse il primo piano delle abitazioni, ha lasciato ferite profonde. L’area è stata classificata come a rischio esondazione e vive in una condizione di sospensione. Da qui l’urgenza di un’azione concreta. Come ha dichiarato Enrico Gruner, presidente del gruppo pensionati, l’obiettivo è rendere itinerante la mostra e avviare un percorso di valorizzazione delle cascine in vista della Giornata Europea dei Mulini, in calendario per il 24 maggio.
Perché se è vero che i mulini non macinano più, possono ancora raccontare, insegnare, ispirare. Restituire voce a queste strutture significa salvare un pezzo di identità collettiva, difendere un paesaggio, riscoprire un sapere antico che parla di equilibrio con la natura. E magari, in futuro, trasformare la memoria dell’acqua in un motore di rinascita per un’intera comunità.
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