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San Bernardo, torna l'incubo cava: il M5S dice no al rinnovo della concessione ma...

La richiesta di rinnovo della concessione riaccende le proteste. I residenti temono traffico, polveri sottili e il crollo del valore delle case. Il M5S chiede un intervento normativo per fermare lo sfruttamento senza limiti

L'assessore dei cinquestelle Massimo Fresc

L'assessore dei cinquestelle Massimo Fresc

A dieci anni di distanza, la cava di San Bernardo torna sotto i riflettori, e non certo per la bellezza del paesaggio. 

Cogeis di Quincinetto, titolare della concessione per l’estrazione di sabbia e ghiaia in località Fornaci, ha presentato una richiesta di rinnovo per finalmente iniziare lo sfruttamento dell’area, anche perché in un decennio non è stato estratto nemmeno un granello.

"La concessione - commentano i cinquestelle in un comunicato stampa - era stata autorizzata nel 2014 dal Comune ed è recentemente scaduta. La nuova domanda di sfruttamento della cava sarà valutata ed eventualmente autorizzata non più dal Comune, ma dalla Città Metropolitana...".

Tutto vero ma la domanda è: il cambio di regole rende il Comune uno spettatore non pagante?

Più o meno. Spettano infatti a Ivrea valutazioni sugli aspetti urbanistici, ambientali e legati alla viabilità.

E qui viene il bello. In Comune oggi siedono proprio due assessori, Francesco Comotto di Viviamo Ivrea e Massimo Fresc del Movimento 5 Stelle, che nel 2014 erano in prima linea nel gridare un secco NO alla cava. I cinquestelle, arrivarono persino a chiedere un parere al Consiglio di Stato, che però diede ragione alla concessione.

Oggi la musica è cambiata?  A giudicare dalle dichiarazioni, sembra che i grillini abbiano trovato il modo di trasformare una sconfitta in un trionfo burocratico.

"Apprezziamo la scelta dell’amministrazione - commentano i grillini - comunicata durante un incontro con rappresentati del quartiere di San Bernardo, di aver incaricato i suoi uffici e consulenti esterni di avviare nuovi e più approfonditi studi di tipo tecnico al fine di tutelare la salute e la vivibilità del quartiere. Le opere di compensazione e le possibili prescrizioni previste nel passato dovrebbero essere rivalutate e se possibile rafforzate, sia per contenere al minimo le ricadute di inquinanti ambientali, sia per la sicurezza della circolazione nella zona.  Riteniamo sia necessario perseverare nel confronto costante con i cittadini residenti al fine di cogliere le loro preoccupazioni e suggerimenti...".

Traduzione: ragazzi non c'è nulla da fare!

"Riteniamo - continuano a dire i cinquestelle - che una cava in prossimità di un centro abitato possa condizionare la vita di tutti i giorni in modo molto grave... con un aumento decisamente consistente dei flussi di camion in transito e problemi legati alla rumorosità e alla dispersione di polveri...".

no cava

S'aggiunge - anzi no lo aggiungono i cinquestelle -  una diminuzione del valore immobiliare delle case per lo più di semplici cittadini, spesso frutto di grandi sacrifici economici...".

E poi c’è il piccolo dettaglio dello smaltimento dei materiali di riempimento. Nel 2014, ARPA aveva già fatto notare che nei soli comuni limitrofi non si sarebbero trovati abbastanza detriti per riempire lo scavo. Il che significa una sola cosa: arriveranno camion da ogni dove con materiali di origine ignota. Cosa verrà scaricato nella cava? Mistero. Qualcuno lo controllerà davvero? Doppio mistero.

"La posizione del Movimento 5 Stelle - scrivono -  continua ad essere contraria allo sfruttamento della cava di San Bernardo. Ci domandiamo come sia possibile che il diritto allo sfruttamento debba mantenersi inalterato su un bene naturale così importante. Dieci anni fa sembrava che senza quella cava l’attività sarebbe stata compromessa e con essa il posto di lavoro di molti operai. A distanza di dieci anni non un grammo è stato estratto dalla cava, dunque tutta questa necessità evidentemente non c’era e presumibilmente non c’è neppure oggi; questa situazione di incertezza protratta negli anni crea nel quartiere nuove preoccupazioni.  In prospettiva è necessario mettere in campo un’azione politica a livello nazionale che modifichi l’attuale normativa, limitando anche il periodo di tempo in cui si concede il diritto di sfruttamento delle cave, così come più in generale il diritto a costruire, che non deve essere un diritto acquisito per sempre.La salvaguardia del nostro territorio e dell’ambiente naturale e paesaggistico, oltre che il benessere dei nostri concittadini, sono le ragioni della nostra azione politica..."

La Legge

In Piemonte, la Legge Regionale 16 marzo 2018, n. 13, disciplina le attività estrattive e attribuisce specifiche competenze agli enti locali. Secondo l'articolo 22 di questa legge, la vigilanza sull'attività di cava spetta ai comuni territorialmente competenti, i quali possono avvalersi del supporto operativo dell'ARPA. In caso di inerzia da parte dei comuni, interviene la Regione.

Per quanto riguarda il rilascio e il rinnovo delle autorizzazioni per l'estrazione di sabbia e ghiaia, la legge prevede una pianificazione a livello regionale attraverso l'approvazione del Piano Regionale delle Attività di Cava (PRAC), eliminando le precedenti pianificazioni a livello provinciale. Tuttavia, l'articolo 33, comma 1, stabilisce che, su richiesta delle Province, la Regione può delegare alcune funzioni amministrative, che saranno individuate dalla Giunta regionale.

Pertanto, in provincia di Torino, la competenza per il rinnovo delle autorizzazioni all'estrazione di sabbia e ghiaia è principalmente della Regione Piemonte. Tuttavia, alcune funzioni potrebbero essere delegate alla Città Metropolitana di Torino, qualora sia stata presentata una specifica richiesta e la Giunta regionale abbia approvato tale delega. È consigliabile contattare direttamente la Regione Piemonte o la Città Metropolitana di Torino per ottenere informazioni dettagliate sulle procedure specifiche e sulle eventuali deleghe in atto.

Per quanto riguarda il ruolo dei comuni, essi non hanno una competenza diretta nel rilascio o nel rinnovo delle autorizzazioni all'estrazione di sabbia e ghiaia. Tuttavia, possono esprimere pareri o osservazioni nell'ambito delle procedure autorizzative, soprattutto se l'attività estrattiva incide sul territorio comunale. Inoltre, i comuni sono responsabili della vigilanza sulle attività di cava nel loro territorio e possono segnalare eventuali irregolarità o problematiche alle autorità competenti.

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