AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
13 Febbraio 2025 - 23:08
Una protesta del 2014
Quattro pagine fitte fitte di osservazioni. Una lettera indirizzata alla Città Metropolitana di Torino, alla Regione Piemonte e al sindaco di Ivrea. Porta la data del 12 febbraio ed è firmata da un nutrito gruppo di cittadini di frazione San Bernardo, località Fornaci. L'oggetto della missiva è la riapertura della cava della COGEIS S.p.A., un progetto che sembrava archiviato e che ora minaccia nuovamente la tranquillità della zona. Per chi ha scelto di abitare qui, attratto dalla quiete e dalla vicinanza con la natura, la notizia ha il sapore di una doccia fredda.
Tra i firmatari c'è Fernando Scaduto, che sette anni fa ha deciso di trasferirsi a San Bernardo proprio per il contesto. Al momento dell'acquisto della casa, l’agenzia immobiliare gli aveva parlato della cava come di un’ipotesi remota, un’idea ormai sepolta sotto anni di oblio amministrativo. "Oggi, invece, ci troviamo di fronte a una minaccia concreta, un incubo che si riaffaccia con tutta la sua carica di disagio e preoccupazione", sottolinea.
Insieme a lui un lungo elenco di residenti nelle vie più vicine al sito, tra cui via Borsellino, Canton Mussano e Cantone Paciotto.
"L’eventualità di un aumento del traffico pesante, delle emissioni di polveri sottili e dei rumori legati all’escavazione è un problema serio, ma ciò che preoccupa di più è l’opacità delle procedure amministrative", dichiarano.
La storia della cava inizia nel 2008, quando la COGEIS S.p.A. ha presentato la prima istanza per l'estrazione di materiali inerti sopra falda. Dopo anni di conferenze di servizi e pareri tecnici, nel 2014 il SUAP di Ivrea, nonostante il malcontento e le proteste degli abitanti, concede un'autorizzazione decennale.
Tuttavia, l'attività non è mai stata avviata, per questo ora l'azienda ha richiesto un rinnovo dell'autorizzazione, depositando l'istanza il 4 novembre 2024.
Secondo i firmatari, Cogeis non doveva inoltrare la domanda alla Città Metropolitana, bensì al SUAP di Ivrea, in quanto la cava, non essendo discarica, rientra tra i progetti esclusi dalla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) che invece si fece nel 2002 quando si presentò un progetto simili me per un discarica di inerti di seconda categoria con una profondità di scavo di 8 metri e non di 5 come invece indicato nel successivo progetto di cava ad uso agricolo.
"La normativa vigente, regolata dalla Legge Regionale 23/2016 e dal Regolamento Regionale 11/R del 2017, stabilisce che le istanze di rinnovo debbano essere presentate sei mesi prima della scadenza e che i progetti esclusi dalla VIA debbano essere valutati dallo Sportello Unico per le Attività Produttive (SUAP), non dalla Città Metropolitana", spiegano i residenti.
"Inoltre, il comma 7 dell'articolo 4 del Regolamento Regionale 11/R del 2017 stabilisce che i progetti di cava già sottoposti a VIA debbano passare per la Regione Piemonte o la Città Metropolitana, mentre quelli esclusi da VIA – come nel caso di Fornaci – devono essere gestiti direttamente dal SUAP locale. Questo dettaglio normativo, evidenziato dai cittadini, pone un ulteriore interrogativo sulla legittimità dell'iter attuale", denunciano i residenti.
Ora la questione è nelle mani delle istituzioni. La Città Metropolitana dovrà stabilire se l'istanza possa essere ritenuta valida o se debba essere rigettata per irregolarità procedurali. La Regione Piemonte, da parte sua, potrebbe dover intervenire per fornire un’interpretazione chiara delle disposizioni normative applicabili. Anche il Comune di Ivrea, che nel 2014 aveva rilasciato l’autorizzazione iniziale, dovrà esprimersi in merito alla richiesta di rinnovo e alle perplessità sollevate su chi debba fare che cosa.
Nel frattempo, a San Bernardo cresce il senso di incertezza e la tensione si fa palpabile.
I residenti non vogliono restare inermi davanti alla prospettiva di un’alterazione così significativa del loro contesto di vita. "Abbiamo scelto questa zona per la sua tranquillità e non permetteremo che venga trasformata in un cantiere permanente", affermano con determinazione.
In molti stanno già valutando la possibilità di ricorsi e azioni legali per bloccare il progetto e impedire che la loro quotidianità venga stravolta dalle attività estrattive. Fernando Scaduto e i suoi vicini non hanno intenzione di arrendersi facilmente. Per loro, questa battaglia non è solo una questione burocratica, ma la difesa di una scelta di vita, un impegno a preservare il loro territorio da un intervento che, a loro dire, ne comprometterebbe irrimediabilmente la vivibilità.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.