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21 Febbraio 2025 - 10:54
Negging: il pericoloso gioco psicologico che mina l’autostima
Nelle relazioni di oggi, spesso mediate dalla tecnologia e dai social, si stanno diffondendo comportamenti tossici che possono passare inosservati ma avere conseguenze profonde. Uno di questi è il negging, una tecnica manipolativa basata su critiche mascherate da complimenti, usata per minare l’autostima dell’altro e ottenere potere nella relazione.
Il termine deriva dall’inglese negative e indica un comportamento che si manifesta con commenti ambigui, battute taglienti o osservazioni che sembrano apprezzamenti, ma che in realtà nascondono una sottile svalutazione. Frasi come “Hai un bel viso, ma dovresti sorridere di più” o “Sei molto intelligente per una ragazza” sono esempi tipici: all’apparenza innocue, in realtà mettono in dubbio la persona che le riceve, spingendola a cercare continuamente approvazione. Secondo gli esperti di salute mentale, il negging non è un semplice malumore o una battuta infelice, ma una vera e propria strategia per destabilizzare l’altro e abbassarne la sicurezza in se stesso.
Le piattaforme di incontri, come Tinder, sono ambienti in cui il negging si manifesta con maggiore frequenza. Espressioni come “Cerco qualcuno che sia all’altezza” o “Se non sai almeno tre lingue, non ci provare nemmeno” sono solo alcuni esempi di come si possa insinuare un senso di inadeguatezza in chi legge, spingendolo inconsciamente a volersi dimostrare migliore. L’obiettivo di chi usa il negging è chiaro: creare una gerarchia nascosta nella relazione, facendosi percepire come “superiore” e lasciando l’altro in una posizione di insicurezza e dipendenza emotiva.
Il negging e l'amore tossico
Il negging è spesso collegato al gaslighting, un’altra forma di abuso psicologico in cui la vittima viene portata a dubitare di se stessa e delle proprie percezioni. Chi pratica il negging tende a minimizzare le reazioni dell’altro, liquidandole con frasi come “Sei troppo sensibile” o “Non fare drammi”, rendendo ancora più difficile rendersi conto del problema e difendersi. Il primo passo per difendersi è imparare a riconoscerlo. Se un complimento lascia un senso di disagio o insicurezza, probabilmente non è un vero apprezzamento. Se una battuta sembra fatta per sminuire piuttosto che valorizzare, è il caso di prestare attenzione.
Kelman suggerisce di rispondere con fermezza e osservare la reazione dell’altra persona: se il comportamento si ripete o se si evita il confronto, è un segnale chiaro che si tratta di manipolazione. La soluzione migliore è allontanarsi da chi usa queste strategie tossiche, proteggendo così la propria autostima e la qualità delle proprie relazioni.
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