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Torino, il Consiglio Comunale si blocca per un crocifisso nel taschino. E i problemi della città possono attendere

Seduta sospesa per oltre un'ora e mezza dopo che Silvio Viale si è presentato con un crocifisso nella giacca. La presidente Grippo lo accusa di spettacolarizzazione, ma il simbolo sulla parete resta intoccabile. Uno show surreale che spiega perché i cittadini si allontanano dalla politica

Silvio Viale e il Crocifisso: Scontro in Consiglio Comunale a Torino

Silvio Viale e il Crocifisso: Scontro in Consiglio Comunale a Torino

Consiglio Comunale di Torino e ennesimo teatrino che spiega, meglio di qualsiasi sondaggio, perché i cittadini si allontanano dalla politica. Questa volta il casus belli è stato un crocifisso, ma non quello appeso da decenni nella Sala Rossa. No, a scatenare l’indignazione della presidente del Consiglio Maria Grazia Grippo e a mandare in tilt l’aula è stato un crocifisso nel taschino di Silvio Viale. Un oggetto talmente piccolo da passare inosservato, se non fosse che qualcuno ha deciso di farne una questione di Stato.

Risultato? Consiglio Comunale bloccato per oltre un’ora e mezza, discussione sospesa, lavori paralizzati. Non per la sicurezza della città, non per le condizioni dei trasporti, non per il caro-affitti o per i servizi che peggiorano di giorno in giorno. No, tutto si ferma perché un consigliere osa indossare lo stesso simbolo religioso che campeggia sulla parete della sala consiliare.

 

L’incoerenza è servita su un vassoio d’argento: il crocifisso esposto è tradizione, il crocifisso nel taschino è una provocazione inaccettabile; il primo è identità culturale, il secondo è uno sfregio alle istituzioni laiche. Non è chiaro quale sia la logica di questa distinzione, ma è chiaro che c’è chi preferisce fare battaglie su questi temi piuttosto che affrontare le questioni reali.

Silvio Viale, che da mesi chiede la rimozione del crocifisso dall’aula consiliare, ha trovato un modo perfetto per mettere a nudo l’assurdità della situazione. Se il simbolo deve rimanere sulla parete perché parte della storia, perché non può stare nel taschino di un consigliere? Domanda lecita, risposta sconcertante: seduta sospesa, aula in fibrillazione, la laicità delle istituzioni a rischio per un oggetto di pochi centimetri.

Ma il vero capolavoro è arrivato dopo. Viale non si è limitato a difendere il suo crocifisso, ma ha deciso di rilanciare: ha portato in aula un cesto pieno di crocifissi e li ha offerti ai colleghi consiglieri. E lì la scena ha toccato il grottesco. C’era chi rifiutava sdegnato, chi accettava con imbarazzo, chi si guardava intorno cercando di capire se fosse più conveniente fingersi scandalizzato o ignorare la situazione. E intanto il Consiglio rimaneva fermo, i problemi dei torinesi sospesi in attesa che si decidesse il destino del crocifisso tascabile.

Intanto fuori dall’aula la città si muove, i problemi restano, i cittadini si disinteressano sempre di più a una politica che appare lontana anni luce dalla realtà. Come può un cittadino fidarsi di un’istituzione che si blocca per una questione così ridicola? Come può chi è alle prese con la precarietà, con i rincari, con strade dissestate e servizi insufficienti prendere sul serio chi si batte per un simbolo religioso se è nel posto sbagliato, ma lo difende con forza se è sulla parete giusta?

La politica si lamenta dell’astensionismo, ma poi regala ai cittadini spettacoli come questo. Se l’obiettivo è far capire ai torinesi che la Sala Rossa è sempre più un’arena di sterili battaglie ideologiche e sempre meno il luogo in cui si risolvono i loro problemi, possiamo dire che la missione è perfettamente riuscita.

Insomma, mentre i cittadini si chiedono perché la politica non risolva i problemi reali, in Consiglio si dibatte del crocifisso di Viale come se fosse la questione più urgente per Torino. E magari domani qualcuno si indignerà per un’immagine sacra su uno zainetto o per una statua troppo in vista. Perché, si sa, ci sono battaglie più importanti da combattere che migliorare la vita dei cittadini.

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