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14 Febbraio 2025 - 11:54
Martina Giglio
Il mare della sua Calabria d’origine, le strade del Canavese che l’hanno vista crescere, la sua voce potente e intrisa di emozione: Martina Giglio, in arte semplicemente Giglio, ha preso il volo. La giovane cantautrice di San Maurizio Canavese, con radici profondamente ancorate a Ciriè, ha appena pubblicato il suo primo EP, “Santa Rosalia”, un viaggio musicale che attraversa le onde del tempo e della memoria, mescolando tradizione e modernità. Disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 31 gennaio, il disco, distribuito da Ada Music, è il coronamento di un lungo percorso fatto di sogni, sacrifici e musica vissuta con l’intensità di chi ha il cuore e l’anima ancorati alla propria terra.
Un cammino, il suo, iniziato nel 2016, quando si è aggiudicata una borsa di studio al CET, la scuola fondata da Mogol, che ha affinato il suo talento e le ha dato gli strumenti per trasformare la passione in mestiere. Poi il 2018, un anno di conferme e nuove sfide, che la porta tra i finalisti di Area Sanremo, a un passo dal grande palco dell’Ariston. Ma la sua musica, visceralmente legata alla sua identità, non ha bisogno di concorsi per emergere. È l’intensità delle sue canzoni a raccontarla: le sue origini calabresi, le sonorità mediterranee che avvolgono le sue melodie, il dialetto che si intreccia con la musica elettronica e la tradizione popolare. Anima, pane e peperoncino, come ama definirsi, perché la sua musica è un’esperienza sensoriale totale, che parte dal cuore e arriva dritta allo stomaco.
Santa Rosalia, prodotto da Cali Low, è il manifesto di un’artista che ha trovato la sua voce, unendo il passato e il futuro in un'unica armonia. Ogni brano è un tassello di questo mosaico sonoro, un’incursione nei suoi pensieri più intimi, tra forza e fragilità, passione e introspezione. Spicca tra i sei pezzi Quanto è grande il mare, scritto con Andrea Bruno e prodotto da Massimiliano Zaccone, un inno alle radici e alla nostalgia per qualcosa che non si è mai lasciato davvero. C’è anche Cammafa’, coprodotta con Domiziano Luisetti, che incarna quel mix di elettronica e folk che rende il suo sound immediatamente riconoscibile.
L’ultimo anno e mezzo è stato un periodo artisticamente intenso per Martina, un tempo di crescita e di scoperta in cui ha maturato la consapevolezza che le melodie mediterranee e l’uso del dialetto calabrese sono il fulcro della sua identità artistica. Un percorso che traspare in ogni nota del disco, trasformandolo in un ponte tra generazioni e culture diverse.
Il 2024 è stato un anno cruciale per Martina. La vittoria del contest 1MNEXT l’ha portata sul palco del Concerto del Primo Maggio a Roma, un’esperienza che l’ha consacrata come una delle voci emergenti più interessanti del panorama italiano.
Un trionfo che le ha spalancato le porte di nuovi orizzonti, con una serie di concerti che la vedranno protagonista nei prossimi mesi. Ma non tutto è andato come sperava: il sogno di calcare il palco di Sanremo Giovani si è infranto contro una modifica del regolamento voluta da Carlo Conti, che ha abbassato l’età massima da 29 a 26 anni, escludendola dalla competizione. Una delusione, certo, ma anche una spinta ulteriore per dimostrare che il talento non ha età e che la musica, quella vera, trova sempre la sua strada.
Martina è stata ospite dello spazio SIAE Stage a Sanremo, un palcoscenico dedicato ai giovani talenti, dove ha presentato Santa Rosalia. Un'occasione importante per portare la sua voce ancora più lontano, per far conoscere al pubblico il suo mondo fatto di emozioni, ricordi e suoni che profumano di salsedine e terra rossa.
E mentre il suo nome comincia a risuonare sempre più forte tra gli addetti ai lavori, una domanda sorge spontanea: Martina Giglio continuerà a essere un’ingegnera gestionale o la musica prenderà definitivamente il sopravvento?
Per ora, la risposta sembra essere ancora sospesa tra due mondi, ma una cosa è certa: il cuore batte forte per la musica. E quando il cuore chiama, è difficile non ascoltarlo.
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