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07 Marzo 2025 - 18:53
Il branco in Piazza del Rondolino
Sono quattro, per ora. Ma il numero potrebbe salire nei prossimi giorni. Sono madri, donne, cittadine che non si arrendono. Madri che vogliono giustizia, che vogliono sicurezza, che vogliono poter dire ai loro figli: "Puoi uscire tranquillo, la città è un posto sicuro". Ma non possono. Perché la notte del 21 febbraio, in piazza del Rondolino, qualcuno ha deciso che la legge del più forte vale più di qualsiasi altra regola. E quel qualcuno ora cammina ancora per le strade, come se nulla fosse successo.
Venerdì prossimo queste mamme incontreranno il sindaco Matteo Chiantore. E non saranno silenziose.
“Mio figlio è uno di quelli aggrediti in piazza del Rondolino” ci racconta Piera, con la voce spezzata dalla rabbia e ancora con un groppo in gola.
“Di ragazzi che hanno paura a girare per la città ce ne sono tanti, ma non parlano. Hanno paura di denunciare, paura di ritorsioni. Voglio fare qualcosa, ma non so cosa. Sto radunando tutte le mamme che, come me, si trovano in questa situazione. Perché non possiamo accettarlo, non possiamo lasciar correre.
E il dolore delle famiglie si unisce allo sgomento di un'intera comunità. Perché quello che è successo non è una banale rissa tra ragazzi. Non si tratta di una lite finita male. Quello che è successo è stato un pestaggio brutale, feroce, senza regole, senza pietà. Una vera e propria spedizione punitiva.
Due ragazzi di 25 anni, finiti nel mirino di un branco. Uno di loro è stato ferito con lama da taglio alla schiena con una violenza disumana, per ben tre volte. La sua testa è stata aperta, e ora porta venti punti di sutura. Ma non si sono fermati. Lo hanno preso a sprangate in faccia, a cali e pungi. Gli hanno rotto gli zigomi. Gli hanno spaccato la mandibola. Si è inginocchiato, ha chiesto pietà. Ma pietà non c'è stata. Ha provato a scappare con la sua auto, terrorizzato, insanguinato. Ma loro non avevano finito. Hanno sfondato il finestrino. Gli hanno rotto i denti con una spranga. Lo volevano a terra, lo volevano distrutto. Volevano l’auto. Alla fine non sa neanche lui come ha fatto, è riuscito, da solo a raggiungere il pronto soccorso dell’ospedale di Ivrea
L'amico, un giovane fisioterapista, non è stato risparmiato. Colpito allo stomaco, in testa, è svenuto. Lo hanno lasciato lì, inerme. Solo Dio sa come sia riuscito ad arrivare in ospedale.
E mentre questi due ragazzi, colpevoli di niente, sono ancora sotto shock, con il terrore negli occhi e le ferite sul corpo, chi ha fatto questo è ancora lì. Ragazzi tra i 20 e i 23 anni che si credono intoccabili. Ragazzi che non dovrebbero più mettere piedi in città perché su di loro pende un Daspo continuano a camminare indisturbati.
Perché? Chi li protegge? Chi permette che restino impuniti?
La città ha paura. I giovani hanno paura. Le famiglie hanno paura.
Le mamme non ci stanno. E stavolta non mollano. Non vogliono solo risposte. Vogliono giustizia. E la vogliono adesso.
Le mamme che volessero mettersi in contatto con Piera possono contattare la redazione.
Negli ultimi mesi, a Ivrea si è assistito ad un’escalation di episodi criminali che hanno trasformato la città in un luogo sempre più insicuro per residenti e commercianti.
Aggressioni, rapine e risse si susseguono con inquietante regolarità. Il malcontento è ormai diffuso, tanto che i commercianti, esasperati, hanno deciso di organizzarsi e di presentare un elenco dettagliato di richieste all'Amministrazione comunale per ottenere misure concrete.
L’elenco dei fatti finiti alla ribalta della cronaca è lungo. Limitando agli ultimi mesi. Ad agosto 2024, un uomo è stato brutalmente aggredito e colpito al volto nel piazzale del Movicentro, zona già nota per degrado e criminalità. Nemmeno il tempo di assorbire la notizia che, il 2 settembre, un giovane è stato accoltellato da un gruppo di individui di origine nordafricana, sempre al Movicentro. Ferito ma non in pericolo di vita, è stato dimesso con pochi giorni di prognosi.
A ottobre, la situazione è degenerata ulteriormente. Il 16, una turista indiana di 40 anni, in viaggio sulla via Francigena, è stata rapinata nei pressi del Movicentro da un uomo col volto coperto, che l’ha scaraventata a terra prima di fuggire con la sua borsetta. Una scena da far west, ripetutasi pochi giorni dopo, il 23 ottobre, con un episodio ancora più grave: il titolare della vineria "Nando", sul Lungo Dora, è stato vittima di una rapina a mano armata nel parcheggio del locale. Minacciato con un coltello, si è visto sottrarre alcune centinaia di euro e il cellulare prima che il malvivente fuggisse nel buio.
Ma la violenza non si è fermata. Il 15 novembre, un uomo di 38 anni è stato aggredito nel sottopassaggio tra via Aldisio e via Arduino, riportando ferite alle gambe suturate con otto punti. Sei giorni dopo, il 21 novembre, un’altra escalation al Movicentro, dove una rissa tra una dozzina di persone si è conclusa con due giovani feriti da arma da taglio, trasportati d’urgenza al pronto soccorso. Il 25 novembre, un’altra aggressione nella zona del Bennet, dove una lite tra due individui è degenerata in un violento scontro.
A dicembre, la criminalità ha spostato il mirino sui negozi. Nella notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre, due individui armati di coltelli hanno tentato di rapinare il Beer Shop Alibi in via Arduino. Solo l’intervento provvidenziale di un testimone ha evitato il peggio, mettendo in fuga i malviventi, poi arrestati in flagranza di reato dalla polizia. Il 12 dicembre, al Lidl di via Ivrea, un uomo ha cercato di rubare una felpa e, nel tentativo di fuggire, ha spintonato un addetto alla sicurezza prima di essere bloccato dai carabinieri.
L’anno nuovo si è aperto con un altro episodio da film noir. Nella notte tra il 17 e il 18 gennaio, un uomo mascherato e armato ha fatto irruzione nella sala slot Samsara, minacciando i presenti e costringendo i dipendenti a consegnargli l’incasso della giornata, circa 3mila euro. Nessuno è rimasto ferito, ma la paura si è diffusa tra i commercianti, ormai esasperati. L’ultimo episodio registrato risale al 7 febbraio, quando un diciottenne è stato aggredito in corso Massimo d’Azeglio da due coetanei armati di una bottiglia rotta, che lo hanno costretto a consegnare il cellulare.
Di fronte a questa ondata di violenza, i commercianti di Ivrea hanno deciso di alzare la voce. Costretti a lavorare tra paura e incertezza, hanno dato vita a un comitato che ha presentato un lungo elenco di richieste al sindaco.
Chiedono più pattugliamenti, maggiore presenza delle forze dell’ordine nelle zone critiche e interventi strutturali per evitare che Ivrea continui a essere ostaggio della criminalità.
Il degrado è sotto gli occhi di tutti, ma la risposta delle istituzioni si fa ancora attendere.
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