AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
21 Marzo 2025 - 17:10
Il TAR ferma la strada nel Vallone di Sea: “Opera inutile e pericolosa”. Gli ambientalisti battono il sindaco
Il Vallone di Sea, nel Comune di Groscavallo, resta – almeno per ora – uno degli ultimi paradisi selvaggi delle Valli di Lanzo. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte ha infatti accolto il ricorso presentato dall’Associazione Tutela Ambientale (ATA) contro la costruzione di una nuova strada di accesso all’alpeggio Gias Balma Massiet, sospendendo in via cautelare ogni intervento almeno fino all'udienza in programma l’11 febbraio 2026.
Nella sentenza sottoscritta dal giudice Gianluca Bellucci si legge: "...vizio di eccesso di potere per violazione del principio di ragionevolezza, difetto di motivazione, manifesta contraddittorietà, sviamento e manifesta illogicità..."
La notizia ha il sapore di una prima, importante vittoria per i tanti che da anni si oppongono all’apertura della pista lungo la destra orografica del torrente Stura di Sea, in un’area ad altissimo valore naturalistico e paesaggistico.
A portare avanti il ricorso è stata l’Associazione Tutela Ambientale, presieduta da Alfredo Gamba e federata con Pro Natura, grazie a un crowdfunding che ha raccolto oltre 200 donazioni da tutta Italia.
Entusiasta Michele d’Elia, membro storico di ATA: “Sulla base di precise questioni, il TAR ha accolto il nostro ricorso. Non ho ancora letto cosa hanno scritto i giudici, ma il punto debole del progetto è evidente: la situazione idrogeologica. La Regione aveva già espresso parere negativo, ma il Comune ha deciso di andare avanti comunque”.
“Il Vallone di Sea – raccontano da ATA – è un luogo di rara meraviglia e di natura incontaminata, uno degli angoli più suggestivi e selvaggi dell’intero arco alpino. Un vallone aspro e selvaggio che parte dalla frazione Forno Alpi Graie del Comune di Groscavallo (Torino), posto a 1219 m, e arriva, dopo circa 10 km, ai 3.100 m del Colle di Sea, segnando il confine di Stato con il dipartimento francese della Savoia, nella Haute Maurienne. Un ambiente che confina con due aree protette di fama internazionale: il Parco Nazionale del Gran Paradiso, nell’attigua Valle di Locana, e il Parc National de la Vanoise, in territorio francese”.
Il progetto prevede la realizzazione di una strada larga 2,5 metri, per raggiungere un alpeggio situato a 1.500 metri di quota, né utilizzato né utilizzabile, in una zona classificata a rischio alluvionale.
La pista rappresenterebbe il primo passo per una futura estensione della viabilità che, secondo gli ambientalisti, porterebbe a una progressiva cementificazione del Vallone.
Nonostante i pareri tecnici contrari espressi dal Settore tecnico della Regione Piemonte, che aveva definito il sito soggetto a frane, valanghe e smottamenti, il Comune di Groscavallo, guidato dal sindaco Giuseppe Giacomelli, ha cercato di aggirare gli ostacoli appoggiandosi alla nuova Legge regionale n. 10 del 4 aprile 2024, che ha trasferito ai sindaci la competenza per autorizzare interventi su aree inferiori ai 10.000 metri quadrati o scavi sotto i 5.000 metri cubi, evitando così i controlli più stringenti.
Ed è del 15 novembre 2023 la delibera con cui il sindaco e l’Unione Montana Alpi Graie hanno autorizzato il progetto per la realizzazione di viabilità secondaria minore di accesso all’alpeggio Gias Balma Massiet.
Una manovra che non è passata inosservata.
L’opposizione al progetto è cresciuta negli anni, con la raccolta di oltre 5.000 firme e numerosi interventi politici a sostegno della tutela del Vallone.
Il consigliere regionale del PD Daniele Valle ricorda: “Nel 2017 avevo presentato in Consiglio regionale un’interrogazione proprio su questo progetto. Allora si parlava di una strada per raggiungere i Valloni di Sea e Trione. Il progetto saltò grazie alla mobilitazione popolare. L’economia montana non si tutela con strade che ignorano i vincoli ambientali: la vera ricchezza della montagna è la bellezza della sua natura. Il pronunciamento del TAR è un passo fondamentale per la sua salvaguardia”.
Anche la politica nazionale si è occupata della vicenda. Nel 2024, l’onorevole Mauro Berruto aveva presentato un’interrogazione in Parlamento, mentre più recentemente Alice Ravinale, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in Consiglio regionale, ha definito la strada “inutile, pericolosa e dannosa per l’ambiente e il paesaggio”, chiedendone il ritiro definitivo.
