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Lo stalker di Clara Marta rifiuta il braccialetto elettronico: "Ora ho paura!"

"Ha scelto lui per la mia libertà" commenta la vittima che è anche consigliera metropolitana di Forza Italia

Lo stalker di Clara Marta rifiuta il braccialetto elettronico: "Ora ho paura"

"Ha scelto lui per la mia libertà". Pesano come macigni le parole di Clara Marta, consigliera metropolitana di Forza Italia, ma soprattutto vittima di uno stalker che le ha tolto la sua serenità.

Giovedì scorso, Sudais Konateil 35enne originario del Ghana che l'ha perseguitata per anni con minacce, pedinamenti e violazioni continue delle misure restrittive, ha patteggiato la pena di 1 anno e 4 mesi di reclusione che potrà convertire in lavori socialmente utili. Il giudice ha sospeso la misura cautelare in carcere, essendo la pena inferiore ai tre anni di reclusione e gli ha imposto il divieto di avvicinamento alla vittima e ai suoi familiari. Deve restare ad almeno 500 metri da loro. Il Gup Andrea Cavuoti ha stabilito anche l'utilizzo del braccialetto elettronico come misura di sicurezza. Ma Konate ha detto "No".

Clara Marta lo ha scoperto venerdì, quando i carabinieri le hanno notificato il verbale relativo alle misure di sicurezza applicate al suo stalker. C'è tutto: il divieto di avvicinamento, il braccialetto elettronico, il divieto di dimora a San Raffaele Cimena. Ma poi, in basso, lo stesso verbale riporta il rifiuto dell'imputato ad indossare il braccialetto elettronico.

"Non credevo ai miei occhi quando ho letto: Non ha prestato il suo consenso all'applicazione dei dispositivi di controllo elettronico mediante braccialetto elettronico. Ma davvero si può scegliere per un'altra persona? La legge gli ha davo la possibilità di scegliere per la mia libertà" commenta indignata Clara Marta.

Il suo senso di insicurezza è ora a livelli massimi. "Io da questo sistema non mi sento affatto tutelata. E' uscito dal carcere e ora mi domando se sanno dov’è andato. Se qualcuno si è preoccupato anche delle vittime. Di me. Della mia famiglia".

La consigliera metropolitana Clara Marta denuncia un sistema inefficace e chiede misure urgenti per tutelare le vittime e responsabilizzare gli aggressori.

Chi tutela davvero le vittime?” Questa è la domanda che oggi pone Clara Marta, consigliera metropolitana della Città di Torino e capogruppo di Forza Italia a Chivasso, dopo anni di persecuzione da parte del suo stalker, Sudais Konate. “Oggi mi chiedo: se lui è libero di scegliere se farsi monitorare oppure no, chi si occupa della mia sicurezza? Chi si assicura che rispetti le restrizioni?” dichiara.

La consigliera Clara Marta nella redazione del nostro giornale

LA STORIA
Il caso ha origine nel 2017, quando Clara Marta, allora assessora comunale a San Raffaele Cimena, aveva promosso un progetto di integrazione per rifugiati. Tra i partecipanti c’era Konate, che sembrava intenzionato a costruirsi un futuro. Ma dietro l’apparente motivazione si celava un’ossessione morbosa che si è trasformata in una persecuzione continua: pedinamenti, messaggi minacciosi, irruzioni nei luoghi istituzionali e persino violazioni dei divieti di avvicinamento.

La situazione è precipitata il 31 agosto scorso, quando, durante una festa patronale, la consigliera si è trovata faccia a faccia con il suo persecutore, che aveva rimosso il braccialetto elettronico e si aggirava liberamente tra la folla, eludendo i controlli delle autorità.

Se non ci fosse stata tanta gente attorno a me, cosa sarebbe successo? Se invece di trovarlo in mezzo alla folla lo avessi trovato sotto casa mia?” denuncia Marta.

Il 20 febbraio l'imputato ha patteggiato la pena di 1 anno e 4 mesi, ma, nonostante la pericolosità dell’uomo, non è stato previsto un monitoraggio obbligatorio tramite dispositivi elettronici, lasciando la vittima nuovamente esposta al rischio di nuove violazioni.

"C'è un paradosso giuridico - incalza Clara Marta -. Il colpevole ha diritto di scegliere, la vittima, no!".
La vicenda solleva una questione gravissima: perché chi ha perseguitato, minacciato e terrorizzato una donna ha la facoltà di scegliere se sottoporsi a un controllo elettronico, mentre la vittima non ha alcun margine di protezione reale.

Mi è stato detto che non si può costringere una persona a indossare il braccialetto elettronico se non lo accetta. Ma allora io, che sono la vittima, posso rifiutarmi di vivere nella paura? Posso rifiutarmi di essere costretta a guardarmi le spalle ogni giorno?”.

Le domande senza risposta non fanno che aumentare il senso di insicurezza: "C’è un altro aspetto inquietante di questa vicenda: dove si trova oggi Konate? Sappiamo che è un clandestino, che non ha una dimora, che non ha famiglia né un punto di riferimento. Chi si è preoccupato di dove andrà a dormire? Chi si è chiesto cosa farà ora? Non possiamo continuare a trattare questi casi come problemi solo delle vittime. Il tema della violenza di genere deve prevedere anche un percorso obbligatorio per i carnefici, perché è da lì che si parte per fermare il ciclo della violenza".

LE RICHIESTE ALLE ISTITUZIONI

Di fronte a questa ennesima dimostrazione dell’inefficacia delle misure di protezione, Clara Marta chiede alle istituzioni un intervento immediato e concreto per tutelare le vittime di stalking e violenza.

Le proposte che la consigliera avanza includono:
   •   Braccialetto elettronico obbligatorio per chi ha già violato misure restrittive
   •   Sanzioni più severe per chi elude i divieti di avvicinamento
   •   Più potere alle forze dell’ordine per intervenire tempestivamente su segnalazioni di pericolo
   •   Tempi della giustizia più rapidi, per evitare che una denuncia resti solo un pezzo di carta
   •   Piani di supporto psicologico e legale per le vittime, che non devono essere lasciate sole
   •   Percorsi di recupero obbligatori per gli stalker e gli uomini violenti, affinché non reiterino il reato e siano monitorati in modo attivo anche dopo la scarcerazione

“Non possiamo accettare che il sistema protegga più i colpevoli che le vittime. Troppe donne sono state uccise da uomini che avevano già ricevuto restrizioni che non sono state fatte rispettare. Non aspettiamo il prossimo femminicidio per agire. Il momento di cambiare le cose è adesso.

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