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A Torre Canavese si cerca ancora il Santo Graal...

Una burla divenuta mito: il Santo Graal e il pilone votivo di Torre Canavese

Il Santo Graal a Torre Canavese

A Torre Canavese si cerca ancora il Santo Graal...

Torre Canavese, un tranquillo paese tra l’Alto Canavese e la Valchiusella, è diventato, quasi per gioco, il centro di una delle più affascinanti leggende moderne sul Santo Graal. Tutto ha avuto inizio da un’immagine apparentemente innocua: un pilone votivo, noto come pilone ‘d Caraver, raffigurante San Giovanni con una coppa in mano.

Una scena sacra come tante, ma sufficiente ad accendere la fantasia di chi vede nella coppa la traccia di un mistero millenario. E da lì, la storia ha preso vita. A farla esplodere è stato Mariano Tomatis, giovane appassionato di Indiana Jones, crociate e mitologia esoterica, che all’età di diciott’anni, ispirato da un volume sui conti del Monferrato e dal celebre romanzo “Il pendolo di Foucault”, ha costruito un racconto sospeso tra fatti storici e finzione letteraria.

Nel suo libro, "Il Santo Graal a Torre Canavese", ipotizza che proprio sotto la torre del paese sia nascosto il calice sacro, generando un mito irresistibile. La narrazione, accurata e suggestiva, ha finito per superare le intenzioni del suo autore, che voleva solo dimostrare quanto fosse facile costruire un mito partendo da elementi reali. Eppure, nel 1996, il parroco don Leandro Cima comincia a parlarne con convinzione nei bollettini parrocchiali, trasformando l’ipotesi in una presunta verità popolare.

Nel 1998 arriva la consacrazione simbolica con un convegno organizzato da Alleanza Cattolica al castello di Marco Datrino, dove si confrontano studiosi e accademici come Franco Cardini e Massimo Introvigne, dando alla storia un’aura quasi ufficiale. Da quel momento, il mito del Graal a Torre Canavese non smette più di vivere, alimentato da articoli, racconti e dal fascino stesso della possibilità che proprio lì, tra le pietre di un borgo piemontese, possa celarsi uno dei segreti più antichi della cristianità. Anche nel 2012, con il restauro del pilone, si continua a parlare di mappe e segreti custoditi nel cuore del paese. E poco importa se la leggenda è nata come una burla ben costruita: ciò che colpisce è la forza evocativa del racconto, capace di trasformare un dettaglio artistico in un fenomeno collettivo.

Torre Canavese diventa così un esempio di come la storia e la leggenda possano fondersi, creando un incanto che resiste al tempo. In un mondo che ha spesso bisogno di meravigliarsi, il mito del Santo Graal in questo angolo di Piemonte ci ricorda che il mistero è parte integrante della nostra identità culturale, che sia reale o solo sognato.

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