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Stellantis, fabbriche in agonia: Elkann in Parlamento per vendere sogni?

Promesse, investimenti annunciati e un crollo della produzione del 63,4%: il presidente di Stellantis prova a rassicurare la politica, ma il futuro dell'auto in Italia resta un rebus

Stellantis, fabbriche in agonia: Elkann in Parlamento per vendere sogni?

Elkann

Un impegno solenne per rilanciare le fabbriche italiane, garantire l’occupazione e riscrivere il rapporto tra Stellantis e il Paese, ma soprattutto la conferma di un nuovo corso “post Tavares” che promette dialogo anziché minacce e diktat. Queste le grandi attese che il mondo politico coltiva in vista dell’audizione parlamentare di John Elkann, mercoledì, a Montecitorio.

Il presidente del colosso automobilistico parlerà alle 14.30 nella Sala Mappamondo davanti alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato. Non sarà solo l’azionista di riferimento, ma l’amministratore delegato ad interim, dopo l’uscita di Carlos Tavares, per cui ora guida il comitato esecutivo in attesa di nominare un nuovo CEO entro giugno. Al suo fianco il capo Europa Jean-Philippe Imparato e la responsabile Italia Antonella Bruno.

L’addio di Tavares, il primo dicembre, ha aperto una stagione diversa, almeno sulla carta. L’era dello scontro frontale con il governo e le istituzioni sembra archiviata: Stellantis si presenta come una realtà pronta a dialogare, a investire e a puntare sull’Italia. Lo dimostra il "Piano Italia", presentato il 17 dicembre al Mimit, con 2 miliardi di euro promessi per gli stabilimenti e 6 miliardi per gli acquisti da fornitori italiani. A Torino nessuna chiusura di fabbriche, nessun licenziamento e persino una parziale inversione di rotta: la produzione dei cambi per le ibride a Termoli e il lancio anticipato della 500 ibrida a Mirafiori (novembre 2025). Per non parlare della sede di Stellantis Europa, trasferita sotto la Mole, e della futura riapertura della storica Palazzina uffici nel 2027. Un cambio di rotta che il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha definito "significativo".

Eppure, dietro la facciata degli annunci, restano ombre e incognite pesanti. Mentre Elkann inanella visite istituzionali tra USA, Francia e Germania, gli stabilimenti italiani arrancano: la cassa integrazione dilaga, il rilancio della Maserati resta un miraggio e la gigafactory di Termoli è ancora un progetto sulla carta. E poi c'è il nodo più spinoso: i numeri. Secondo l’Anfia, la produzione di auto in Italia è crollata del 63,4% a gennaio rispetto allo stesso mese del 2024. Un tracollo che evidenzia come gli impegni scritti sui comunicati stampa abbiano un disperato bisogno di diventare realtà.

Mercoledì Elkann dovrà convincere la politica che Stellantis è pronta a investire davvero nel sistema produttivo italiano, ma dovrà anche battere un colpo al governo. La sfida dell’automotive è complessa e il colosso italo-franco-americano non può affrontarla da solo. Servono incentivi strutturali, una strategia industriale chiara e un quadro normativo che non penalizzi il settore. Il rischio, altrimenti, è che il "nuovo corso" resti solo un'operazione di maquillage mentre il motore della produzione italiana continua a spegnersi.

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