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Il cuore si ferma mentre è in garage: il giubbotto defibrillatore lo salva

Il 72enne, reduce da un infarto, si accascia mentre pulisce l’auto. Il dispositivo medico eroga la scarica salvavita

Il cuore si ferma mentre è in garage: il giubbotto defibrillatore lo salva

Una mattina qualunque, una vita salvata da una scarica elettrica invisibile ma decisiva. È successo a Biella, dove un uomo di 72 anni, affetto da scompenso cardiaco e reduce da un recente infarto, è stato salvato da un giubbotto defibrillatore che ha riconosciuto e interrotto in tempo un episodio di fibrillazione ventricolare.

L’uomo era stato dimesso dall’ospedale di Biella dopo un’angioplastica e un percorso cardiologico attento. Al momento del rientro a casa, il suo quadro clinico non era ancora del tutto stabile. Per questo i medici gli avevano prescritto il giubbotto defibrillatore, un dispositivo salvavita da indossare giorno e notte sotto i vestiti.

“È un trattamento integrato con un rigoroso follow-up – spiega il dottor Andrea Rognoni, direttore della Cardiologia e della Medicina e Urgenza dell’Asl di Biella – in cui l’infermiere ha un ruolo cruciale nel supportare il paziente nella gestione quotidiana del dispositivo.”

Il giubbotto defibrillatore è un dispositivo esterno che monitora costantemente l’attività cardiaca e interviene in caso di aritmie gravi. È collegato 24 ore su 24 a una centrale operativa in grado di allertare pazienti, familiari e medici in tempo reale. Può essere indossato fino a 90 giorni consecutivi, e rappresenta una protezione fondamentale per chi, appena dimesso, non può ancora beneficiare di un defibrillatore impiantabile.

Quella mattina, per il 72enne biellese, sembrava essere come tante altre. “Ero in garage a pulire gli interni dell’auto – racconta – quando ho sentito un forte capogiro. Poi più nulla.”

Al risveglio si è ritrovato steso a terra, confuso ma vivo. Sul torace, il gel blu tipico del giubbotto defibrillatore, un dettaglio che non lascia dubbi: l'apparecchio è intervenuto con una scarica salvavita, proprio come gli era stato spiegato durante l’addestramento all’uso del dispositivo.

La conferma in ospedale

L’uomo ha subito chiamato il figlio e il 112. In ospedale, il team di Cardiologia ha analizzato i dati memorizzati nel dispositivo, confermando l’episodio di fibrillazione ventricolare trattato dal giubbotto in maniera tempestiva ed efficace.

“È stato emozionante – ha detto il paziente – capire che quel giubbotto mi aveva realmente salvato la vita. Ora non mi separo più da lui.”

Il caso biellese è un esempio concreto di come la medicina territoriale e domiciliare, integrata con l’innovazione tecnologica, possa fare la differenza tra la vita e la morte, soprattutto per pazienti fragili. L’esperienza dell’Asl di Biella dimostra che il monitoraggio continuo e la presa in carico multidisciplinare, anche fuori dalle mura ospedaliere, sono ormai pilastri della nuova sanità.

Un episodio che restituisce speranza e dimostra, una volta di più, che la tecnologia, quando ben guidata da competenze e organizzazione, può davvero salvare la vita. Anche nel silenzio di un garage.

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