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15 Marzo 2025 - 12:07
mietitrebbia
L’agricoltura torinese è sotto pressione a causa della massiccia importazione di grano canadese trattato con il Glifosato, un erbicida vietato in Italia nella fase di pre-raccolta. Il fenomeno, in crescita costante, sta mettendo in difficoltà i produttori locali, abbassando i prezzi riconosciuti agli agricoltori piemontesi e creando un evidente squilibrio nel mercato.
Coldiretti Torino lancia l’allarme: la produzione di grano è un settore strategico per le campagne torinesi, con oltre 20mila ettari coltivati e una produzione annua di oltre un milione di quintali di grano tenero. Questo grano è fondamentale per i panifici e per le aziende dolciarie del territorio, che utilizzano materie prime locali per prodotti come panettoni e colombe. Ma il sistema è in crisi: l’invasione del grano estero, privo degli stessi vincoli normativi in materia di sicurezza alimentare e ambientale, rischia di compromettere la redditività di un intero settore.
Il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici, evidenzia il pericolo per le filiere locali di qualità come il "Gran dji Bric", coltivato nelle colline chivassesi con 130 ettari e una produzione annua di 9mila quintali, e il grano di Stupinigi, destinato esclusivamente alla panificazione torinese. "Se i nostri cerealicoltori continueranno a essere penalizzati dalle importazioni sleali, rischiamo di veder scomparire una coltura sempre più strategica per la sovranità alimentare del nostro Paese", avverte Mecca Cici.
A livello nazionale, la situazione è ancora più critica. Secondo i dati della Dg Agri sulla campagna commerciale 2024/2025, tra luglio e dicembre 2024, il Canada ha esportato in Italia 392mila tonnellate di grano duro, con un incremento del 68% rispetto all’anno precedente. Questi numeri sono destinati a crescere nei prossimi mesi.
Parallelamente, il raccolto italiano ha subito un calo del 20%, mentre le scorte nell’Unione Europea sono in diminuzione. Il paradosso è che, nonostante la minor disponibilità di prodotto, i prezzi pagati agli agricoltori continuano a crollare, spinti al ribasso dall’afflusso incontrollato di cereali stranieri coltivati con pratiche vietate nell’UE.
"Non possiamo permettere che il grano torinese venga schiacciato da prodotti che non rispettano le stesse regole ambientali e sanitarie. I nostri agricoltori lavorano con standard altissimi, ma vengono messi fuori mercato da pratiche sleali", denuncia Coldiretti Torino.
Coldiretti ribadisce la necessità di un’armonizzazione delle regole commerciali, basata sul principio di reciprocità e trasparenza. Non si tratta di chiudere le porte all’importazione, ma di garantire che i prodotti agroalimentari in ingresso rispettino gli stessi standard imposti agli agricoltori italiani. Proprio su questo punto, l’associazione ha guidato la riunione delle organizzazioni agricole del G7 a Ortigia, sollecitando un cambio di passo nelle politiche di controllo.
Il presidente provinciale di Coldiretti, Bruno Mecca Cici
Il problema non riguarda solo il grano canadese. Negli ultimi anni, il mercato italiano è stato inondato da cereali provenienti anche dalla Turchia e dalla Russia, spesso in coincidenza con la stagione della raccolta italiana, con un effetto devastante sui prezzi.
Un altro aspetto preoccupante è quello della sicurezza alimentare. Nei paesi extraeuropei vengono impiegati prodotti fitosanitari da tempo vietati nell’UE. Il grano turco è trattato con sostanze come il Carbendazim, fungicida sospettato di avere effetti cancerogeni, e il Malathion, tossico per le api. Il Glifosato, utilizzato in Canada e Russia per l’essiccazione del grano prima della raccolta, è proibito in Italia. In Ucraina, invece, viene impiegato il Chlorothalonil, un altro fungicida sospetto cancerogeno.
"I consumatori devono sapere cosa arriva sulle loro tavole. Noi chiediamo trasparenza, perché le nostre aziende agricole rispettano regole rigide mentre il grano che arriva dall’estero non sempre garantisce gli stessi standard di sicurezza", sottolinea Coldiretti.
