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10 Marzo 2025 - 09:26
Torino, troppi morti sul lavoro: ogni lavoratore merita di tornare a casa
Il 2025 si apre con un drammatico bilancio nei cantieri di Torino, dove tre lavoratori hanno perso la vita in circostanze che avrebbero potuto essere evitate. Abdelkarim Alaa Ragarb Ramadan, Michele Sergio ed Eugen Daniel Vasiliu sono le ultime vittime di una lunga serie di incidenti mortali che continuano a funestare il settore edile e non solo. Queste tragedie non sono semplici numeri, ma raccontano di vite spezzate, famiglie distrutte e di una città che si interroga su come sia possibile morire ancora sul posto di lavoro.
La vicenda di Abdelkarim Alaa Ragarb Ramadan, morto in un capannone a Leinì, è un caso emblematico della scarsa sicurezza nei cantieri. Dopo una caduta da dieci metri, invece di ricevere un immediato soccorso medico, è stato trasportato dai colleghi con mezzi propri, cercando di coprire l’accaduto. Questo comportamento non solo evidenzia una carenza nelle procedure di emergenza, ma anche una cultura del lavoro dove la sicurezza sembra ancora essere un optional.
Michele Sergio, titolare di una ditta individuale, ha perso la vita in un cantiere di Barriera di Milano, precipitando dal quarto piano insieme al cestello e alla ringhiera del balcone su cui stava lavorando. Nonostante i tentativi disperati del 118, per lui non c’è stato nulla da fare. La sua morte porta alla luce la fragilità delle strutture temporanee e l’urgenza di controlli più severi per evitare il ripetersi di simili tragedie.
Infine, Eugen Daniel Vasiliu è deceduto mentre montava una giostra al luna park della Pellerina. Un malore improvviso o forse una caduta fatale, il risultato non cambia: un’altra vita spezzata sul lavoro. Il settore degli eventi temporanei, spesso trascurato in termini di sicurezza, si dimostra ancora una volta terreno fertile per rischi evitabili.
I numeri parlano chiaro: quasi sei morti al mese nei cantieri del Piemonte, con un incremento del 36,4% dei decessi rispetto all’anno precedente. Nonostante un lieve calo degli infortuni registrato dalla CISL, il numero di vittime continua a salire. Un paradosso che riflette la mancata applicazione delle norme esistenti e la scarsa sensibilizzazione sul tema.
Le istituzioni e le imprese devono assumersi la propria responsabilità: servono più controlli, maggiori investimenti in formazione e attrezzature sicure, e una vera cultura della sicurezza. Ogni lavoratore ha diritto di tornare a casa sano e salvo, eppure questo principio continua a essere disatteso. È fondamentale che i sindacati, le aziende e il governo collaborino per rendere la sicurezza sul lavoro una priorità assoluta, non solo sulla carta ma nella realtà quotidiana.
L'Italia continua a contare troppe morti sul lavoro, un problema che sembra cronicizzato e di cui si parla spesso solo dopo le tragedie. Ogni vittima rappresenta una sconfitta per il sistema produttivo e per l’intera società, segnalando gravi carenze nei controlli, nella formazione e nel rispetto delle normative. Non è accettabile che nel 2025 si debba ancora morire a causa di impalcature insicure, dispositivi di protezione mancanti o regole ignorate. Serve un cambio di mentalità immediato, un patto sociale che metta al centro la vita dei lavoratori e imponga una rivoluzione culturale nel mondo del lavoro. Solo così si potrà davvero invertire questa tendenza tragica e inaccettabile.
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