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Il Canavesano

Auto elettriche: il bluff ecologico imposto dall’Europa

Doveva essere la rivoluzione green, ma tra costi insostenibili, inquinamento occultato e imposizioni dall’alto, la transizione elettrica si rivela solo un affare per pochi

Auto incendio

Auto incendio

Senza avere la pretesa di essere padrone della verità, pretesa, invece, che molti altri, forse affetti da distorsione cognitiva, tengono a ostentare, vorrei dedicare qualche riga ad uno dei prossimi obblighi, l’auto elettrica, che, nulla cambiando, presto saremo costretti a rispettare. Il nuovo “Libro Sacro”, quello a cui si ispirano tutti i governi della “democratica” Europa porta il nome di “Agenda 2030”. Una sorta di “promessa globale” di cambiamento e “progresso” al cui interno sono contenuti 17 obiettivi: Povertà zero - Fame zero - Buona salute - Istruzione di qualità - Parità di genere - Acqua pulita e igiene - Energia pulita e accessibile - Lavoro dignitoso e crescita economica - Industria, innovazione e infrastrutture - Riduzione delle diseguaglianze - Città e comunità sostenibili - Consumo e produzioni responsabili - Agire per il clima - La vita sott’acqua - La vita sulla terra - Pace, giustizia e istituzioni forti  e Partnership per gli obiettivi. Potrebbe sembrare il libro dei sogni, ma un po’ alla volta si sta rivelando il libro degli incubi, infatti, dietro ogni obiettivo, si nascondono obblighi sempre più stringenti, spese folli a carico dei cittadini e il controllo esasperato dell’individuo. Il tanto sbandierato proposito di coltivare una visione condivisa per un mondo migliore, in cui la dignità umana, la giustizia, la prosperità e la sostenibilità ambientale possano divenire alla portata di tutti, altro non si sta rivelando se non squallida propaganda, buona solo per chi, in attesa dell’avvento dell’intelligenza artificiale, ha smesso da tempo di fare uso del cervello.

teslacrisi

In ogni caso, prima di addentrarmi a parlare di auto elettriche, le uniche che saranno disponibili sul mercato del nuovo dal 2035, vorrei lanciare un appello che, se accolto, potrebbe realizzare molti dei 17 obiettivi contenuti nell’Agenda 2030: “Da domani, visto che ufficialmente l’auto elettrica è dichiarata eco-sostenibile, rendete obbligatori carri armati, caccia bombardieri, corazzate, porta aerei, sommergibili e missili ad alimentazione elettrica. Sfruttate l’energia eolica, usate gli aquiloni al posto dei droni e se le navi e gli aerei elettrici dovessero mostrarsi non adeguati allo scopo, mettete nei mari flotte di barche a vela e nei cieli stormi di mongolfiere, fatelo per l’ambiente, per l’uomo e per evitare i cambiamenti climatici. Anche i fucili, i mitragliatori, i cannoni e le pistole, usate quelli ad aria compressa, le guerre durerebbero meno, si inquinerebbe meno, ci sarebbero meno morti, meno distruzione e, probabilmente, verrebbero risolte all’arma bianca, certamente si raggiungerebbero in un sol colpo molti obiettivi elencati nell’Agenda 2030”.

Comunque, certo che nessuno dei “pacifisti-guerrafondai”, che si annidano nei posti di comando dell’Unione Europea, della N.A.T.O. ed anche della nostra sempre più spettrale Italia, raccoglierà il mio appello e visto, soprattutto, che pare non esistere popolo al mondo, men che meno quello italiano, disposto a impegnarsi per bloccare la deriva totalitaria delle “democrazie” occidentali, mi limiterò a parlare dell’ennesima follia “green” con la quale la Commissione Europea ha voluto imporre una strategia industriale infondata che, accompagnata da tutta una serie di divieti e di limiti, ha mandato in default tutto il sistema produttivo industriale, connesso e correlato alla produzione di automobili. 

