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Letteratura
25 Marzo 2025 - 11:13
Il 25 marzo 2025 l’Italia si ferma per rendere omaggio a Dante Alighieri, figura simbolo della cultura nazionale, autore della Divina Commedia e padre della lingua italiana moderna. Il Dantedì, istituito nel 2020 su proposta del Ministero della Cultura, è diventato ormai un appuntamento fisso nel calendario culturale del Paese, ma quest’anno assume un significato ancora più forte: si celebrano infatti i 760 anni dalla nascita del poeta e i 704 anni dal completamento della sua opera più celebre, scritta poco prima della sua morte nel 1321.
La scelta del 25 marzo non è casuale: per gli studiosi, è il giorno in cui Dante avrebbe iniziato il suo viaggio immaginario nell’aldilà, attraversando Inferno, Purgatorio e Paradiso, proprio all’inizio dell’anno giubilare 1300, data che nel calendario liturgico cristiano coincideva con l’Annunciazione. Questa sovrapposizione tra tempo liturgico e tempo narrativo restituisce tutta la potenza simbolica dell’opera dantesca, che ha saputo fondere fede, visione cosmologica e profonda umanità.
Il Dantedì non è solo una commemorazione, ma una vera occasione di riscoperta dell’eredità culturale e linguistica di Dante. Il suo lascito non si limita al valore letterario: ha influenzato la filosofia, l’arte, la politica, la teologia e la coscienza nazionale. Oggi, in un’epoca di crisi dell’identità culturale e di frammentazione linguistica, Dante rappresenta un punto di riferimento solido, capace di parlare ancora alle nuove generazioni. Lo dimostrano le centinaia di iniziative previste in tutta Italia: letture pubbliche, spettacoli teatrali, proiezioni, mostre, laboratori didattici e performance multimediali, che coinvolgono scuole, biblioteche, musei, università e piazze.
A Firenze, sua città natale, sono previsti eventi istituzionali, cortei storici, visite guidate nei luoghi danteschi e una maratona di lettura integrale della Commedia che coinvolgerà anche studenti e cittadini. A Ravenna, dove Dante morì in esilio, l’atmosfera sarà altrettanto intensa: si alterneranno incontri con studiosi, mostre tematiche e omaggi musicali nella suggestiva cornice del sepolcro dantesco. A Verona, Bologna, Roma, Milano e in decine di altri comuni italiani, la voce di Dante risuonerà ancora una volta tra le mura di teatri e aule universitarie, nelle librerie e negli spazi pubblici.
Il Dantedì è nato sull’onda dell’idea di un giornalista italiano, ispirato al Bloomsday irlandese dedicato a James Joyce. Il nome fu coniato insieme a un noto linguista, proprio per restituire all’Italia una giornata che celebrasse uno dei suoi padri fondatori. In un’epoca dominata da velocità e consumo culturale istantaneo, il Dantedì rappresenta una scommessa controcorrente: una giornata per fermarsi e riflettere sul tempo, sul linguaggio, sulla spiritualità e sull’identità.
Nel 2025, l’Italia non solo rende omaggio al poeta, ma lo interroga. Perché Dante è ancora attuale. La sua opera parla di smarrimento e ricerca, di giustizia e di speranza, di caduta e redenzione. È una narrazione universale dell’umano, capace di attraversare secoli e culture. Ecco perché in un mondo lacerato da conflitti, disuguaglianze e paure, le sue parole tornano ad avere senso, come una bussola morale e intellettuale.
Celebrare Dante oggi significa anche investire nella cultura, nella formazione, nella memoria storica. Significa riconoscere che il futuro si costruisce anche attraverso le radici. In un tempo in cui l’istruzione fatica ad appassionare e la lettura perde terreno, iniziative come il Dantedì servono a riaccendere l’interesse per la parola scritta, per il pensiero complesso, per la bellezza della lingua italiana.
Dante non è solo un monumento del passato, ma un interlocutore vivo del presente. E mentre l’Italia, oggi, gli dedica una giornata intera, riscopre in lui un patrimonio che non è solo letterario ma anche civile e spirituale.
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