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Il Canavesano imbruttito

Italia senza identità: tra globalismo, politica del nulla e libertà amministrate

La classe dirigente ha smarrito il senso di appartenenza, la democrazia si svuota di significato e le istituzioni si piegano a interessi sovranazionali. Tra censura, controllo ideologico e crisi della famiglia, il futuro sembra già scritto

Italia senza identità: tra globalismo, politica del nulla e libertà amministrate

foto archivio

Ciò che avverto, soprattutto a sentire quanto riescono a dire i nostri politici, è l’assoluta presenza del nulla, là dove, invece, dovrebbe esserci una classe dirigente capace di rappresentare l’identità nazionale, che credo, dovrebbe essere basata su un forte senso d’appartenenza, a sua volta fondato su un corretto e onesto rapporto fra istituzioni e cittadini. I tratti caratteristici dei politici nostrani, non importa se di “destra”, di “centro” o di “sinistra”, però, ci mostrano altro: nessun senso d’appartenenza, se non all’Unione Europea e alla N.A.T.O., e nessun rapporto corretto e onesto fra istituzioni e cittadini, questi ultimi visti solo come sudditi, buoni solo per essere spremuti, umiliati e vessati.

I politici nostrani, non passa giorno senza che loro stessi lo evidenzino, sono esibizionisti, chiacchieroni, denotano una complessiva estraneità rispetto alla tradizione culturale nazionale, la scarsa o nulla consapevolezza della vicenda storica italiana, la mancanza di qualsiasi idea d’Italia e sono, quasi tutti, affetti da una grave forma di amnesia dissociativa, cosa che gli fa brillantemente dimenticare cose successe “ieri” e ricordare, invece, cose accadute oltre 70 anni fa, ovviamente togliendo o aggiungendo ai “ricordi” sempre qualcosa, a seconda delle convenienze e nel rispetto degli ordini ricevuti dalle lobby che rappresentano.

Non è un caso se il “nazionalismo italico”, basato su modelli presi in prestito altrove, è rimasto artificioso, astratto, altisonante, retorico, ma disperatamente vuoto. Non è un caso se non è penetrato nell’anima della gente e se, invece, è riuscito a togliere l’anima alle popolazioni italiche, alle città e ad ogni tipo di comunità, sostituendola con la finzione di una “cultura nazionale” in stridente contrasto con la realtà.

Intere generazioni sono cresciute senza punti di riferimento civili e morali, se non quelli dettati dalla famiglia, però sempre più in difficoltà, sempre più spogliata delle sue funzioni tradizionali da politiche cervellotiche, che si fondano su falsità ideologiche, che la vorrebbero rottamata in nome dell’abolizione della diversità sessuale, alla stregua di un dono sacrificale da offrire alla globalizzazione sull’altare pagano del politicamente corretto.

I continui attacchi alla famiglia, provenienti da ogni dove, alcuni meschini e vigliacchi, ad opera di chi a parole dice di sostenerla, inevitabilmente si sono tradotti in una drastica riduzione delle libertà dell’individuo. È così da diversi anni e oggi, semplicemente, le storture si sono acuite, l’irrealtà ha divorato la realtà, ha prevalso sulla natura, sulla storia e sulle tradizioni.

Hanno iniziato colpendo i più indifesi, i nostri figli, costretti sin dalle scuole primarie ad un vero e proprio lavaggio del cervello, tra docenti trasformati in propagandisti di partito, dilettanti di rivoluzioni fallite o mai andate in ondae insegnanti delusi e demotivati, molti di loro già prodotto di una scuola dequalificata che, invece di insegnare almeno a scrivere correttamente e a tenere di conto, ha cercato di addomesticarli secondo i diktat del “progresso” tecnologico.

Questo ha determinato l’inevitabile disgregazione civile e morale che, divenuta il tratto caratteristico di questa Italia, inchinata alla “scienza”, all’intelligenza artificiale e all’identità digitale, ci ha portati a questo punto, probabilmente di non ritorno, in cui ognuno pensa a sé stesso, in cui il furbo è chi fotte il prossimo, in cui l’interesse prevale sempre sulle motivazioni, e in cui tutto è lecito e giusto solo quando dettato dai servitori di questo sistema della menzogna, il cui modus operandi è unicamente basato sulla falsificazione organizzata della realtà e della verità.

L'ideologia del capitale, del globalismo e del politicamente corretto ha ridotto la nostra società alla stregua di un grande mercato, dove l'individuo non è più membro della comunità, ma è ormai ridotto ad un banale codice a barre.

Da quando siamo entrati nell’Europa dell’euro, convinti e rassicurati da grandi “esperti” di economia, la disoccupazione è sestuplicata e il progressivo smantellamento del settore industriale ha causato un impoverimentoe un indebitamento senza precedenti delle famiglie e del Paese.

Non solo, oggi si vive all’interno di una finta “democrazia”, dove le libertà civili sono sempre più compresse; dove si è costretti in un regime di sorveglianza e di controllo ideologico; dove si rincorrono sempre nuove censure, restrizioni e divieti; e dove non passa giorno senza che le nostre istituzioni, caratterizzate da un’insaziabile sete di distruzione e di potere brutale, emanino nuovi comandamenti pubblici, ideologici, sanitari, storici e sociali.

Democrazia e Libertà sono divenute parole senza senso, drogate dal legislatore e da tutto il codazzo di politici che affollano i Palazzi, a destra come a sinistra, tutti progressisti nel rispetto delle circostanze e delle opportunità del momento.

Marcello Veneziani

Marcello Veneziani

Marcello Veneziani ha scritto: “La scienza come fede assoluta, la tecnica come regina del mondo, il vaccino come battesimo della nuova religione e dall’altra la cancellazione di ogni riferimento religioso, umanistico, politico e civile, storico e culturale.”

L’espansione illimitata della tecnica e della scienza, lo dimostrano i fatti, non significa miglioramento della vita, non significa maggior sicurezza, né attenzione alla salute pubblica, né miglioramento delle condizioni di lavoro e della previdenza sociale, piuttosto, significa il contrario, si traduce in una vera e propria mutazione della democrazia in regime totalitario.

Una società che vuole evolversi, nel rispetto dell’ambiente e dell’uomo, deve tornare a riempire le piazze e non gli algoritmi, con le persone e non con i “profili”.

Non sappiamo cosa sarà fra un anno o fra dieci, l’unica cosa che è evidente è che ci sarà sempre bisogno di reciprocità tra le persone, di amicizia, di amore e non di rancore, di obblighi, di odio, di nuovi muri e divieti, perché le nostre vite hanno bisogno dello stare insieme, di libertà e di attimi indimenticabili, cose che saranno sempre più preziose, come l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo, cose che non potranno mai esserci date dalle app, dall’intelligenza artificiale, dalle vaccinazioni obbligatorie e dall’identità digitale.

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