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Il Canavesano imbruttito

Guerra, pace e ipocrisia: i servi dell’Europa marciano al passo dell’oca

Mentre Ursula von der Leyen annuncia il riarmo in nome della democrazia e la Romania annulla le elezioni “sgradite”, i politici italiani oscillano tra pacifismo di facciata e voglia di trincea con il culo degli altri. Prodi, Draghi e Calenda in coro: “Con l’esercito europeo moriremo meglio”

Guerra, pace e ipocrisia: i servi dell’Europa marciano al passo dell’oca

Mentre aspettiamo il Draghi della situazione o un facente funzioni, che ci venga a dire, magari a reti unificate e col megafono offerto dai “grandi” quotidiani nazionali: “Se non vai al fronte muori e fai morire”, mi pare, che da Calenda in giù, o in su, fate voi, stia crescendo l'ansia da sondaggio e il termometro ossessivo dei social network stia segnando febbre ben oltre i 40 gradi in molti leader politici.

La verità, davvero penosa, sta nel fatto che viviamo in un assetto da campagna elettorale permanente dove i politici possono dire tutto e il contrario di tutto, ormai certi di cadere sempre in piedi, o al massimo seduti, ma sempre, Di Maio docet, su comode e ricche poltrone.

Loro si che sanno cogliere gli umori e rispettano i bisogni degli italiani: un giorno sono preoccupati perché i conti non tornano, un altro sono soddisfatti, dispensano sorrisi, proclami e strette di mano; un giorno li vediamo nelle piazze ad invocare più armi all’Ucraina, un altro ancora a sostenere il genocidio dei palestinesi ad opera del “pacifico” popolo di David; un giorno votano per stanziare 800 miliardi per il riarmo dell’Europa e per il sostegno militare a Zelensky, un altro, riesumata in fretta e furia l’impolverata “bandiera della Pace”, fiduciosi della labile memoria del loro elettorato e dell'inerzia intellettuale dell'opinione pubblica, fra mille distinguo ed eccezioni, riescono anche a proclamarsi pacifisti fino al midollo, seppur mal nascondendo il loro più grande desiderio: quello di marciare su Mosca al passo dell’oca.

Frequento poco la televisione, forse devo averlo già scritto, ma ogni tanto, quando sono a casa, cercando un film decente, sforzo quasi sempre vano, passando da un canale all’altro, inevitabilmente mi capita di transitare attraverso i tanti talk show televisivi, tutti unicamente intenti a dipingere la Russia e Putin come il male assoluto; tutti che parlano di aggredito e di aggressore; tutti che dicono quanto sia indispensabile avere un esercito europeo ben armato e pronto a intervenire militarmente, non per la guerra, ma per la pace; tutti a far distinguo demenziali fra “pace giusta” e pace che non può essere raggiunta alle condizioni russe e io aggiungo, perché a qualcuno pare che sia sfuggito, “anche americane” e tutti pronti a tappare la bocca a chi sceglie di professarsi umano anziché europeista. 

Insomma, sembra di essere tornati all’epoca della fantapandemia da “covid19”, quando si era unicamente liberi di vaccinarsi e quando anche Mattarella ammoniva: “Non si invochi la libertà per sottrarsi alla vaccinazione!”

Nei fatti, stia tranquillo l’Inquilino del Quirinale, pare che Libertà e Democrazia non risiedano nel “paradiso” dell’Unione Europea. Ciò a cui si assiste è l’esaltazione dei conflitti d’interesse, talmente evidenti da passare inosservati; è lo svuotamento della giustizia; è il continuo e incessante vilipendio della democrazia; è la follia dei sessantottini invecchiati male, che sono passati da “mettete dei fiori nei vostri cannoni” a “mettete i vostri figli davanti ai cannoni”; è l’informazione trasformata in spettacolo, o meglio, nel brutto spettacolo dell’informazione; è il patriottismo di chi sa che a morire al fronte non ci andrà mai, di chi taceva quando il governo ucraino tagliava l’acqua alla Crimea, di chi rideva quando bombardava Donbass e Donetsk e di chi era contento quando migliaia di russi, residenti in quelle regioni, venivano torturati e uccisi.