Il Vallone di Sea, grazie alla sua natura intatta e aspra, è diventato negli anni un punto di riferimento per escursionisti, rocciatori, trail-runner e alpinisti. La zona, percorsa da sentieri storici e cascate mozzafiato, è una delle poche rimaste nelle Alpi occidentali a conservare una vera atmosfera selvaggia.
La battaglia per proteggerlo non nasce oggi. Già nel 2016, un progetto simile era stato respinto dopo l’intervento congiunto del CAI Torino, del Club Alpino Accademico Italiano (CAAI) e di Mountain Wilderness.
Dal 2017, l’associazione Valli di Lanzo in Verticale, fondata da soci CAI, organizza eventi e raduni con l’obiettivo di promuovere un modello di turismo sostenibile, ispirato all’esperienza virtuosa della Val Maira, dove lo sviluppo è avvenuto senza strade invasive.
Nel maggio 2024, il CAI Torino ha ribadito la propria posizione con una lettera indirizzata direttamente al Comune di Groscavallo: “L’opera rischia di compromettere in modo irreversibile l’equilibrio ambientale del Vallone di Sea”. In un appello pubblico, si sottolineava: “Abbiamo assistito a un aumento della frequentazione da parte di sportivi e amanti della montagna proprio perché il Vallone conserva ancora un’atmosfera selvaggia, sempre più rara nelle Alpi italiane”.
Il CAI Torino, insieme alla Scuola di Alpinismo Giusto Gervasutti, ha annunciato di voler continuare a sostenere la causa con iniziative pubbliche, manifestazioni e momenti di sensibilizzazione.
“È assurdo – hanno sempre denunciato i contrari – pensare di spendere risorse pubbliche per un’opera che non ha alcuna giustificazione pratica. La superficie del pascolo è irrisoria e il sito presenta condizioni di instabilità gravissime”. Ma soprattutto, la logica della pista agro-pastorale appare smentita dai fatti: l’alpeggio non è attivo e il tracciato proposto – che attraversa una zona delicatissima – potrebbe aprire la porta a futuri allargamenti.
Insomma, dare il via libera a quest’opera significherebbe ignorare le segnalazioni di pericolo, i pareri tecnici negativi, e soprattutto la volontà espressa da migliaia di cittadini, appassionati, esperti e semplici amanti della montagna. Fermarsi, invece, significa riconoscere che la montagna non ha bisogno di nuove strade, ma di rispetto. Di visione. E di coraggio nel difendere ciò che resta del suo silenzio.
Il Vallone di Sea è uno straordinario esempio di scenario incontaminato delle Alpi italiane e rappresenta uno degli angoli più suggestivi e selvaggi dell’intero arco alpino. Un vallone aspro e selvaggio che parte dalla frazione Forno Alpi Graie del Comune di Groscavallo (Torino), posto a 1219 m, e arriva, dopo circa 10 km, ai 3100 m del Colle di Sea, segnando il confine di Stato con il dipartimento francese della Savoia, nella Haute Maurienne, oltre che il confine idrografico tra la Stura di Sea e l'Arc.
Un ambiente che si trova, quindi, molto vicino a due realtà naturalistiche di grande fama: il Parco Nazionale del Gran Paradiso, che si trova nell'attigua Valle di Locana, posta a nord, e il Parc National de la Vanoise, posto a ovest, in territorio francese.
Il nome "Sea" deriverebbe dal verbo in lingua francoprovenzale, parlata nella valle e nella confinante Savoia, "sèyé", che significa “falciare”. La montagna sembra infatti “falciata” dalla lama di una gigantesca falce da fieno. Di qui la dicitura locale "seia" e quindi "sea".
Plasmato dalle forze della glaciazione, il Vallone di Sea è caratterizzato da ripiani glaciali intervallati da gradini di valle (come il celebre Passo di Napoleone) e bacini sospesi, regalando a chi lo percorre scorci unici ed inaspettati, in un continuo alternarsi di ripide rocce, pianori e dirupati versanti, segnati da vertiginose cascate.
Il vallone venne percorso, nel corso dei secoli, per raggiungere la vicina Francia ed è stato oggetto di numerose leggende.
Grazie alle sue pareti ricche di fessure e di spigoli strapiombanti (in particolare nel primo tratto), offre una grande quantità di vie di arrampicata – alcune molto tecniche – per gli appassionati di questo sport, facendone un vero e proprio paradiso, sempre più conosciuto a livello nazionale e internazionale.
