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Torino

Crociata (persa) di Silvio Viale: il Consiglio lo silura e lo caccia con i crocifissi in mano

Referendum bocciato con 29 voti contrari e una sola preferenza a favore. Il radicale porta in aula un cestino pieno di crocifissi per i consiglieri, ma viene allontanato. "Ossessione", "provocazione", "problemi seri": la maggioranza non usa giri di parole

Silvio Viale e la battaglia sul crocifisso: il Consiglio Comunale dice no al referendum

Crociata (persa) di Silvio Viale: il Consiglio lo silura e lo caccia con i crocifissi in mano

Niente da fare per il referendum sul crocifisso in Sala Rossa. Con 29 voti contrari e il solo voto favorevole del proponente, il Consiglio comunale di Torino ha respinto senza esitazioni la delibera presentata dal Radicale Silvio Viale, che chiedeva di sottoporre ai cittadini la decisione sulla presenza del simbolo religioso nell’aula consiliare. Insomma, per la maggioranza la questione è già chiusa e non merita ulteriori discussioni.

Ma Viale, si sa, non è tipo da arrendersi facilmente e ha deciso di dare un tocco teatrale alla sua sconfitta. Si è presentato in aula con un cestino pieno di piccoli crocifissi, annunciando con tono sarcastico: «Alla fine della vicenda li distribuirò ai consiglieri, visto che tengono tanto a questo simbolo, così ognuno potrà averne uno tutto per sé».

Il crocifisso

Un gesto che, prevedibilmente, non è stato apprezzato. La presidente del Consiglio, Maria Grazia Grippo, lo ha più volte richiamato, fino a ordinare il suo allontanamento dall’aula. Per qualcuno una provocazione di cattivo gusto, per altri l’ennesimo episodio di una battaglia che ormai somiglia più a una crociata personale che a un dibattito politico.

Ma perché tutta questa insistenza? Viale lo ha spiegato chiaramente: «Abbiamo già votato due volte e alcuni consiglieri si sono espressi contro la presenza del crocifisso. Imporlo è una mancanza di rispetto verso chi la pensa diversamente».Secondo lui, la questione non è solo simbolica, ma riguarda un principio più ampio: «Non può essere una decisione imposta. Chiediamo ai cittadini cosa ne pensano».

Dall’altra parte, le reazioni non si sono fatte attendere. Enzo Liardo (Fratelli d’Italia) ha liquidato la questione con un certo fastidio: «Quella del collega è un’ossessione, il Consiglio si è già espresso e non c’è altro da aggiungere». Gli ha fatto eco Giuseppe Catizone (Lega), ricordando che la proposta di referendum ha anche un parere negativo di regolarità tecnica, oltre al fatto che la maggioranza ha già detto chiaramente di no.

A rincarare la dose ci ha pensato Angelo Catanzaro (Pd), che ha esibito un cartello con scritto: «Viale, Torino ha problemi seri. Basta provocazioni». Un messaggio che, tra le righe, suggerisce che ci sarebbero questioni ben più urgenti di cui occuparsi.

Ma attenzione, perché nemmeno tra i progressisti c’è unanimità. Emanuele Busconi (Sinistra Ecologista) ha riconosciuto che «la laicità delle istituzioni è un concetto ancora poco digerito», ma ha bocciato il referendum: «La cittadinanza deve essere coinvolta su temi più importanti». Andrea Russi (Movimento 5 Stelle) ha invece precisato: «Non siamo contrari al referendum in sé, ma deve partire dai cittadini, non da un consigliere comunale».

E poi c’è chi, senza giri di parole, difende il crocifisso. Ivana Garione (Moderati) ha detto chiaramente: «Io sono laica, ma ritengo che il crocifisso debba restare».

Il sipario cala, ma la questione potrebbe non essere chiusa. Viale ha già depositato altre quattro delibere sul tema, segno che la sua battaglia non si fermerà qui. E chissà, magari alla prossima votazione qualcuno accetterà il crocifisso in regalo.

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