Romano Prodi

Romano Prodi

Ursula von der Lyen, di fatto il primo politico al mondo ad  aver annunciato un piano di riarmo senza essere stata eletta in nessuno stato e senza essere alla guida di nessuna forza armata, ha deliberato il riarmo di tutti i Paesi comunitari senza che nessuno gli delegasse alcun potere militare e questo mentre, seppur con colpevole ritardo, la “Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”, con voto unanime, condannava Kiev per aver coperto i crimini della strage del 2 maggio 2014, quando a Odessa, sul Mar Nero, migliaia di indipendentisti russofoni e russofili, protestavano contro la rivolta di Maidan, che aveva rovesciato il Presidente Yanukovic, regolarmente eletto nel 2010.

Ursula von der Lyen è stata chiara: “La sicurezza dell’Unione Europea è in crisi, è il momento della pace attraverso la forza” e poi, accelerando sul “mercato unico dei capitali”, ha sentenziato: “Trasformeremo i risparmi privati in investimenti necessari”, assurdità degne di camicia di forza, invece, accolte dagli applausi dei nani, delle poche ballerine e delle molte prostitute dei più svariati generi, che compongono il Parlamento Europeo.

Non so, forse, ai tanti che hanno fatto della distrazione e del menefreghismo il loro principale impiego, sarà sfuggito, ma in Romania, ormai divenuta il magazzino delle armi, dei reggimenti NATO, il porto dove passano i traffici che portano profitti agli oligarchi, scusate, ai filantropi anglo-americani, lo scorso mese di dicembre sono state annullate le elezioni presidenziali perché vinte da Calin Georgescu, colpevole, secondo Ursula von per Lyen, di essere filo russo. Non solo, la Corte Costituzionale Romena, mostrando al mondo che al peggio non vi è limite, aveva così motivato l’annullamento del responso delle urne: “L’intelligence romena ha individuato azioni russe, ibride e aggressive, avvenute durante la campagna elettorale, in particolare attraverso l’uso del social network “TikTok”, che hanno favorito il candidato dell’estrema destra Calin Georgescu”. Niente male, sono anni che Facebook e Instagram censurano pareri contrari alle vaccinazioni anti covid e ogni parere contrario all’Europa Unita, agli stragisti israeliani e all’espansionismo N.A.T.O., così come censurano quelli favorevoli al diritto palestinese di avere uno Stato o quelli favorevoli all’intervento russo in Ucraina e mi pare che tutto sia stato e sia considerato normale, nessuno ha mai detto niente e nessuno ha mai fatto niente. Comunque, al Senatore Georgescu è stato poi impedito di ricandidarsi, è stato arrestato mentre andava a depositare la sua candidatura e, una volta scarcerato, gli è stato vietato qualsiasi tipo di spostamento per due mesi. Non solo, è notizia di pochi giorni fa, grazie al rispetto della democrazia e della libertà d’opinione, garantite dall’Unione Europea, in Romania è stato escluso dalle prossime elezioni presidenziali un altro candidato, si tratta dell’avvocato Diana Sosoaca, già Senatrice ed eurodeputato, anche lei rea di avere manifestato posizioni filo russe, di essere nazionalista e di aver assunto, durante la “pandemia” da covid 19, posizioni anti restrizioni e anti vaccini.  

Ursula, la più alta espressione vivente di democrazia fatta donna, a tal proposito era stata chiarissima: “La Commissione proporrà lo Scudo Europeo per la democrazia come uno degli obiettivi prioritari, dovrà essere un progetto europeo ambizioso, che si concentri sulle maggiori minacce derivanti dall’interferenza e dalla manipolazione straniera, concedendoci la possibilità di annullare le elezioni dagli esiti dubbi”. A tal proposito, vorrei anche ricordare le parole, quasi una ventilata minaccia, della Presidentessa della Commissione Europea poco prima che la Meloni risultasse vincitrice delle ultime elezioni politiche italiane: “La democrazia è un lavoro costante, non si finisce mai, non puoi metterla in una scatola e mantenerla così senza far nulla. In Italia si vedrà alla fine delle elezioni, se le cose andranno verso una situazione difficile, abbiamo gli strumenti”.