Curiosi sono i nomi delle pareti, spesso fantasiosi e mitologici, come ad esempio "La parete dei Numi – Bec Cerel", "La Torre di Gandalf il Mago" (le forme della roccia somigliano al volto del Mago del “Signore degli Anelli”), "Il Droide", "La Sfinge" e "Lo Specchio di Iside".
Il Vallone di Sea è uno dei pochi luoghi delle Alpi in cui vi sia stata produzione di paesaggio letterario. Questo grazie all’alpinista e scrittore Gian Piero Motti, che pur senza mai arrampicarvi, seppe animare le “strane rocce”battezzandole una per una, facendo ricorso al mito e ispirandosi a Novalis, Mailer e Tolkien.
Un’esperienza nota non a caso come il periodo delle “Antiche Sere” (1977–1983), in cui si possono ravvisare tutti gli elementi del romanticismo: visione, contemplazione, evocazione, empatia, estetica.
Fu poi Gian Carlo Grassi ad aprire questo mondo agli arrampicatori negli anni Ottanta, esplorando la maggior parte delle pareti e creando il “Sogno di Sea”.
L’attuale progetto ne riprende uno precedentemente presentato nell’autunno 2016, che con la speranza di accedere a fondi europei già proponeva di costruire la strada fino a Gias Balma Massiet, mentre oggi viene indicata la potenziale prosecuzione anche oltre tale alpeggio.
È doveroso ricordare che le motivazioni addotte al tempo dai progettisti coincidono con le attuali (Accessibilità delle aree a pascolo), che tuttavia non risultano oggi quanto ieri ragionevoli ed accettabili nel computo del rapporto costo/beneficio, non solo economico.
Preme ricordare come già sette anni fa il CAI Torino, il CAAI (Club Alpino Accademico Italiano), le Scuole di Alpinismo del CAI, le associazioni in difesa della natura selvaggia quali ‘mountainwilderness’ ed anche una rappresentanza degli abitanti storici di Forno Alpi Graie (Frazione di Groscavallo da cui si diparte il Vallone di Sea) si espressero coralmente a sfavore e si mobilitarono, non solo protestando, ma dimostrando efficacemente la non convenienza dell’opera proposta, che venne allora accantonata.
L’esperienza passata ci porta a ribadire le ragioni per cui la maggioranza dei frequentatori del Vallone di Sea ritiene sconveniente l’esecuzione dell’opera, che sono emerse su quotidiani e blog on-line e sono state esplicitate dalla Commissione Interregionale Tutela Ambiente Montano del CAI (CITAM-LPV) e presentate in parallelo a questa lettera. Qui si intende sottolineare come questi anni trascorsi ci abbiano lasciato in eredità un’evoluzione del Vallone di Sea che ha visto aumentare la frequentazione di escursionisti, trail-runner, rocciatori, alpinisti, ghiacciatori e scialpinisti che cercano in questi luoghi la natura incontaminata non più reperibile nella maggior parte degli ambienti montani, che la strada vorrebbe alterare anche in questo angolo ancora intatto.
Nel 2017 è nata dall’aggregazione di soci CAI appartenenti a varie sezioni tra cui quella di Torino l’associazione Valli di Lanzo in Verticale, che annualmente organizza una manifestazione / raduno, che è stata ed è tuttora strumentale allo sviluppo attivo di un turismo sostenibile (ispirandosi ad esempio al caso virtuoso della Val Maira), che garantirebbe tanto lo sviluppo economico quanto la preservazione dei delicati equilibri naturali di questi luoghi.
Con la presente, la Sezione di Torino del CAI intende prendere nuovamente posizione manifestando la contrarietà all’esecuzione di tale opera e mostrando la preoccupazione che gli sforzi fatti finora per lo sviluppo delle Valli di Lanzo ed in particolare del Vallone di Sea vengano vanificati.
Parimenti questa sezione, insieme alla scuola di alpinismo del CAI "Giusto Gervasutti", ha già manifestato l’intenzione di continuare a sostenere le manifestazioni quali il raduno di settembre 2024, che costituirà una nuova occasione per sensibilizzare i partecipanti sulla situazione del Vallone di Sea ed ampliare nuovamente la platea dei fruitori e contribuenti alla sua economia.
Con la speranza che questa lettera venga recepita come una forma di apertura al dialogo, ci rendiamo disponibili alla discussione ed al supporto dell’amministrazione attuale e futura per sostenere il processo decisionale in atto.
Il Consiglio Direttivo del CAI Torino
Edicola digitale
I più letti
Ultimi Video
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.