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Il Canavesano imbruttito

Italia, il naufragio di un Paese smarrito: tra illusioni, miseria e inganni

Mentre la politica affonda tra opportunismo e finzione, il popolo paga il prezzo di una democrazia svuotata e di un’informazione costruita su menzogne

Italia, il naufragio di un Paese smarrito: tra illusioni, miseria e inganni

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Prevedere cosa succederà nelle prossime giornate, settimane, ma anche nei prossimi mesi o anni, non è impresa impossibile. Certamente non è cosa facile, per farlo o per provarci, non ci si può avvalere dell’intelligenza artificiale, né tantomeno affidarsi a reclamizzati “guru” della finanza o della politica, semplicemente, si deve tornare a far uso del cervello, ragionare sulle cose, sul perché, ormai sempre, i fatti contraddicono l’informazione ufficiale, quella esclusiva delle televisioni nazionali, di quasi tutte quelle locali e delle grandi testate giornalistiche. Ormai è evidente, credo che possano nutrire dei dubbi in merito solo soggetti affetti dal “virus della stupidità”, il fatto che a Palazzo Chigi ci sia la Meloni e non più Draghi, non ha risolto nessun tipo di problema, anzi. 

I mali dell’Italia sono molti, addirittura troppi, però, non gioiscano le “vedove” di Draghi, sarebbe stato lo stesso anche ad avvicendamento inverso. Il disastro economico, morale e sociale è di enormi proporzioni, il Paese, ormai perso in un deserto di valori, inesorabilmente, continua ad affondare sotto i colpi di una classe dirigente sempre più prodiga di cattivi esempi. La si può mettere come si vuole, ma ad essere realisti e soprattutto imparziali, ciò che è dato vedere, è un ceto politico altamente squalificato e affannosamente complementare nella finzione tra destra e sinistra.

In ogni caso, un po’ tutti, politologi, giornalisti, improvvisati filosofi, economisti e tuttologi di ogni tipo, gente in cerca di padrone, di incarichi, di apparizioni televisive o di semplici gettoni di presenza, tutti partendo dal principio che non si può fare a meno dell’Europa, dell’euro e della “sacralità” dell’Alleanza Atlantica, non ci hanno fatto mancare le loro "dotte" opinioni e le più disparate disamine e "attente" considerazioni in merito.

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C’è chi sostiene che dal secondo dopoguerra in poi l’Italia si sia trasformata troppo rapidamente, che oggi stia pagando le tappe forzate che l’hanno portata ad abbandonare un’economia prevalentemente agricola in favore di un’economia industriale.

C’è chi dice che la colpa, non avendo ben capito di cosa si tratta, è sempre dello spread. Ci sono gli irriducibili, quelli che lottano anche contro i fantasmi, che continuano, di tutto, ad incolpare Berlusconi.

Ci sono quelli, che non avendo ben chiaro il significato della parola “identità”, continuano ad invocarla nonostante si dichiarino “europeisti convinti”.

C’è chi per partito preso indica nel flagello dell’immigrazione clandestina la causa di tutti i mali.

C’è chi dice che non si investe abbastanza nelle infrastrutture; chi lamenta il disinteresse della politica italiana per la ricerca; chi non molla e vorrebbe vaccini per tutto, magari anche contro la crisi economica; chi se la prende con il mai morto comunismo; chi mette in guardia dal ritorno del fascismo; chi dice, non tenendo conto che ormai ci è rimasto solo un briciolo di E.N.I., qualche partecipata statale di poco conto, le spiagge, le colline e le montagne, che bisognerebbe privatizzare di più; chi dice che con Biden eravamo sulla buona strada e che Trump spegnerà la luce, che già si vedeva chiaramente in fondo al tunnel della crisi; chi dice che non siamo abbastanza europeisti e chi dice che bisognerebbe prendere esempio dalla società multietnica dei nostri “amici” americani.

Ci sono e sono ancora troppi, quelli che dicevano che l’esercito russo era allo stremo, che non aveva più munizioni, che combatteva con le pale ed i rastrelli, che aveva divise logore e strappate, che Putin era malato e stava morendo ed ora, incolpano di tutto proprio lui, Putin, che non era malato, che non è morto e che, piaccia o no, ha vinto la guerra contro l’Ucraina.   

