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Torino
17 Febbraio 2025 - 21:57
Svastiche nei bagni del Campus Einaudi: l’odio nazista contro gli studenti LGBTQI+
Un episodio inquietante ha turbato l’ambiente accademico del Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino. Due svastiche naziste sono state disegnate con un pennarello nero nei bagni maschili della scuola di specializzazione per le professioni legali, precisamente sopra adesivi che pubblicizzavano un gruppo della comunità LGBTQI+. A segnalare il gesto, alcuni studenti, che hanno anche tentato di rimuovere le scritte offensive, riuscendo solo in parte: una delle svastiche è ancora visibile.
L’episodio ha destato sdegno e indignazione, non solo per il suo evidente messaggio di intolleranza, ma anche per il tempismo sospetto: il gesto è avvenuto in concomitanza con l’avvio del corso di Queer Studies, un'iniziativa interdisciplinare che affronta questioni legate all’orientamento sessuale, all’identità di genere e ai diritti LGBTQI+. Il corso, tenuto dal professor Antonio Vercellone, docente di diritto privato, ha raccolto un’adesione significativa, con oltre duecento studenti iscritti, segno di un crescente interesse per i temi legati alla diversità e all’inclusione.
L’iniziativa prevede il contributo di esperti, accademici e professionisti, che tratteranno argomenti di ampio respiro, dalla storia del movimento LGBTQI+ alla medicina di genere, dal rapporto tra cristianesimo e omosessualitàall’analisi dei bias di genere nella teoria economica, fino a temi meno dibattuti come le non monogamie e le nuove forme di famiglia. Un programma che, evidentemente, non è gradito a tutti.
Non è la prima volta che simboli dell’odio compaiono all’interno degli atenei italiani, spesso in momenti strategici, come forma di provocazione nei confronti di iniziative legate ai diritti civili. La comunità studentesca ha espresso profonda preoccupazione, chiedendo all’Università di Torino di condannare con fermezza il gesto e di rafforzare le misure per garantire un ambiente accademico libero da intimidazioni. Al momento, non si conoscono gli autori dell’atto vandalico, ma il messaggio che hanno voluto lanciare è chiaro: il tentativo di intimidire chi si batte per i diritti e l’inclusione.
Resta da vedere come risponderà l’ateneo e se verranno presi provvedimenti per individuare i responsabili. Ma se l’intento era quello di intimidire, la realtà racconta un’altra storia: l’episodio ha solo rafforzato la determinazione degli studenti e dei docenti nel portare avanti un confronto aperto e libero, senza cedere alle logiche dell’odio.
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