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Cronaca
23 Febbraio 2025 - 12:46
Incredibile: tra i rifiuti nel Po riaffiora un "Velo Ok" per la rivelazione della velocità!
Non sarà l’effetto di Fleximan, ma la scena si avvicina. Tra i rifiuti raccolti ieri, sabato 22 febbraio, durante la giornata di pulizia organizzata dai volontari di Volontà Verde e dagli Amici del Po, è spuntato qualcosa di inaspettato: un dispositivo Velo Ok per il rilevamento della velocità. La scoperta è avvenuta alla foce del Gazzelli, dove il Canale si getta nelle acque del Po, nel territorio di San Sebastiano da Po.
E ora la domanda è una sola: potrebbe trattarsi del Velo Ok scomparso esattamente un anno fa?
Era il marzo 2024 quando il Comune di San Sebastiano da Po si ritrovò senza uno dei suoi sette autovelox arancioni posizionati lungo la Strada Provinciale 468 per Asti, in località Caserma. Un furto avvenuto nel cuore della notte, ripreso dalle telecamere di sorveglianza.
Il sindaco Beppe Bava, all’epoca, aveva subito presentato denuncia ai Carabinieri e pubblicato sui social le immagini del furto, sperando che qualcuno riconoscesse i responsabili. Si sospettava che il dispositivo potesse essere stato gettato nel canale Gazzelli, ma le ricerche del vigile non avevano dato esito.
Ora, a distanza di dodici mesi, il ritrovamento nel Po apre nuovi interrogativi. Si tratta proprio di quel Velo Ok rubato a San Sebastiano da Po?
Potrebbero riaccendersi le indagini per individuare i responsabili. Tuttavia, il furto di autovelox non è un caso isolato.
Negli ultimi anni, episodi simili si sono moltiplicati in tutto il Piemonte e non solo. A Bollengo, ad esempio, un gruppo di persone a bordo di un’Ape aveva portato via un altro Velo Ok posizionato lungo via Burolo, mentre a Druogno, in Val Vigezzo, un uomo di 50 anni è stato denunciato per aver sradicato due autovelox lungo la Strada Statale 337.
Ma il Velo Ok non è stato l’unico ritrovamento significativo nel corso della giornata. Frammenti di buste, bottiglie e rifiuti vari sono emersi dalle acque del Po, evidenziando un altro problema ambientale che tocca da vicino il territorio: l’inquinamento da microplastiche. E i dati parlano chiaro: è proprio a Chivasso che si registra la concentrazione più alta lungo tutto il corso del fiume.
Lo confermano i risultati della seconda tornata di rilevazioni del Manta River Project 2 e sono stati presentati lo scorso 6 dicembre. Con una media di 4,2 particelle per metro cubo d’acqua, Chivasso supera nettamente altre località come Pontelagoscuro (2,1 n°/m³) e Boretto (1,3 n°/m³), risultando il punto più critico tra le sei stazioni di monitoraggio.
I campionamenti, effettuati dall’Autorità Distrettuale del Po, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, la struttura oceanografica Arpa Daphne e l’AIPo, si sono svolti nell’arco di dodici mesi, da maggio 2022 ad aprile 2023, rilevando la presenza di diverse tipologie di microplastiche. Tra queste, i frammenti risultano i più comuni (56%), seguiti da foam (24%), pellet e fogli (7% ciascuno), granuli (6%) e filamenti (1%).
La prevalenza di microplastiche di origine secondaria suggerisce che la principale causa dell’inquinamento sia la degradazione di oggetti di plastica più grandi, come sacchetti e bottiglie, che finiscono nell’acqua provenendo da fonti terrestri. Nonostante le concentrazioni rilevate nel Po siano inferiori a quelle di grandi fiumi europei come il Reno, il Danubio e l’Elba, gli esperti sottolineano la necessità di armonizzare i protocolli di analisi a livello comunitario per ottenere dati più omogenei e comparabili.
Ad accogliere il team di ricerca a Chivasso, lo scorso aprile, c’erano gli Amici del Po, con l’allora presidente Andrea Fluttero e i volontari dell’associazione. “Siamo molto orgogliosi di essere stati scelti come punto di campionamento sull’asse del Po”, aveva dichiarato Fluttero, sottolineando come l’esperienza di monitoraggio abbia rafforzato la consapevolezza dell’importanza ambientale del fiume e del ruolo che l’associazionismo può svolgere per la creazione di un osservatorio ambientale stabile anche a Chivasso.
I risultati ottenuti rappresentano un passo avanti nella comprensione dell’inquinamento da microplastiche, ma anche un monito a intervenire per ridurre l’impatto delle attività umane sull’ecosistema fluviale. E mentre il mistero del Velo Ok ritrovato nel Po resta ancora da chiarire, la certezza è che il fiume continua a restituire segnali inequivocabili dell’urgenza di un cambiamento.
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