Insomma, fra invasati e opportunisti di ogni tipo, fra economisti, forse, dediti all’uso di allucinogeni, quel che emerge, è un Paese imbarbarito e sotto acculturato; è un Paese che ha volutamente cestinato la cultura popolare, quella che, ad esempio, si nutriva della saggezza degli anziani, oggi, invece, in onore della “scienza” e della “tecnocrazia”, ritenuti un peso per le famiglie e la società; è un Paese che per molti anni ha balbettato di “cultura operaia”, però mai maturata, sparita insieme agli operai, ingoiata dal consumismo di massa, dal “ganzo” riconoscibile dal tipo di telefonino, dalla felpa firmata e dalle scarpe di marca. 

L’Italia è quel Paese che ogni anno, da quando ne ho memoria, si spacca in due quando si discute di date e di permessi di caccia; è quel Paese dove esistono partiti politici che si coccolano i cacciatori ed altri che li disprezzano pubblicamente per poi non fare nulla di concreto nella realtà perché i voti, anche quelli dei cacciatori, fanno comodo a tutti; è quel Paese dove, però, la caccia all’evasore fiscale è sempre di moda e praticata da tutti i governi, ovviamente tralasciando i grandi evasori, quelli pare siano pochi e godano di particolari protezioni, guai a cercare di prenderli per metterli in gabbia, la “scienza” ha ormai certificato che per riprodursi debbano vivere in libertà, per capirci, allo stato brado, un po’ come i panda, che però, sia chiaro, non sono evasori fiscali e per di più sono a rischio estinzione. 

Siamo un Paese culturalmente devastato, arretratissimo, che ha palesemente “confuso”, mentre perdeva i suoi connotati umanistici, le strade della cultura scientifica e tecnologica. 

Un vero disastro, l’economia del Paese è deficitaria, la politica ancor di più, la gente si suicida perché non riesce a far fronte ai debiti accumulati, gli incidenti sul lavoro sono in continuo aumento, molti non hanno neanche più di che mangiare e mentre dall’Inquilino del Quirinale ci giungono, non richiesti, pretestuosi insegnamenti dei valori risorgimentali, le piazze dei mercati rionali sono sempre più affollate di anziani e senza tetto, che fanno “spesa” frugando fra la spazzatura di frutta e verdura. 

Cosa siamo diventati, che italiani siamo?

Chiamiamo dittatori i Presidenti che corrono in soccorso di popolazioni massacrate, soggette a pulizia etnica e viviamo, “democraticamente” e “liberi”, lamentandoci di tutto, delle tasse troppo alte; di non poter nemmeno prelevare dal conto corrente quello che vorremmo; di non poter uscire la sera senza il rischio di venir importunati o derubati; di non poter salire su un mezzo pubblico senza correre il rischio di essere borseggiati; dei prezzi fuori controllo delle bollette, dei carburanti e dei generi alimentari, senza neanche renderci conto che questa Italia è il risultato di leggi elettorali che l’hanno depredata della democrazia e asservita ad un potere barricato in un residence privo di cultura, che in realtà rappresenta un quarto scarso della popolazione e che sostituisce la realtà con la sua rappresentazione televisiva.

Niccolò Machiavelli, scrittore, filosofo, storico, drammaturgo, politico e diplomatico fiorentino, tratta dalla sua opera, forse più conosciuta, “Il Principe”, ci ha regalato una frase che, seppur scritta nel 1513, risulta essere quanto mai attuale:"sono tanto semplici gli uomini e tanto obbediscono alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare". Dunque, alla fine, mentre le televisioni e le grandi testate giornalistiche continuano a fabbricare fake news; mentre i costi della politica, nonostante la diminuzione di onorevoli e senatori, continuano ad aumentare, c’è da chiedersi “quanti saranno ancora gli uomini e le donne propensi a farsi ingannare nell’Italia che verrà?”

In ultimo vorrei regalarvi le parole della poetessa piemontese Luisella Bondino: "La Libertà deriva dalla consapevolezza. La consapevolezza deriva dalla conoscenza. La conoscenza dall’informazione, dallo studio, dall’ascolto e dalla lettura senza pregiudizi".

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