AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
13 Marzo 2025 - 15:56
Educazione con asini
C’è un’agricoltura che non si limita a produrre cibo, ma coltiva anche sogni, speranze e opportunità per chi spesso si trova ai margini della società. È l’agricoltura sociale, un modello che affonda le radici nella tradizione contadina ma che guarda al futuro con una missione chiara: creare inclusione, favorire l’integrazione, offrire una seconda possibilità a chi la vita ha messo alla prova.
In Piemonte, e in particolare nella provincia di Torino, questo modello si è ormai consolidato, con 19 fattorie sociali riconosciute dalla Regione e iscritte nell’elenco ufficiale delle aziende agricole autorizzate a svolgere attività a forte impatto sociale. Una realtà che cresce anno dopo anno, grazie all’impegno di imprenditori agricoli che hanno deciso di aprire le loro porte a chi ha bisogno di un nuovo inizio.
Queste fattorie non sono semplici aziende, ma vere e proprie comunità, dove la terra diventa strumento di riscatto e il lavoro nei campi si trasforma in un percorso di rinascita. Disabili, rifugiati, migranti, minori in difficoltà, persone con dipendenze e lavoratori svantaggiati trovano qui un ambiente che non giudica ma accoglie, offrendo un’alternativa concreta alla marginalità sociale.
L’agricoltura sociale, riconosciuta ufficialmente da una legge del 2015, non si limita all’inserimento lavorativo. I progetti messi in campo spaziano dalle attività educative per bambini e ragazzi ai programmi di riabilitazione per chi cerca di uscire da un percorso di dipendenza. Nelle fattorie sociali si svolgono attività terapeutiche a contatto con la natura, si utilizzano gli animali per il supporto a terapie psicologiche, si creano spazi di aggregazione per gli anziani, spesso dimenticati nelle comunità locali. Qui si costruiscono opportunità laddove sembra esserci solo esclusione, e la fatica del lavoro agricolo si trasforma in una risorsa, restituendo dignità a chi, troppo spesso, viene considerato solo un problema da gestire.
Secondo Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino, queste fattorie sono un valore aggiunto per tutto il territorio. "Un’azienda agricola che organizza centri estivi per i bambini offre un servizio prezioso alle famiglie, risolvendo un problema concreto tra la fine della scuola e le ferie. Se una fattoria accoglie anziani e li coinvolge nella cura degli animali o delle piante, diventa un punto di riferimento per le comunità in cui i luoghi di aggregazione scarseggiano. In molte realtà, le fattorie sociali collaborano con le ASL, aiutando chi sta cercando di uscire da dipendenze come il gioco d’azzardo, l’alcol o la droga. È una risposta concreta a bisogni reali, un modo per dimostrare che l’agricoltura può essere uno strumento di inclusione, non solo di produzione".
Anche i giovani guardano con interesse a questo modello di agricoltura, perché sempre più spesso desiderano dare un significato più profondo al proprio lavoro. Claudia Roggero, apicoltrice e responsabile provinciale e regionale di Coldiretti Giovani Impresa, sottolinea quanto sia importante il valore umano di queste esperienze. "Quando lavoriamo con persone svantaggiate, bambini, anziani o donne migranti, ci rendiamo conto che la terra può essere molto più di un semplice luogo di produzione. Può diventare un punto di riferimento per chi ha bisogno di ripartire. L’agricoltura sociale è una grande occasione per noi giovani che vogliamo fare impresa, ma vogliamo anche sentirci parte di qualcosa di più grande".
Nella provincia di Torino, le fattorie sociali già riconosciute stanno facendo la differenza. A Torino, la fattoria Growupha dato vita a un progetto di agricoltura urbana che coniuga produzione sostenibile e inclusione sociale. A Villastellone, La Cascina del Mulino ospita bambini e ragazzi con disabilità offrendo loro esperienze didattiche a contatto con la natura. A Pinasca, la fattoria Arcudi di Perro Elisabetta lavora per l’inserimento di persone con fragilità, mentre a Villareggia, Luca Leggero porta avanti progetti di agricoltura biologica con il coinvolgimento di rifugiati e migranti.
A Bricherasio, Il Palaset di Bonansea Luca è diventato un punto di riferimento per le attività terapeutiche con animali, mentre a Angrogna, Piccoli Frutti di Margiacchi Stefano punta sull’inclusione attraverso la coltivazione di piccoli frutti. A Val della Torre, Agriflora di Zampollo Luca ospita persone con disabilità, offrendo loro la possibilità di sperimentare il lavoro agricolo. A Lusernetta, Cascina Serabial di Bricco Cinzia ha avviato progetti di agricoltura sociale rivolti a giovani in difficoltà, e a Luserna San Giovanni, la fattoria di Giai Checco Daniela promuove percorsi di riabilitazione attraverso il contatto con la natura.
A Moncalieri, R.A.M. Radici a Moncalieri sviluppa programmi per il reinserimento di ex detenuti, mentre a Baldissero, la Fattoria Sociale Paideia è specializzata nell’accoglienza di bambini con disabilità. A San Mauro Torinese, Bertotto Stefania ha creato un ambiente in cui il lavoro agricolo si intreccia con percorsi terapeutici. A Settimo Torinese, Settimomiglio lavora sull’inclusione attraverso la produzione ortofrutticola, mentre a Monteu da Po, la fattoria Pancia e Cuore di Liffredo Valter accoglie donne migranti e madri in difficoltà.
A Chieri, La Collinella sviluppa progetti educativi per le scuole, mentre a Leinì, Cascina dei Tigli di Dal Cerro Alessandra è un punto di riferimento per l’inserimento lavorativo di persone con fragilità. A Rivoli, Fattoria Roggero collabora con le ASL per il recupero di persone con dipendenze, e a Druento, l’Azienda Agricola Delton Nadiaunisce agricoltura e inclusione. Infine, a Villardora, l’Azienda Agricola Raseri lavora con associazioni locali per favorire il reinserimento sociale.
Il riconoscimento ufficiale di queste realtà da parte della Regione Piemonte è solo un primo passo. Nei prossimi mesi, molte altre aziende agricole potrebbero entrare a far parte di questo circuito virtuoso, dimostrando che un’agricoltura diversa è possibile. Un’agricoltura che non si limita a produrre, ma che restituisce valore alle persone e alle comunità. Un’agricoltura che, anziché escludere, include.
Edicola digitale
I più letti
Ultimi Video
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.