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Torino

Bilancio regionale, un disastro annunciato: sanità al collasso e promesse da marinai

Un buco da 800 milioni nella sanità, trasporti pubblici dimenticati, diritto allo studio ignorato e fondi tagliati alla Resistenza: il Pd attacca Cirio e la sua Giunta, accusandoli di aver ridotto il Piemonte a un campo minato sociale ed economico

Gianna Pentenero

Gianna Pentenero

Non è un bilancio, è un dogma. Così il Partito Democratico ha definito il documento finanziario portato in Aula dall’assessore Andrea Tronzano, con la stessa finezza con cui si impone un diktat senza passare dal confronto democratico. La Commissione? Roba da perditempo. Meglio sbrigarsi e mettere tutti davanti al fatto compiuto. Il problema, però, è che quel "fatto" lascia un buco di 800 milioni sulla sanità, con entrate che non si sa bene da dove arriveranno e tagli che, come sempre, colpiranno i cittadini, perché il Governo ha già deciso che gli enti locali devono stringere la cinghia.

Ma il vero "capolavoro" politico è la gestione della Regione. Alberto Cirio, secondo il Pd, sembra più un passeggero che un conducente: nella scorsa legislatura era sotto l’influenza della Lega, ora è passato sotto quella di Fratelli d’Italia. Insomma, il Piemonte non ha un presidente, ha un amministratore delegato in attesa di istruzioni dall’alto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un bilancio senza visione, senza una direzione precisa e con qualche promessa elettorale trasformata in miraggio.

Esempio perfetto? Il trasporto pubblico gratuito per gli under 26, che suonava tanto bene in campagna elettorale e invece si è rivelato una presa in giro. Gratuito sì, ma solo per gli universitari, solo per i mezzi urbani e solo nella città in cui si studia. Tradotto: chi vive nelle province e si deve spostare ogni giorno? Può tranquillamente continuare a pagare cifre folli per raggiungere scuola o università, perché la Regione ha deciso che il diritto allo studio è un concetto flessibile.

E che dire della sanità? Il personale dei Dipartimenti di salute mentale è diminuito dell’11% dal 2019, mentre la spesa regionale è al minimo storico, con appena 64 euro pro capite, ben al di sotto della media nazionale. Ma tanto, chi ha problemi di salute mentale può sempre "farcela da solo", no? Poi ci sono gli anziani non autosufficienti, con 9.000 persone in attesa di un progetto di assistenza, di cui 2.000 in condizioni urgenti. Il Pd chiede 10.000 posti convenzionati in più, ma tanto la priorità della Regione sembra essere un’altra: aspettare che il problema si risolva da solo.

Se si guarda ai trasporti, la situazione non è più brillante. Zero investimenti su rotaia e gomma, con le province sempre più isolate dal capoluogo, nessun progetto di biglietto integrato, nessuna idea su come migliorare la mobilità. Eppure, si parla tanto di sostenibilità. Peccato che in Piemonte significhi solo una cosa: sostenere il disagio dei pendolari.

Il capitolo sul diritto allo studio non è da meno. Borse di studio insufficienti, bonus per libri e trasporti ridotti all’osso, fondi Edisu distribuiti con la stessa rapidità con cui si avanza nella burocrazia italiana. Per il Pd, la Regione dovrebbe garantire una copertura totale e, soprattutto, pagare in tempi decenti, così che le famiglie possano affrontare le spese senza dover anticipare soldi che non hanno.

Alberto Cirio

E sulla violenza di genere? Le risorse sono al minimo, giusto per non far dire che mancano del tutto. E mentre tutti parlano di prevenzione e sostegno alle vittime, il bilancio non prevede cifre sufficienti per garantire servizi adeguati. Per non parlare dello sport, della cultura e delle politiche giovanili, settori trattati come voci di spesa superflue. Le uniche risorse arrivano dal PNRR, quindi niente fondi strutturali per attività ordinarie. Ma il vero colpo di genio è il taglio del 10% agli Istituti storici per la Resistenza, proprio nell’anno dell’ottantesimo anniversario della Liberazione. Una coincidenza? O una scelta politica ben precisa?

Secondo Gianna Pentenero, presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale, questo bilancio è il simbolo di una Regione che ignora i problemi reali e affossa il futuro del Piemonte. Il Pd promette battaglia su tutti i fronti, ma intanto i cittadini dovranno rassegnarsi: per avere una politica che si occupi di loro, dovranno aspettare la prossima campagna elettorale. E sperare che, almeno allora, alle promesse seguano i fatti.

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