Detto che, o si torna velocemente indietro o si condanna ad un inarrestabile declino l’economia e lo stato sociale europeo, l’auto elettrica si sta rivelando un bluff gigantesco, infatti, un recente studio condotto da Emissions Analytics, società indipendente di test e ricerca sulle emissioni globali con sede nel Regno Unito, ha stabilito, senza ombra di dubbio, che i veicoli elettrici inquinano di più e hanno un impatto addirittura 1850 volte maggiore sull’ambiente rispetto a quelli con motorizzazione endotermica. Questo perché il tanto vituperato carbone si conferma nel mondo, seguito a grande distanza da nucleare e gas, il combustibile più utilizzato per la produzione di energia elettrica; perché non esiste un piano di smaltimento delle batterie esauste e perché l’estrazione dei metalli rari, necessari alla produzione delle batterie, provoca gravi danni all’ambiente. 

Probabilmente la notizia manderà in corto circuito le menti dei più accaniti sostenitori della transizione green, ma ormai è chiaro, dietro l’obbligo di viaggiare sull’auto elettrica, oltretutto nella sola Unione Europea, si nasconde l’ennesima speculazione a danno delle persone e dell’industria del Vecchio Continente.  

Di “green” nell’auto elettrica non c’è niente, esattamente come non c’era nulla di “green” nel pass di draghiana memoria. Piuttosto, la politica servile dell’Italia nei confronti dell’Unione Europea e un’informazione globalizzata, a dir poco, edulcorata, hanno trasformato la transizione ecologica in una vera e propria ossessione; in una sorta di ideologia, quasi in una religione. Assistiamo a caroselli stupidi per per menti fragili, pubblicità demenziali ed a sfilate di “esperti” palesemente sotto l’effetto “Dunning-Kruger”. Tutti personaggi autorevoli, sedicenti padroni del sapere, che ricordano gli “scienziati” ai quali dobbiamo “immensa gratitudine” per averci salvato dall’estinzione, quando a imperversare era la terribile “pandemia” da sars-cov-2, la stessa che, appena rilevata, avevano la pretesa di curare, in ossequio al protocollo ministeriale, con “tachipirina e vigile attesa”. 

In ogni caso, sicuro che nessun “esperto” mi darà mai ragione e che gli studi britannici verranno taciuti dall’informazione “ufficiale”, vorrei anche sottolineare che la conversione energetica, sebbene venga propagandato l’esatto contrario, oltre ai grandi costi economici e sociali, sta anche comportando costi per l’ambiente in termini di inquinamento, lasciando chiaramente intendere che la problematica futura, sarà quella di porvi rimedio, magari, ma solo per celebrare questi meravigliosi anni, introducendo nuove tasse alla bisogna.

Per capire davvero l’impatto ambientale delle auto elettriche e per confrontarlo con quello delle auto a motore endotermico, serve prima di tutto avere chiaro un concetto: l’impatto ambientale non è solo quello causato dalle emissioni durante la guida. Sarebbe troppo facile e troppo scontato dire che le auto elettriche sono più “green” perché non hanno una marmitta e quando le guidiamo non emettono CO2. Certo, è un aspetto importante, ma enormemente riduttivo perché, se si vuole valutare il reale impatto ambientale delle auto elettriche, di queste va considerato l’intero ciclo vita: bisogna valutare le conseguenze sull’ambiente durante la loro produzione, durante il loro utilizzo e durante il loro smaltimento finale. 

I dati di cui si è fatta forte l’Unione Europea sono quelli trasmessi dalla “RSE-Ricerca Sistema Energetico”, che però, a ben vedere, nella sua analisi, peraltro molto superficiale, non ha preso minimamente in considerazione la questione legata all’estrazione mineraria dei metalli rari necessari alla fabbricazione delle batterie, così come non ha dedicato nemmeno una riga alla questione dello smaltimento delle stesse che, ad essere veramente buoni, non possono avere una durata superiore ai 10 anni. Altra questione, la sicurezza, anche questa non presa nemmeno in esame da “RSE”, nonostante migliaia di casi di autocombustione delle vetture elettriche siano già stati segnalati da automobilisti e addetti ai lavori.