Insomma, nel rispetto della “grande democrazia” europea, in tutti i Paesi dell’Unione ed in quelli ritenuti satellite, può candidarsi e può ambire alla carica di Primo Ministro solo chi ritenuto di fiducia o chi manifesta una particolare propensione ad essere servo; solo chi è disposto a sacrificare il Proprio paese sull’altare dell’euro, della lotta ai cambiamenti climatici, della guerra e del controllo sanitario. 

Decisamente non male. Sarebbe bello, a questo punto, che tutte le persone ed i personaggi, che si dicono favorevoli a conquistare la pace attraverso la guerra contro la Russia, mostrassero coerenza, intanto, col mettere, degli 800 miliardi ritenuti necessari al riarmo, anche la quota di chi il riarmo non  lo vuole, poi, sempre per una questione di coerenza e indipendentemente dall’età, visto che a tutti piace fare l’eroe col culo degli altri, dovrebbero correre ad arruolarsi e addestrarsi, ma per davvero, non come hanno fatto con le vaccinazioni anti covid. 

Lo schema sembra essere sempre lo stesso, d’altronde schema vincente non si cambia, così, per la narrazione europeista la guerra è il nuovo virus e le armi sono il nuovo vaccino. Chi non si adegua al “protocollo” viene escluso dalle elezioni o, se già eletto, viene “radiato dall’ordine dei politici”, il tutto, mentre in Siria il regime caldeggiato dall’Europa si sta distinguendo per seminare morte e terrore.

Sono addirittura riusciti a rispolverare Romano Prodi, uno che non ne mai azzeccata mezza; uno che, come Draghi, Monti e anche la Meloni, si è sempre distinto per aver peggiorato la vita degli italiani; uno che, era il 5 ottobre 2023, dichiarava: “Ho giurato fedeltà all’Unione Europea. Sono servo dell’Unione Europea”; uno che sarà sempre ricordato come portatore di sfiga, non fosse altro perché profetizzò: “L’euro sarà la nostra ricchezza”; uno destinato a passare alla storia come  “grande” economista grazie alla frase, la “supercazzola” che gli ha garantito l'eternità: “Con l’euro lavoreremo un giorno in meno guadagnando come se lavorassimo un giorno in più”. Ora quale altra perla di saggezza dovremo aspettarci da uno come lui, soprannominato “il Professore” per la sua carriera accademica, grande sostenitore della necessità di avere un esercito europeo, forse: “Con l’esercito europeo combatteremo un giorno in meno e moriremo come se avessimo combattuto un giorno in più”?

Cosa vogliono questi invasati moralisti ai quali, ahimè, continuano ad aggiungersi politici allo sbando come Roberto Speranza, Stefano Bonacini, Giorgio Gori o personaggi dello spettacolo oltre il crepuscolo come Roberto Vecchioni? 

Cosa vuole tutta questa gente, sorda e cieca sulle stragi nel Donbass e sulla tragedia di Gaza?

Politici di pessimo livello e “intellettuali” della domenica, impeccabili nel denunciare carneficine e massacri, ma solo quando il sangue scorre esteticamente dalla parte che il mainstream indica essere quella giusta. 

Che piazza era quella voluta da Michele Serra, arringata da Roberto Vecchioni? Certamente non la Piazza del Popolo, piuttosto quella dei moralisti, dei sostenitori delle sanzioni a targhe alterne: inflessibili con l’Orco russo, perché la legge morale impone rigore e castigo, ma improvvisamente più cauti quando al pettine arriva il “nodo” Israele. Per gli “amici” israeliani nessuno chiede sanzioni, per loro solo riflessioni, niente più condanne, ma “distinguo” e doppi pesi.

Ecco, la piazza romana, probabilmente pagata dai soldi di “Roma Capitale”, ha voluto imbellettare il vomitevole concetto, proprio dei servi, che vuole trasformare la politica nell’arte di punire quando si deve e perdonare quando conviene.

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