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18 Febbraio 2025 - 11:36
Pannelli fotovoltaici in chiesa
A Settimo Torinese è in corso una rivoluzione. Ma non aspettatevi miracoli o apparizioni divine: stavolta è la Chiesa che scende in campo con una soluzione molto più terrena. In un’epoca in cui le bollette sembrano ascese al cielo più velocemente delle anime dei santi, e le famiglie arrancano tra aumenti e rincari, ecco la nuova idea: una comunità energetica rinnovabile (CER) basata sulle parrocchie. I tetti delle chiese, un tempo simbolo esclusivo di preghiera e raccoglimento, si trasformano in piattaforme fotovoltaiche che generano energia pulita da redistribuire tra i fedeli.
L’iniziativa, che nasce sotto l’egida della Diocesi di Torino e della Pastorale Sociale e del Lavoro, è un primo passo concreto verso la transizione ecologica. Non più solo Messe e sacramenti, dunque, ma anche kilowatt e sostenibilità. L’idea è di fare delle chiese dei piccoli centri di produzione e redistribuzione energetica, creando un modello alternativo che coniuga risparmio economico e rispetto per l’ambiente.
A dare l'annuncio è stata "La Voce del Tempo", quindi non ci sono dubbi che sia vera.
La Comunità Energetica Rinnovabile (CER) è un sistema di produzione e condivisione dell’energia, in cui diversi soggetti – famiglie, enti, aziende – si uniscono per produrre, consumare e scambiarsi energia rinnovabile a livello locale. In questo caso, le parrocchie fungono da cuore pulsante della comunità energetica, ospitando gli impianti fotovoltaici sui loro tetti e mettendo a disposizione l’energia prodotta. Quella che non viene consumata direttamente dalla parrocchia viene redistribuita ai membri della CER, garantendo risparmi sulle bollette e una minore dipendenza dal mercato dell’energia.
I vantaggi, sulla carta, sono evidenti: energia pulita, riduzione delle emissioni di CO₂, coinvolgimento attivo dei cittadini e, soprattutto, una bolletta meno salata per chi aderisce al progetto. In un periodo in cui il costo dell’energia è diventato un incubo per molte famiglie, l’idea di ottenere elettricità a prezzi calmierati grazie ai pannelli solari della chiesa potrebbe sembrare quasi un intervento divino. Ma sarà davvero così?
Secondo don Paolo Mola, responsabile della Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi, il progetto non è solo un gesto simbolico, ma un atto concreto per rispondere alla crisi economica e ambientale. «Le comunità energetiche sono una forma di condivisione che rispecchia i valori della Chiesa. Condividere l’energia significa ridurre le disuguaglianze e prendersi cura del Creato, proprio come ci invita a fare Papa Francesco», spiega il sacerdote.
Le prime Comunità energetiche rinnovabili nasceranno in quattro parrocchie: Piossasco, Settimo Torinese, Villarbasse e Torino. L’obiettivo è ambizioso: creare una rete di comunità energetiche che coinvolga sempre più fedeli, ampliando il modello a tutto il territorio.
L’iniziativa è gestita dalla Fondazione di Partecipazione Laudato Sì ETS, un ente costituito di recente per coordinare il progetto e garantire il funzionamento delle CER ecclesiastiche. La fondazione si occuperà della gestione operativa, dell’installazione degli impianti e del monitoraggio della produzione energetica.
Ma come funziona, in concreto, la redistribuzione dell’energia? Il sistema prevede che i cittadini e le attività che aderiscono alla comunità energetica possano usufruire dell’energia in eccesso prodotta dai pannelli solari delle chiese. Grazie a una piattaforma digitale, la produzione e il consumo verranno monitorati in tempo reale, garantendo che l’energia sia assegnata in modo equo tra i membri della CER. Il tutto con il sostegno di incentivi statali, che rendono il progetto economicamente vantaggioso per tutti i partecipanti.
Naturalmente, non tutti vedono questa iniziativa come una pura manifestazione di altruismo. Alcuni osservatori si chiedono se la Chiesa stia davvero abbracciando l’ecologia per vocazione o se sia anche un’abile operazione di riposizionamento in un mondo sempre più sensibile ai temi ambientali. In fondo, la transizione ecologica è un argomento di tendenza e posizionarsi come promotori di energie rinnovabili può essere anche un modo per riavvicinare una parte della popolazione che guarda con diffidenza alle istituzioni religiose.
Le perplessità non si fermano qui. Chi gestirà realmente queste comunità energetiche? La Chiesa diventerà un piccolo operatore energetico locale? E soprattutto, ci sarà una decima sulle bollette o basterà la solita offerta domenicale? Per ora, non ci sono risposte definitive, ma i promotori assicurano che la gestione sarà trasparente e partecipativa, senza fini di lucro.
Al di là delle possibili letture più scettiche, resta il fatto che la nascita della prima comunità energetica basata sulle chiese è un segnale importante. Se funzionerà, potrebbe diventare un modello replicabile in altre città italiane, spingendo altre diocesi a intraprendere la stessa strada.
Intanto, a Settimo Torinese si attende di vedere i primi effetti concreti di questa nuova luce divina. Se il progetto avrà successo, potremmo assistere a un vero e proprio miracolo: parrocchie che non solo salvano anime, ma anche portafogli. Dopotutto, in tempi difficili, un po’ di energia a buon mercato potrebbe valere più di mille prediche.
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