La ricerca condotta da Emissions Analytics ha inoltre raffrontato l’auto tradizionale e quella elettrica lungo un percorso di 1600 chilometri, osservando, tra gli altri parametri, anche il peso maggiore trasferito sui pneumatici delle auto elettriche. Non è noto a tutti, ma pure l’usura degli pneumatici gioca un ruolo importante nell’emissione di sostanze inquinanti. La gomma sintetica utilizzata per produrli contiene sostanze chimiche che vengono rilasciate nell’aria e le auto elettriche, dotate di batterie al litio che pesano mediamente 450 Kg, sono significativamente più pesanti delle auto convenzionali, quindi, come testimoniato anche dagli studi di Hesham Rakha, docente della “Virginia Polytechnic Institute and State University”, emettono nell’aria, a parità di utilizzo, il 20% in più di microplastiche rispetto alle vetture a motore endotermico. 

Insomma, ci sono studi e ricerche i cui risultati rappresentano l’ufficialità e altri che non vengono neanche presi in considerazione, a tal proposito merita di essere menzionato quello della Ong Transport & Enviroment che, senza averlo mai supportato con analisi accurate, forse per questo tenuto nella massima considerazione dalla Commissione Europea, ha prodotto la seguente sentenza finale: “l’estrazione di litio, nichel e cobalto, elementi chimici e metalli in natura presenti nel terreno e indispensabili per le batterie, ha un impatto ambientale comunque inferiore rispetto a quello dato dalla produzione delle automobili tradizionali.” Cosa ampiamente smentita dalla ricerca dello Swedish Environmental Research Institute, che ha calcolato la produzione di CO2 per ogni kWh, arrivando a determinare che questo può variare dai 150 ai 200 kg, mentre per la produzione di un litro di benzina è richiesto un kWh di energia, cosa che evidenzia come ad una maggiore autonomia dell’auto elettrica si accompagni necessariamente, già in fase di produzione, una maggiore portata inquinante delle sue batterie. 

Dinanzi a tutto ciò, appare davvero incomprensibile e irrealizzabile, la visione full electric dell’Unione europea, che ha fissato nel 2035 la data della definitiva conversione green. L’auto elettrica non si vende, costa troppo cara, è pericolosa e subisce una svalutazione esagerata sul mercato dell’usato. Inoltre i costi di assicurazione sono più alti rispetto ai modelli diesel e benzina; i costi di riparazione in caso di incidente, anche per un semplice tamponamento, sono esagerati, infatti, spesso comportano la sostituzione della batteria con una spesa, talvolta, superiore al valore commerciale dell’auto stessa e i costi di ricarica, presso le colonnine ad alta potenza, sono addirittura superiori rispetto a quelli sostenuti per il carburante da chi possiede un’auto con motorizzazione diesel o alimentazione a gas.

Insomma, è evidente che l’auto elettrica tutto potrà significare: maggior spesa per gli automobilisti; maggior inquinamento in fase di produzione e di smaltimento batterie; maggior emissione di polveri sottili; maggiori costi di demolizione; maggiori tempi di percorrenza, dovuti alla limitata autonomia delle batterie ed ai lunghi tempi di ricarica delle stesse; maggior esposizione ai rischi di autocombustione e maggior svalutazione della vettura, ma certamente non potrà significare nulla per ciò che riguarda la diminuzione dell’inquinamento, avendo sullo stesso un impatto pari allo zero. 