Le dinamiche internazionali potrebbero aggravare ulteriormente la situazione. Il rapporto della Commissione per lo Sviluppo del Grano del Saskatchewan evidenzia che la guerra commerciale tra Stati Uniti e Canada potrebbe ridurre le esportazioni canadesi verso gli USA, con il rischio che queste eccedenze vengano dirottate in Europa e in particolare in Italia.
A livello globale, le stime per il 2024/2025 prevedono un calo delle scorte di grano nell’Unione Europea (dal 6% al 4%), mentre Stati Uniti e Cina registreranno un incremento, rispettivamente all’8% e al 53%. Questi numeri delineano un mercato sempre più polarizzato, in cui l’Italia rischia di diventare il principale mercato di sbocco per i grani esteri di minor qualità.
Di fronte a questo scenario, Coldiretti ha intensificato le proprie azioni di controllo nei porti, monitorando gli arrivi di grano straniero e chiedendo verifiche più rigide sulle merci importate. L’obiettivo è garantire il rispetto delle norme ambientali, sanitarie e di tutela del lavoro anche per i prodotti di origine estera.
"Dobbiamo difendere il nostro grano, le nostre aziende e la nostra sicurezza alimentare. Chiediamo alle istituzioni di intervenire con controlli più stringenti e di garantire che tutti i prodotti che entrano in Italia rispettino le stesse regole imposte ai nostri agricoltori", conclude Coldiretti.
La battaglia per la trasparenza è ormai cruciale: senza regole chiare, il rischio è quello di vedere scomparire intere filiere produttive locali, con ripercussioni economiche, ambientali e sociali su tutto il comparto agricolo italiano.
Il problema non riguarda solo il grano canadese. Negli ultimi anni, il mercato italiano è stato inondato da cereali provenienti anche dalla Turchia e dalla Russia, spesso in coincidenza con la stagione della raccolta italiana, con un effetto devastante sui prezzi.
Un altro aspetto preoccupante è quello della sicurezza alimentare. Nei paesi extraeuropei vengono impiegati prodotti fitosanitari da tempo vietati nell’UE. Il grano turco è trattato con sostanze come il Carbendazim, fungicida sospettato di avere effetti cancerogeni, e il Malathion, tossico per le api. Il Glifosato, utilizzato in Canada e Russia per l’essiccazione del grano prima della raccolta, è proibito in Italia. In Ucraina, invece, viene impiegato il Chlorothalonil, un altro fungicida sospetto cancerogeno.
Nonostante queste evidenze, le importazioni continuano senza vincoli stringenti, mettendo a rischio sia la salute dei consumatori che la competitività degli agricoltori italiani.
Le dinamiche internazionali potrebbero aggravare ulteriormente la situazione. Il rapporto della Commissione per lo Sviluppo del Grano del Saskatchewan evidenzia che la guerra commerciale tra Stati Uniti e Canada potrebbe ridurre le esportazioni canadesi verso gli USA, con il rischio che queste eccedenze vengano dirottate in Europa e in particolare in Italia.
A livello globale, le stime per il 2024/2025 prevedono un calo delle scorte di grano nell’Unione Europea (dal 6% al 4%), mentre Stati Uniti e Cina registreranno un incremento, rispettivamente all’8% e al 53%. Questi numeri delineano un mercato sempre più polarizzato, in cui l’Italia rischia di diventare il principale mercato di sbocco per i grani esteri di minor qualità.
Di fronte a questo scenario, Coldiretti ha intensificato le proprie azioni di controllo nei porti, monitorando gli arrivi di grano straniero e chiedendo verifiche più rigide sulle merci importate. L’obiettivo è garantire il rispetto delle norme ambientali, sanitarie e di tutela del lavoro anche per i prodotti di origine estera.
La battaglia per la trasparenza è ormai cruciale: senza regole chiare, il rischio è quello di vedere scomparire intere filiere produttive locali, con ripercussioni economiche, ambientali e sociali su tutto il comparto agricolo italiano.
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