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26 Marzo 2025 - 15:18
Cardinale Repole, il messaggio ai musulmani per il Ramadan: “Uniti nella fede e nella speranza” (foto di repertorio)
“Assalam ‘aleikum, auguri sinceri di pace, bene, salute e prosperità”: si apre con queste parole la lettera del cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, indirizzata alla comunità musulmana in occasione della conclusione del Ramadan, il mese sacro del digiuno e della preghiera.
Nel suo messaggio, il cardinale richiama con rispetto e profondità il significato spirituale di questo periodo: “I musulmani, in questo mese, ricordano la discesa del santo Corano e si impegnano a ritornare a Dio con tutto il cuore, vivendo con maggiore intensità la fraternità”. Un richiamo che diventa occasione di dialogo anche con il mondo cristiano, poiché, come sottolinea Repole, “anche quest’anno il Ramadan ha coinciso, in parte, con la Quaresima, tempo in cui i cristiani ricordano i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto, in preghiera e digiuno, prima di iniziare la sua predicazione”.
Nel parallelo tra le due fedi, il cardinale evidenzia il valore condiviso di questi percorsi spirituali: “Ramadan e Quaresima sono tempi di purificazione, di rinnovamento interiore e di crescita spirituale. In entrambi, i credenti riscoprono la libertà del cuore, imparando a lasciarsi guidare da ciò che davvero conta: la fede in Dio e l’amore del prossimo”.
Il cuore della lettera è un’esortazione al dialogo interreligioso, fondato sulla fratellanza e sul rispetto reciproco. Repole cita infatti il Documento sulla Fratellanza Umana per la pace e la convivenza comune, firmato nel 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al Azhar Ahmad al-Tayyeb: “La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”, si legge nel testo. “Dal credere in un Dio unico, nasce la chiamata a sostenere ogni persona, in particolare chi è più bisognoso e povero, custodendo al contempo il creato e l’intero universo”.
In un mondo segnato da tensioni e incomprensioni, le parole del cardinale si inseriscono come un invito alla convivenza pacifica, alla solidarietà e a un cammino condiviso tra fedi diverse, che riconoscono nell’altro non un avversario, ma un compagno di umanità.
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