Oggi l’elettrico viene comprato, non da chi cerca qualcosa di più o di meglio dentro il perimetro dell’automobile, ma da chi cerca qualcosa di più al di fuori da tale perimetro perché, indottrinato da campagne d’informazione fasulle, immagina di fare qualcosa per l’ambiente. Dopodiché, le auto elettriche non riducono le emissioni inquinanti ma semplicemente, in buona parte e all’inizio del loro ciclo vita, le spostano dal luogo dove si viaggia a quello dove si producono, poi, chissà, domani qualcuno sarà anche costretto a dirci dove verranno smaltite le batterie e quale sarà il costo di smaltimento a carico dei proprietari. 

C’è poi un’altra cosa di cui tenere conto, ad oggi la più importante, il “castello” costruito dall’Unione Europea sull’auto elettrica, soprattutto perché ormai il bluff è diventato troppo evidente, non si fonda più sulla colossale menzogna che la voleva meno inquinante rispetto a quella tradizionale. Ormai, cosa ampiamente riconosciuta anche dal Parlamento Europeo, è accertato che la percentuale di CO2 emessa da tutte le auto circolanti in Europa è meno dell’1% di quanta ne viene emessa a livello mondiale. Tradotto per i più duri di comprendonio: “In Italia potremo andare anche tutti a piedi, in bici o sul risciò che non cambierebbe nulla e se poi, grazie ad un incantesimo, tutte le auto a benzina e diesel circolanti in Europa fossero trasformate in auto elettriche, il pianeta non se ne accorgerebbe nemmeno”.

La strategia è variata, senza che quasi nessuno ci prestasse attenzione, le pietre angolari sulle quali poggia la narrazione che vuole l’auto elettrica indispensabile per la salvezza del pianeta sono state cambiate. Non si parla più di inquinamento. All’indice sono messe le emissioni “climalteranti” delle auto a motore endotermico, quindi, secondo gli “esperti”, quelli sempre pronti a dire qualsiasi vaccata in cambio di denaro, le auto diesel e benzina, accertato che sono meno pericolose, meno inquinanti e meno costose di quelle elettriche, sono responsabili di ben altro, non hanno superato l’esame finale, sono crollate sui “cambiamenti climatici”!

Gli “scienziati”, meno male che non mancano, hanno trovato la “buccia di banana” sino ad oggi passata inosservata ed hanno accertato che proprio su quella le nostre “vecchie” auto sono sempre scivolate, risultando essere responsabili dei “gravi cambiamenti climatici”, ormai segno distintivo del nuovo millennio. E’ la “scienza” a tener banco, a dettare la politica e le regole comportamentali e guai a dire che non si crede nella “scienza”, si rischia di essere bollati come eretici. 

In definitiva, quando tutti gli europei viaggeranno felici su una nuova, fiammante auto elettrica, nel mondo non ci saranno più alluvioni, siccità, estati troppo calde, inverni troppo freddi ed anche le tante morti improvvise, ora addebitate ai “cambiamenti climatici”, avranno fine, non lo riporta né la Bibbia, né il Vangelo, né altri Libri Sacri, ma fra le righe dell’Agenda 2030 è tutto riportato chiaramente. Forse, studi futuri, che certamente non mancheranno di essere commissionati dalla “democratica” U.E., daranno modo a nuovi, aspiranti grandi “scienziati”, esperti di clima e di ambiente, di far emergere colpe ben più gravi a carico delle automobili diesel e benzina. Chissà, non ci sarebbe da stupirsi se verrà “scientificamente” accertato che siano state anche causa di uragani, tornado, alluvioni e trombe d’aria e perché no, fedeli al rilancio d’asta “chi offre di più?”, potrebbero anche risultare colpevoli del disastroso maremoto che nel marzo 2011 colpì il Giappone. Per chiudere: “Credo non sia sufficiente continuare a mettere la testa sotto la sabbia, è palese che il culo rimane scoperto ed a quanto pare è quella la parte che interessa e che risulta più appetita ai nostri governati, a quelli che stanno a Roma ed a quelli che stanno a Bruxelles”. 

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