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Nivolet a "numero chiuso": una carta dei servizi per salvaguardare la marmotta. Ecco spiegato come

Il Colle del Nivolet cambia passo: in arrivo un contingentamento degli accessi

Nivolet a "numero chiuso": una carta dei servizi per salvaguardare la marmotta. Ecco spiegato come

Nivolet a "numero chiuso": una carta dei servizi per salvaguardare la marmotta. Ecco spiegato come

Il Parco Nazionale Gran Paradiso spinge sull’acceleratore della tutela ambientale. Dopo il monitoraggio dell’estate 2024, che ha tracciato in modo puntuale flussi di auto, moto e veicoli vari sulla SP50 per il Colle del Nivolet, l’Ente Parco ha messo nero su bianco una proposta chiara per regolamentare l’accesso veicolare a una delle zone più suggestive e delicate delle nostre Alpi. L’obiettivo? Ridurre l’impatto di un traffico che in certi fine settimana sfiora cifre record, mitigare rumore e inquinamento e, non da ultimo, garantire un’esperienza di visita più coerente con i valori di un’area protetta.

Chi è salito al Colle del Nivolet in estate lo sa bene: tra panorami mozzafiato e laghi alpini, ci si imbatte spesso in un traffico cittadino fuori luogo. Il monitoraggio del 2024 ha svelato che, nei picchi di alta stagione, si sono registrati oltre duemila transiti al giorno (andata e ritorno), con veicoli di ogni tipo, dalle auto ai motocicli, fino ai furgoni. Un vero e proprio assedio motorizzato a quota 2.600 metri, dove l’ambiente d’alta quota, fragile per definizione, paga il prezzo più alto.

Gli studi condotti hanno evidenziato danni concreti a flora, fauna e aria: si passa dalle centinaia di insetti impollinatori investiti fino alle marmotte costrette a ripetute fughe, interrompendo la cruciale attività di alimentazione. Una pressione insostenibile, aggravata dal rumore continuo dei motori, ben oltre i livelli raccomandati per le cosiddette “zone silenziose.”

La strada per il Colle del Nivolet

La proposta preliminare: contingentare gli accessi e potenziare le navette

La soluzione messa in campo dal Parco segue la logica già sperimentata su altre strade di montagna in Italia e in Europa: un numero massimo di veicoli giornalieri, oltre il quale la strada, a partire da località Serrù, si chiude. Nel dettaglio, il piano prevede:

  1. Sbarra automatizzata presso il parcheggio del Serrù: una volta raggiunto il tetto (individuato in circa 300 veicoli al giorno), nessun altro mezzo può proseguire. Ogni uscita riapre un ingresso, così da gestire in tempo reale il ricambio di automobili.
  2. Carta dei Servizi: per poter accedere alla strada, occorre acquistare (anche online) una sorta di ticket, il cui ricavato servirà a mantenere gratuito un servizio di trasporto navetta e a finanziare progetti di conservazione, manutenzione e sensibilizzazione.
  3. Navette più frequenti: per chi non rientra nel contingente di 300 veicoli, o sceglie di lasciare l’auto a valle, sarà disponibile un servizio di navetta (festivo e feriale), da potenziare con corse aggiuntive.

Perché serve una stretta sugli accessi

Non è solo una questione di “pace” per chi passeggia in altura. I dati scientifici raccolti durante l’estate 2024 parlano di alterazioni significative dell’ecosistema:

  • Fauna selvatica: impollinatori, marmotte, piccoli vertebrati investiti o disturbati.
  • Inquinamento acustico: livelli costantemente sopra la soglia raccomandata per le zone silenziose.
  • Emissioni nocive: pur trattandosi di un ambiente di montagna, i gas di scarico si accumulano con un impatto importante sulla qualità dell’aria e sui cicli degli ecosistemi.

In un’area protetta di altissimo pregio naturalistico, consentire l’accesso illimitato fino a oltre i 2.600 metri appare sempre più in contrasto con le finalità stesse di un Parco Nazionale. Da qui la necessità di passare dai soli blocchi domenicali (come il progetto “A piedi tra le nuvole”) a un approccio più sistematico e rigoroso.

Cosa cambierà per turisti e operatori locali

La sfida ora è conciliare l’interesse dei visitatori, che da sempre scelgono il Nivolet per la sua spettacolarità, con la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibilità economica degli operatori turistici. Se da un lato l’introduzione della Carta dei Servizi e del contingentamento potrebbe far temere una riduzione di afflusso, dall’altro vi sono due aspetti positivi:

  • Più qualità e meno sovraffollamento: un ambiente meno congestionato valorizza l’esperienza del visitatore.
  • Potenziamento del trasporto pubblico: grazie agli introiti, la navetta sarebbe gratuita, offrendo un’alternativa comoda e più rispettosa dell’ecosistema.

Gli studi analizzano anche la possibilità di giornate totalmente chiuse al traffico, da dedicare a eventi sportivi, escursionistici o di sensibilizzazione, sulla scia del modello già proposto nelle scorse stagioni.

I prossimi passi: collaborazione e tavoli istituzionali

La palla passa ora ai partner istituzionali, a partire da Città Metropolitana di Torino, Regione Valle d’Aosta e Comuni di Ceresole Reale e Valsavarenche, per definire i dettagli del piano e le tempistiche di attuazione. L’idea è partire gradualmente già dal prossimo anno, testando la formula della sbarra automatizzata, della Carta dei Servizi e di un miglior coordinamento tra ente Parco, forze dell’ordine e soggetti privati incaricati della gestione delle navette.

Sarà un passaggio storico per la SP50, che potrebbe diventare un modello di riferimento per altre aree protette, mostrando come la salvaguardia della natura e la fruizione turistica possano coesistere. Meno auto, più respiro: il Parco Gran Paradiso vuole tornare a offrire un Nivolet silenzioso, meno stressato dai motori e più vicino all’immagine di un vero paradiso alpino.

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